Quando la Fonte Salutare divenne come un giardino dell’antica Pompei
POMPEI. Girando per le sale di Palazzo De Fusco, oppure consultando qualche pubblicazione stampata in occasione di una mostra fotografica di qualche anno fa, vi sarà sicuramente capitato di vedere delle foto che ritraggono la Fonte Salutare negli anni ‘30 allestita in stile romano con delle ancelle in bella posa.
Le foto sono state donate dal Cav. Vincenzino Sicignano, buonanima, ex capo custode degli Scavi e si riferiscono ad un determinato periodo o spaccato di vita pompeiano.
Siamo nel 1935, in pieno periodo fascista, sotto l’amministrazione di Angelo Bianchi che dall’aprile 1932 fu commissario prefettizio, poi in seguito assunse il titolo di Podestà (ricordiamo che poi, a giugno 1936, il timone passò a Francesco Schettini, sempre Potestà).
Grazie anche allo sviluppo della nuova stazione termale ed al riconoscimento di “stazione di cura, soggiorno e turismo” (sancito con decreto governativo del 21 aprile del 1930), Pompei acquistava la foggia di una cittadina di eccezionale importanza turistica, con tutti i servizi pubblici in efficienza, con una popolazione più che raddoppiata (12.000 abitanti) ed un’industria ricettiva alberghiera e di ristorazione in grado di rispondere alle più raffinate richieste.
Allora l’illustre professor Amedeo Maiuri, già soprintendente degli Scavi di Pompei, ebbe un’idea geniale. Addobbò il parco delle terme al tempo delle vecchie vestigia romane, allestendolo con belle riproduzioni di statue, anfore e maschere classiche, facendo rivivere in quei luoghi il fascino dell’antica Roma.
L’evento fu denominato “Ferragosto Pompeiano” e organizzato dal dopolavoro comunale dell’epoca. Fino a poco tempo fa nessuno sapeva del programma di quell’evento unico, nel quale il professor Maiuri seppe coinvolgere con maestria non solo i turisti presenti nella città, ma anche tutto il comparto commerciale, rendendo quei giorni indimenticabili.
Tempo fa, nella mia infaticabile ricerca delle testimonianze storiche pompeiane, finalmente riuscii ad imbattermi in un opuscolo che riportava l’intero programma inedito della festa (in foto). L’iniziativa rievocativa si svolse dal 14 al 18 agosto, il lavoro di addobbo e giardinaggio del parco delle terme fu curato con grande competenza artistica.
Furono costruiti due termopoli (banchi di vendita), un “antro della sibilla” ed una caratteristica illuminazione fatta con lucernari fedelmente copiati. Nei primi giorni della manifestazione furono inaugurati i termopoli, dove si esponevano le composizioni floreali delle più importanti ditte della Campania ed inoltre vi fu una vera e propria gara e vendita di fiori intrecciati a modo pompeiano dalle ancelle in costume.
Nei giorni a seguire, con l’inaugurazione del “pozzo di San Patrizio” e con la pesca di beneficenza si raggiunse l’apoteosi. Infatti il primo consisteva in una sorta di concorso gastronomico con le più prelibate pietanze fornite da trattorie e ristoranti della città.
Inoltre la novità consisteva in una vera e propria gara di degustazione dei migliori vini serviti nelle rinomate trattorie pompeiane. Qui i visitatori assaggiavano e recensivano i vini contenuti nei recipienti caratteristici, che a loro volta erano siglati insieme alle buste dove all’interno vi erano sigillati i nomi dei concorrenti.
Il parco delle terme divenne un ridente e magnifico “teatro estivo” dove ad accogliere i numerosi visitatori vi furono brani musicali di alto livello, che sfociarono nella serata conclusiva in uno dei brani più famosi per antonomasia ovvero: “Il barbiere di Siviglia”.
L’evento ebbe grande risonanza anche nei dintorni, grazie al fatto che i festeggiamenti si svolsero sotto gli auspici del quotidiano “Il Mattino”. Non vi è dubbio che il “Ferragosto Pompeiano” fu una grande manifestazione che diede veramente lustro al parco delle terme.
Negli anni si sono svolti altri eventi ma mai di quel livello, anzi tutt’altro. Mi piace ricordare il titolo di un libro di un grande storico pompeiano, il prof. Luigi Avellino, che purtroppo non è più tra noi, che sintetizza il decadimento e la mortificazione della Fonte Salutare negli anni.
Il libro si intitola “Pompei, splendori di ieri miserie di oggi”. Ogni volta che mi capita di passare all’interno della Fonte la mia mente torna indietro nel tempo, chiudo gli occhi ed immagino quanto poteva essere bello il parco delle terme.