A Pompei l’inedito murales di Maradona: sulla maglia della Nazionale c’è anche il Napoli
POMPEI. Volge al termine la seconda edizione del Pompei Street Festival, in programma dal 22 al 24 settembre 2022. Ideatore e direttore artistico della manifestazione è stato l’artista Nello Petrucci che in sinergia col Comune di Pompei e il Parco Archeologico hanno permesso di svolgere l’evento nella città degli Scavi e del Santuario.
Anche quest’anno hanno partecipato tanti street artist internazionali, che si sono cimentati a dipingere tra le strade della città mariana.
Tra i tanti artisti di fama mondiale spicca l’artista argentino Maximiliano Bagnasco, che a Pompei ha realizzato il murales dedicato al “Dio del Calcio” Diego Armando Maradona: a mio parere uno dei murales più belli mai realizzati in terra napoletana.
Eseguito sulla parete sud-ovest della scuola elementare del Primo Circolo di piazza Schettini, nella centralissima Pompei, l’artista ha inteso immortalare il campione argentino durante una partita dei Mondiali del 1990.
Diego con la maglia della Selección argentina è stato realizzato interamente dalle sue mani. L’artista ha tirato fuori un’espressione davvero naturale del Pibe de oro, ma c’è un dettaglio insolito che ha fatto subito innamorare i pompeiani e, soprattutto, farà presto innamorare i tifosi del Napoli di tutto il mondo.
Bagnasco ha infatti sostituito il logo dello sponsor tecnico sulla maglia della Nazionale argentina (cha allora era Adidas come oggi ) con lo stemma (attuale) del Napoli calcio.
Un dettaglio che non è certo passato inosservato. E la cosa ha mandato in visibilio tutti i fan dell’asso argentino e soprattutto del Napoli. Il ritocco, tra l’altro, ha reso l’opera di Bagnasco un vero unicum al mondo.
Probabilmente è la prima volta, infatti, che Diego viene rappresentato in un di queste dimensioni con entrambi gli stemmi delle squadre con cui conseguì i suoi maggiori successi calcistici: la Nazionale del suo Paese e il Napoli, appunto.
Ci racconta Enzo Donnarumma, giovane pompeiano trovatosi sul posto insieme ad altri ragazzi intenti a fotografare l’opera d’arte durante il cambiamento del logo sulla maglia, che Bagnasco, discutendo con lui, gli abbia detto che Maradona «è appartenuto a due nazioni, al popolo argentino e a quello Napoletano».
La notizia ha subito preso vita sul web e sta facendo il giro del mondo. Qualcuno già pensa, nell’euforia generale, che quel trattino di strada dove ora campeggia il murales (traversa Vittorio Emanuele) e già meta di tanti tifosi e ammiratori, possa presto chiamarsi “Largo Maradona”.
A mio parere non sarebbe una brutta idea, perché Maradona non è stato solo una leggenda del calcio, ma l’emblema del riscatto sociale per Napoli, per il Sud Italia, per la sua Argentina e tutto il Sudamerica.
Un ribelle, anello di congiunzione fra tutti i grandi leader del socialismo latinoamericano, che ebbe a cuore il riscatto dei popoli sudamericani. Una “sacra icona” che in patria non farebbero fatica a mettere accanto a figure del calibro di Ernesto Che Guevara ed Evita Peron.
Un argentino che da solo riuscì a vincere un Mondiale, ma soprattutto un “napoletano” che portò il Napoli alla vittoria del primo Scudetto della sua storia (contro lo strapotere delle società di calcio del nord Italia), ma anche una Coppa Italia, una Supercoppa italiana ed una Coppa Uefa.
Per concludere, l’asso argentino, che è stato anche uomo generoso, aveva un rapporto speciale con Pompei. Una generosità dimostrata anche verso i bambini dei centri educativi del Santuario mariano.
Infatti il direttore de “Il Rosario a la Nuova Pompei”, Angelo Scelzo, nel tratteggiare la figura di Diego Armando Maradona dopo la sua prematura scomparsa (il 25 novembre 2020), firmò un editoriale pubblicato su “Avvenire” nel quale spiegò che anni addietro, 120 bambini, accolti negli Istituti, furono invitati a seguire allo stadio “San Paolo” una partita di beneficenza.
Inoltre i ragazzi, una volta adulti, non hanno mai dimenticato quel giorno quando Maradona volle incontrarli e volle donare all’istituto “Assunta Ponzo”, allora curato dalle suore domenicane “Figlie del Santo Rosario di Pompei”, un pallone e una maglietta con il numero 10. Entrambi con il suo autografo.