Re-play, al “Piccolo Bellini” di Napoli: un dialogo tra il corpo e la tecnologia
NAPOLI. Sipario aperto, scena buia, nel nero assoluto del palco solo due monitor di pc a occupare la scena. Siamo al Piccolo Bellini ed è sabato 12 novembre 2022 a Napoli.
Sul telo del proiettore a fondo palco l’immagine di Giselda Ranieri che riprende se stessa da una webcam: si guarda, inclina la webcam e comincia a danzare.
Una riproposizione di quello che è stato, una rievocazione della fase di montaggio dello spettacolo, un ricordo costruito ad hoc?
È questo l’esergo di Re-play e pone già il tema sul quale ci si interroga in chiaro. Poi Ranieri entra in scena e la condividerà costantemente con i pc, il proiettore, lo smartphone, in una performance che è intreccio indissolubile tra coreografia e video, voce e suono.
Una camminata rapida ed una serie di smorfie e versi all’immagine di sé nello schermo del pc e prende il via l’azione scenica: la protagonista sembra interagire con il suo alter ego virtuale, con i suoi ricordi, con i dispositivi stessi, rendendoli parte di sé e altro da sé, prolungamento del suo corpo, dei suoi organi, della sua voce, della sua memoria.
Tramite i dispositivi tecnologici Ranieri dialoga con i suoi surrogati, ma anche con la tecnologia stessa, con l’ordinarietà con cui siamo abituati a disporne, facendone un contenitore di memorie e ricordi che qui la Ranieri precisamente ri-mette in scena.
Scava nell’archivio e vengono fuori ricordi, gesti, esperienze, fino a mostraci una tecnologia che diviene proiezione di sé, ma anche altro da sé, che diviene vicinanza e lontananza, prossimità e distanza.
Ci propone memorie personali degli ultimi anni, ma che potrebbero essere fake, si fa tangibile quindi la dicotomia tra reale e falso, realtà e virtualità, fino a renderci chiaro che l’unica realtà concreta è nella vivida presenza del corpo, qui ed ora.
A metà tra l’autobiografico ed il falso artistico, tra il personale ed il pubblico, il lavoro propone un’interazione con i device come fossero dei testimoni esterni capaci quasi di impersonificarsi, divenendo uno sguardo altro che porta il sé lontano da sé ed al cospetto di sé, che offre la prospettiva di un dialogo e probabilmente di un ripensamento. Foto: Ilaria Scarpa.