Il Beato Bartolo Longo educò con la musica i ragazzi ospiti nelle Opere di Pompei
POMPEI. “Il Beato Bartolo Longo credeva fortemente nel valore pedagogico della musica che insegna il sacrificio, il lavoro di squadra, favorisce la socializzazione, spinge alla razionalità positiva perché, partendo dalle singole individualità si possa arrivare ad un gruppo omogeneo. Per molti, poi, la musica è diventata occasione di riscatto sociale ed, in qualche caso, occasione di lavoro”.
Le considerazioni dell’Arcivescovo Prelato di Pompei, Tommaso Caputo, fanno parte della prefazione al libro che fu pubblicato dal Pontificio Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario nella celebrazione del centoventesimo anniversario del complesso bandistico dell’Istituto Bartolo Longo (2014), diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane.
Il Beato era convinto che la musica fosse uno strumento privilegiato per educare i ragazzi, per questo motivo scrisse al maestro Tutrinali di Pagani, il 17 luglio 1893, chiedendogli che i fanciulli ricoverati nell’Ospizio dei figli dei carcerati “Bartolo Longo” fossero istruiti allo scopo di poter formare una banda musicale.
Partì così un’iniziativa fortunata di educazione musicale di ragazzi disagiati del territorio vesuviano. Se non fu la più importante tra le tante avviate dal Longo e proseguita dal Santuario della Beata Vergine in questi 150 dal suo arrivo a Pompei, è certamente una di quelle che più “brillano” sul piano mediatico.
Infatti cattura immediatamente (diremmo “acchiappa”) la simpatia del pubblico, per la tenerezza che fanno provare i fanciulli al solo vederli, con le loro divise di piccoli musicisti, ancor prima di esibire il loro talento musicale e strappare applausi al pubblico con la loro bravura.
Il bilancio dell’iniziativa musicale, alla fine, ha portato a risultati miracolosi, sia per i riscontri positivi sulla qualità della formazione morale e professionale dei giovani musicisti, sia perché la Banda si presenta come un “sonoro biglietto da visita” nel propagare le iniziative di beneficenza del Santuario di Pompei.
A giusta ragione vale ricordare la geniale iniziativa di ricordare la fondazione della banda musicale dell’Istituto “Bartolo Longo”, successivamente denominata “Complesso bandistico “Bartolo Longo-Città di Pompei” sui social del Santuario della Beata Vergine, durante la celebrazione del 150esimo anniversario del suo arrivo a Pompei.
Riprendiamo un racconto esemplare, tra i tanti citati nel volumetto pubblicato dal Santuario di Pompei. Era il 1897, alla festa della premiazione sul podio salirono 17 fanciulli. Tra questi uno era figlio di ladro, uno di coniugi rapinatori a mano armata, 9 di assassini e 6 di malfattori.
Tra essi c’era anche Emanuele De Carolis, figlio di genitori condannati per omicidio a vent’anni di carcere. Diventerà a 14 anni primo clarino della banda musicale dei figli dei carcerati.
Il 28 giugno del 1905, nel Conservatorio di Musica di Napoli, discepolo prediletto del professor Lanfranchi, conseguì con merito il diploma di clarinetto. La sua vita cambiò da birbante irrequieto a musicista acclamato.
Tra quei 17 fanciulli premiati c’era anche Mario Moscillini, il più inquieto e violento. Dopo una pausa d’indecisione e cambiamenti la sua inquietudine venne frenata dalla vocazione per la musica, che lo portò a studiare pianoforte col Maestro Lebano e a conseguire il diploma al Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella di Napoli. Fonte foto: Santuario di Pompei.