Premio Maiuri Scoperta dell’Anno a Massimiliano Nuzzolo per il tempio di Niuserra
POMPEI. Il giovane archeologo vesuviano Massimiliano Nuzzolo, che riceverà il prestigioso premio “Amedeo Maiuri” per la Scoperta dell’Anno 2022, svolge attualmente l’attività di ricercatore presso l’Università degli studi di Torino.
Dirige allo stesso tempo un progetto di ricerca internazionale chiamato “Sun Temples Project”, che vede come capofila l’Accademia delle Scienze di Varsavia. Ha conseguito il dottorato presso l’Università “L’Orientale” di Napoli nel 2010 ed è stato poi membro scientifico dell’Istituto Francese di Archeologia al Cairo e ricercatore presso l’Università Carlo IV di Praga.
Dal 2010 co-dirige insieme alla professoressa Rosanna Pirelli dell’Università di Napoli “L’Orientale” la missione archeologica al tempio solare di Niuserra ad Abu Ghurab, Egitto, che ha portato alla scoperta di un antico e misterioso tempio solare.
Per saperne di più sull’argomento lo abbiamo interrogato a riguardo, non mancandogli di chiedere quali elementi del culto del sole egizio possiamo ritrovare nel tempio di Iside a Pompei.
Si tratta di un culto molto più recente, ma che ha influenzato la religiosità pompeiana ed europea, considerato che ispirò Mozart nel suo singspiel “Il Flauto Magico”
Dr. Nuzzolo ci può spiegare l’importanza della sua scoperta?
«Quello che abbiamo scoperto è uno dei templi solari più antichi che si conoscano in Egitto ad oggi, databile approssimativamente alla metà del III millennio a.C. Sappiamo, in effetti, che gli antichi Egizi venerano il dio sole, da loro chiamato Ra, fin da almeno il 3000 a.C., ma i primi edifici che noi possiamo documentare in maniera sicura riguardo a questo culto vengono proprio dal sito dove stiamo scavando noi, il sito di Abu Ghurab, non lontano dalla moderna capitale dell’Egitto, Il Cairo. Grazie agli scavi che stiamo conducendo sul sito dal 2020 con l’Università di Napoli “L’Orientale” e l’Accademia delle Scienze di Varsavia, sono tornati alla luce i resti di un edificio in mattoni di notevoli proporzioni, che ci parla della religione e dell’ideologia di un popolo in una delle epoche più antiche della sua storia, anche nota come l’età delle piramidi».
Quali sono i ritrovamenti più significativi che avete effettuato?
«Molti sono i ritrovamenti straordinari che abbiamo effettuato, ma fra questi forse il più importante, per le nostre conoscenze egittologiche, è un deposito rituale di ceramica, concentrato nell’angolo nord-est del tempio, che sembra documentare un rituale di demolizione dell’edificio operato al fine di ricostruire, su di esso, un nuovo tempio solare, ossia quello che vediamo ancora oggi, il tempio solare del faraone Niuserra».
Chi ha costruito dunque il tempio? E come è fatto il santuario?
«Non sappiamo esattamente l’identità del faraone che ordinò di costruire questo edificio, ma sulla base dei dati archeologici possiamo immaginare che possa essere stato uno degli effimeri faraoni che precedettero Niuserra. Quest’ultimo, invece, ricostruì tutto l’edificio in pietra e con una scala assai monumentale. Certamente uno dei tratti salienti dell’edificio da noi scoperto è quello di essere allineato sull’asse est-ovest, l’asse che segue il corso del sole dall’alba al tramonto, e questo conferma quello che sapevamo già della proto-religione egizia, ossia la sua “ossessione” per gli orientamenti dell’astro solare. Non solo: nel tempio solare di Niuserra, troviamo attestata quella che ad oggi sembra essere una delle prime menzioni della figura di Iside, dea molto nota ed amata in epoca romana e molto cara alle nostre terre campane».
Dunque i templi di Iside come quello di Pompei possono essere la diretta derivazione dei templi solari come quello da lei scoperto?
«No, attenzione, non facciamo confusione. Sicuramente il culto di Iside ha origini antichissime, affondando le sue radici nell’epoca delle Piramidi. I templi di Iside nostrani, però, come, per intenderci, l’Iseo di Pompei, sono altra cosa e sono caratterizzati da elementi architettonici e cultuali che derivano dall’ambito ellenistico più che da quello faraonico. Ciò nonostante, alcuni elementi spesso si ritrovano, come ad esempio l’orientamento sull’asse est-ovest, che è presente nell’Iseo Pompeiano e che potrebbe, in effetti, rimandare agli antichi culti e orientamenti solari. O l’importanza del serpente nei rituali Isiaci, un elemento che probabilmente deriva dall’antichissimo simbolo della regalità faraonica, ossia il cobra Ureo, sempre ritto sulla fronte del faraone in tutte le sue raffigurazioni, come la famosa maschera di Tutankhamon, un’altra scoperta eccezionale – sempre restando nell’ambito delle scoperte – di cui quest’anno ricorre il centenario».