Pompei, lite Comune-Santuario sull’Imu: debito fuori bilancio da 71mila euro per Palazzo De Fusco
POMPEI. Ici alla Chiesa, paga il Comune, vince il Santuario di Pompei. Ora c’è un debito fuori bilancio da 71 mila euro. Per ripianare il “buco” l’amministrazione ha previsto un piano di rientro da versare al Santuario in tre “comode” rate da più di 23 mila euro ciascuna.
La seconda della serie è già scaduta, a fine maggio 2022, adesso dev’essere pagata. Si è concluso così, quasi paradossalmente, uno storico contenzioso aperto con il Santuario di Pompei: la Chiesa era stata chiamato in causa dal Comune per due presunti “parziali o ritardati versamenti ICI”.
Il primo valevole per il 2007 e per un totale di 121.520,00 euro. Il secondo, invece, è più cospicuo. Il totale preteso dal Comune infatti, in aggiunta a sanzioni e interessi, in questo caso sfiorava i 368 mila euro. Ma la storica e singolare battaglia legale, alla fine, si è rivelata un vero e proprio salasso per l’amministrazione.
E tutto a causa di due sentenze della Commissione Tributaria Provinciale di Caserta che hanno accolto la linea difensiva portata avanti dalla Chiesa. Anche secondo i giudici tributari, le richieste economiche avanzate dal Comune contro il Santuario della Madonna di Pompei avrebbero rappresentato una specie di “papocchio”.
Una svista forse imputabile a Publiservizi Spa, la concessionaria del Comune che qui opera per il servizio di accertamento e di riscossione dell’imposta sugli immobili (la vecchia Ici, ora Imu).
La Chiesa di Pompei, in pratica, ha avuto ragione su tutta la linea, perché secondo la Commissione tributaria l’accertamento della Spa Publiservizi era viziato da “errori materiali per duplicazioni di fabbricati” e per “inesistenza dell’obbligazione ICI (per il 2007) per i fabbricati abusivi costruiti sul terreno del Santuario”.
In aggiunta, il Santuario aveva già versato acconti per più di 119 mila euro. Da qui, la prima vittoria giudiziaria della Chiesa con la conseguente condanna del Comune di Pompei per un rimborso da oltre 20 mila euro.
Nella seconda sentenza – emessa nel 2016, esattamente un anno dopo la prima – la Commissione ha deciso per la “restituzione della maggiore imposta versata al Comune (sempre a opera del Santuario ndr) per 45 mila euro”.
Davvero pacchiano, in tale circostanza, il presunto errore probabilmente commesso da Publiservizi Spa. Secondo i giudici tributari, infatti, la società concessionaria avrebbe emesso un avviso di accertamento per beni esenti secondo legge dal versamento dell’imposta.
Si tratta in sintesi di fabbricati destinati “esclusivamente all’esercizio del culto” e quelli utilizzati da enti non commerciali (ecclesiastici e non) per attività classificate come assistenziali, sanitarie, didattiche o ricreative. Le due storiche sentenze hanno costretto infine l’amministrazione ad approvare un debito fuori bilancio da circa 71 mila euro.
Nella delibera che, l’anno scorso, ha riconosciuto il singolare debito fuori bilancio si propone inoltre “di esercitare azione di regresso verso la Concessionaria Publiservizi”. L’obiettivo è recuperare le somme relative alla prima condanna e per un totale di 1.768 euro. Nel frattempo, tuttavia, da Palazzo De Fusco partirà un bonifico per saldo da seconda rata: 23 mila euro saranno così restituiti al Santuario.