Quando anche Pompei ebbe il suo “Nuovo Cinema Paradiso”
POMPEI. Chi non conosce il film “Nuovo Cinema Paradiso” scritto e diretto da Giuseppe Tornatore? Uscito nel 1988 (e vincitore di numerosi premi tra cui il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 1989, il Golden Globe per il miglior film straniero nel gennaio 1990 e il Premio Oscar per il miglior film straniero nel marzo 1990) è considerato unanimemente una delle pellicole più importanti nella storia del cinema italiano.
Il film racconta in flashback la vita di Salvatore, un regista cinematografico di successo che non è mai ritornato al suo paese siciliano di origine. La notizia della morte di Alfredo suo amico, proiezionista nel cinema del paese nonché suo mentore professionale e amico di una vita, diventa allora per Salvatore l’occasione per ripercorrere la sua vita e trovare il coraggio di tornare nelle sue terre. L’opera è soprattutto la storia di una comunità che, durante il dopoguerra, si strinse intorno al suo “cinema” che era l’unico passatempo e svago esistente a quei tempi.
Ebbene anche Pompei ebbe il suo “Nuovo Cinema Paradiso”, se possiamo dire così. Esso infatti era ubicato su via Sacra, esattamente all’interno della proprietà del signor Nicola Palomba (nella prima foto sotto) e della sua numerosa famiglia, proprietaria, in seguito, anche dell’albergo e ristorante “Garibaldi” (sempre su via Sacra).
Nel cinema pompeiano denominato “Lux” (con la tabella di colore blu) si accedeva per mezzo di un portone, dove all’interno, sul lato destro, gli ospiti trovavano la biglietteria che era una sorta di garitta di legno. Poi si arrivava in un ampio giardino, che precedeva la sala dove avvenivano le proiezioni cinematografiche. Sul lato destro c’era un piccolo salotto con all’interno un pianoforte, all’epoca lo suonava Antonio Palomba fratello di Nicola (marca Fansche & Co. Stuttgart, nella seconda foto).
Quest’ultimo probabilmente fu uno dei primi ambienti dove si proiettava il cosiddetto cinema muto. Quello del cinema muto è il periodo cinematografico riconducibile a quello antecedente l’avvento del sonoro, vale a dire dal 1895 fino al 1927.
Anche se in realtà i film non erano del tutto “muti”, o quantomeno non lo era la fruizione: era infatti abitudine, si per il grande teatro di città che per quello di periferia, accompagnare le proiezioni con musica dal vivo, che fungeva da colonna sonora, eseguita solitamente da un pianista o organista, o addirittura da un’orchestra per i teatri che se lo potevano permettere.
La sala cinematografica pompeiana era come nel paesino siciliano del film di Tornatore. Molto frequentata sia da grandi che piccini, d’estate le proiezioni avvenivano nel giardino, dove vi era un grande glicine. La tipologia di film proiettati era vasta, ma la maggior parte di questi era pellicole di matrice western e c’è chi racconta che l’entusiasmo arrivava alle stelle quando entravano in scena i cowboy a cavallo. Dalla platea si sentiva spesso urlare “Arrivano i cappelloni!”: il riferimento era proprio a questi ultimi che rubavano la scena e portavano entusiasmo in sala alle tante persone accorse a vedere il film.
Il noleggio del rulli (detti anche pellicole, che venivano solitamente avvolte in bobine, in lega metallica o plastica conservate in scatole discoidali, chiamate familiarmente “pizze”) era effettuato da Francesco Pirollo, genero di Don Nicola e figlio di Elia Pirollo, dipendente della storica tipografia del Commendatore Bartolo Longo, che provvedeva anche all’inserimento degli stessi all’interno della macchina di proiezione.
All’esterno del cinema capitava spesso di incontrare Gennaro De Quattro, alias “Gennaro o’ Semmentaro”, che con il suo carrettino vendeva noccioline e sementi: diciamo l’equivalente dei popcorn venduti nei cinema moderni di oggi.
Nella terza foto, tratta da una cartolina datata anni ’40, si vede la via Sacra, la freccia di colore giallo evidenzia il ristorante “Garibaldi” e molto probabilmente i proprietari in bella posa e dietro di loro si intravede l’ingresso del portone che conduceva all’interno del cinema. La sala cinematografica della famiglia Palomba rimase in attività fino alla metà degli anni ’50, poi vi fu la chiusura dovuta quasi certamente all’ampliamento del ristorante “Garibaldi”.
In seguito nacque un nuovo cinema gestito dai dopolavoristi locali in via Roma, esattamente dove adesso vi è la sala giochi dell’Eden Park, dove il lavoro di stacca-biglietti fu affidato al signor Carmelo Trapani, nonno del mio amico Mario Veglia, grande chansonnier. Il cinema, dopo diversi anni di attività, purtroppo, venne distrutto da un incendio che ne compromise definitivamente le proiezioni.
Vale la pena menzionare anche il cinema estivo comunale presente all’interno della Fonte Salutare ubicato dove poi nacque il campo da tennis, che rimase in attività per 2 o 3 anni solamente. Vi era anche un piccolo palcoscenico dove venivano effettuate commedie teatrali e sceneggiate napoletane (tra le più famose quelle della compagnia di Nino Veglia e Nando Fumo).
Negli anni ‘60 nacquero altre due sale cinematografiche di proprietà della famiglia Acanfora e rispettivamente il “Diana” in via Carlo Alberto e poi il “Vittoria” in via Mazzini. Oggi entrambe le strutture hanno già cessato la loro attività cinematografica da molti anni e i loro locali sono adibiti dai proprietari a negozio e a deposito.
La storia del cinema a Pompei purtroppo finisce qui, con rammarico. Sì perché oggi nella nostra città non esiste una sala cinematografica e se qualcuno asserisce che il motivo è perché i cinema stanno scomparendo e che ormai sono superati dal progresso di internet e dalla “tv on demand”, permettetemi di non essere d’accordo.
Sarò sentimentale, ma andare in una sala cinematografica è una pura magia che le nuove generazioni devono poter provare e che non potrà mai essere sostituita da una piattaforma digitale.
Ringrazio la famiglia Palomba-Di Lallo per aver fornito le foto, Mario Veglia e soprattutto il professor Peppe Arpaia (all’epoca bambino come il piccolo Salvatore del film di Tornatore), che con i suoi ricordi ha fatto sì che io potessi realizzare questa ricerca storica.