“Il vero retroscena di Valle” ristabilì la verità su Bartolo Longo e la sua opera a Pompei
POMPEI. Nel 1884 il sacerdote Fabrizio D’Auria, proprietario e direttore del giornale “La Campana di Mezzodì”, che si pubblicava nella vicina Scafati, pensò che il nascente Santuario di Valle di Pompei avrebbe potuto offrire al suo giornale la buona occasione di fare ottimi affari se l’avvocato Bartolo Longo se ne fosse servito come organo di propaganda e di diffusione per tutto ciò che lo riguardava. E visto che il suo periodico in quegli anni si trovava in difficoltà finanziaria, questa sarebbe stata l’occasione giusta anche per risolvere i suoi problemi.
Egli, dunque, si recò dal vescovo e gli suggerì di invitare Don Bartolo a far del suo giornale l’organo di stampa della Nuova Pompei. Il Servo di Dio, che aveva le sue ragioni per non fidarsi né del giornale (del tutto inadatto allo scopo) né del suo direttore, rispose di no.
Da qui successe il finimondo. Il sacerdote scafatese, vistosi negare la collaborazione tramite il suo periodico, attaccò con calunnie e falsità il Beato Bartolo Longo, accusandolo pubblicamente, tacciandolo di essere “imbroglione” e di “approfittatore” e invitandolo a rendere conto delle offerte che riceveva (come se il Servo di Dio non lo facesse già).
In seguito, a dar manforte al giornale scafatese, fu il sacerdote Francesco Vittorio Romanelli (figlio di un falegname di Minturno trasferitosi a Pompei nel 1888, dove divenne appaltatore di tutte le opere di falegnameria del Santuario), il quale aveva collaborato già per Bartolo Longo facendosi assumere come correttore di bozze del periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei” (nel frattempo nato nel marzo del 1884) a 150 lire al mese, spese di viaggio pagate da Pompei a Napoli e messa quotidiana a 2 lire.
Grato al suo benefattore, nell’aprile del 1891 pubblicò una vita romanzata intitolata “Bartolo Longo nella sua vita e nel suo apostolato”. Il prete, però, pretese da Don Bartolo che mandasse il volume a tutti i suoi 80.000 lettori del periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”, sollecitandoli a versare 4 lire.
Una pretesa che non trovava fondamento, tanto più che il suo volume era uscito senza il consenso dell’avvocato Longo, a cui tutta quella pubblicità romanzata attorno alla sua persona dispiaceva. Il Romanelli, inoltre, aveva impiantato una tipografia a Valle e sollecitava Don Bartolo perché gli procurasse clienti o gli prestasse caratteri tipografici.
Vistosi negare le sue richieste, cambiò atteggiamento e anche lui, come il D’Auria, si servì del suo periodico “Il Messaggero di Pompei” (nato e stampato nella sua tipografia) per attaccare frontalmente l’avvocato, definendolo “noto impresario del sentimento religioso” e per farne un “volgare mistificatore” (cfr. Frasconi, op. cit., pp. 187-229).
Gli attacchi non risparmiarono neanche la dolce consorte dell’avvocato, la contessa Marianna Farnaro De Fusco, che tanto si era prodigata per i bisognosi e per le opere di carità e, soprattutto, per il progresso civile nella nuova Pompei.
Le cose cambiarono però nel 1892, quando inaspettatamente “La Campana del Mezzodì”, dopo anni di conflitti ed articoli al vetriolo, venne in soccorso di Bartolo Longo con un opuscolo contenente una serie di articoli che “smascheravano” il Romanelli (il quale aveva intitolato i suoi articoli calunniosi “Il retroscena di Valle”, insinuando nel lettore l’idea che dietro l’operato di Bartolo Longo ci fosse del marcio) e ponendo a confronto le sue ultime parole, con quelle dell’opuscolo.
L’opuscolo del D’Auria fu intitolato “Il vero retroscena di Valle” che potete vedere in foto: un documento eccezionale stampato nella tipografia Dell’Aquila di Scafati, che permise a Bartolo Longo di respingere le accuse al mittente.
Il 16 ottobre dello stesso anno il Romanelli venne sospeso a divinis e dovette fare una pubblica ritrattazione. In questo opuscolo si respira la storia della nostra amata Pompei e quella di un grande uomo, come Bartolo Longo. che ha combattuto sempre per la verità. Foto: archivio Luigi Ametrano.
Bibliografia:
– “Bartolo Longo araldo della gran regina”, 1954, Icilio Felici, pag. 214.
– “Il Beato Bartolo Longo”, Gennaro Auletta, 1980, pag. 109-123.
– “Bartolo Longo e il suo tempo”, atti del convegno storico, 1982, pag. 92 e pag. 314.
– Il vero retroscena di Valle.