«Guerra, saranno mesi difficili»: la previsione di Andrea Margelletti, ospite del Rotary Club Pompei
POMPEI. «La sensazione è che ci aspettano tempi molto complessi. I prossimi mesi saranno difficili». E se a dirlo, con riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina, è Andrea Margelletti, presidente del CeSI – Centro Studi Internazionali di Roma e consigliere strategico del Ministero della Difesa c’è poco da dubitare. E anche da stare sereni.
L’analista, tra i massimi esperti di politica internazionale, lo scorso 4 novembre, è stato ospite d’eccezione del Rotary Club Pompei, con una relazione sul tema “La guerra in Ucraina: genesi e possibile evoluzione”.
A fare gli onori di casa, presso la sala convegni di Habita79, il presidente del club Antonio Autieri, che dopo il saluto ai rotariani presenti ha lasciato la parola al professor Margelletti.
L’esperto ha tenuto banco per quasi due ore con una lucida ed esplicativa analisi su una delle più gravi crisi internazionali dal secondo dopoguerra ad oggi. Sicuramente quella più difficile vissuta dall’Europa dopo sette decenni di pace.
I modi affabili e la dialettica cristallina dell’analista genovese hanno dato una grossa mano a rendere meno “cupa” l’atmosfera in sala ma, a voler leggere tra le righe della limpida analisi di Margelletti, rimane poco spazio per l’ottimismo.
«Non confondo mai la speranza con la realtà» ha esordito subito il presidente del Cesi, avvertendo quindi gli uditori che la sua analisi «si basa sempre sul dato empirico».
«Chiaramente la mia speranza, come tutti, è che il conflitto cessi subito, ma i dati su cui si basa la mia analisi portano in un’altra direzione». Insomma, è chiaro l’invito a prendere sul serio i rischi di cui ha parlato nel suo intervento a Pompei.
Ma per chi lo conosce non ce n’era bisogno. Già a febbraio Margelletti aveva avvisato che ci sarebbe stato l’attacco russo all’Ucraina, a differenza di chi riteneva l’ipotesi molto remota.
E per chi ancora avesse dei dubbi, il riferimento all’alta «probabilità di “incidenti” che potrebbero portare ad una escalation del conflitto» fatto dall’analista durante il suo intervento di qualche settimana fa, si è concretizzato con la caduta di due missili (o frammenti di missili) in Polonia. Che, è bene ricordarlo casomai fosse sfuggito il dettaglio, è territorio Nato.
«Come se ne esce?» si è chiesto Margelletti, facendosi interprete dei pensieri dei presenti. L’esperto di strategie militari si è soffermato su una «fotografia della situazione», come l’ha definita.
La genesi del conflitto, ha spiegato, arriva da molto lontano, ma non può essere compresa senza sapere che «dopo il crollo dell’Urss, la Russia era un Paese in vendita (all’Occidente) ed era in una situazione pietosa».
E, soprattutto, senza sapere la differenza tra i politici occidentali e Putin. «Mentre i primi si nutrono di consenso, che per loro è determinante – ha detto Margelletti – per Putin, che è un ex agente segreto, il consenso è un ostacolo».
Soprattutto quando l’obiettivo a lungo termine è quello di «ricreare l’impero zarista». Allora diventa evidente come la guerra abbia anche «una forte connotazione religiosa».
Ma a indurre Putin a pensare che lo scorso febbraio fosse il momento buono per varcare il confine e invadere l’Ucraina non è stato il ritiro Usa dall’Afghanistan nell’agosto 2021. «È stata la pandemia da Covid – ha detto Margelletti – a convincere Putin che poteva farcela. Pensava che i Paesi europei fossero divisi e progettava una operazione veloce per prendere Kiev e mettere un governo ucraino “amico”. Poi sarebbe passato alle repubbliche baltiche. Se fosse andata così avremmo avuto la “disintegrazione” della Nato».
In Ucraina, sempre secondo l’esperto, si stanno combattendo tre guerre contemporaneamente. «Una dell’Occidente, tramite le sanzioni alla Russia; una seconda, in stile XX secolo, dai Russi per il territorio; una terza, degli Ucraini, per esistere».
Ecco perché, per Margelletti, «Se non la si arma, l’Ucraina smette di esistere. Il messaggio che manderemmo a Putin è: “se hai pazienza, noi molliamo”». Da qui la considerazione che «ci aspettano tempi molto complessi». E le sanzioni? «Le sanzioni funzionano, eccome se funzionano. I Russi non possono produrre carri armati, né missili tecnologici».
Nonostante ciò, l’analista politico-militare ritiene che siamo già «in una situazione di guerra oggettiva. I Russi non hanno la minima intenzione di fermarsi. È normale prepararsi e non meravigliarsi per gli aumenti di spesa per la difesa. Per deterrenza, ovviamente. Ma su questo punto – precisa – c’è “correità” dei politici che non preparano i cittadini».
Dunque le previsioni per i prossimi mesi non sono delle migliori. «Ovviamente spero di sbagliarmi» ha detto Margelletti prima di salutare la qualificata platea di Pompei. Mai come questa volta lo sperano tutti.