«La carità elemento di giudizio»: il decennale dell’arcivescovo Caputo nella Chiesa di Pompei
POMPEI. Più che un bilancio del tempo trascorso nella Chiesa mariana di Pompei, l’arcivescovo monsignor Tommaso Caputo, in occasione del decennale del suo ingresso nella Prelatura pompeiana, ha inteso manifestare «la consapevolezza del privilegio di essere chiamato ad amministrare per prima cosa la carità, la pietra d’angolo di questa comunità» e «compito primario rivolto anzitutto ai più bisognosi e fragili dei nostri fratelli».
Ma dalle parole del prelato traspare anche l’importanza sempre maggiore che la preghiera del Rosario assume per Pompei: «Questa preghiera – ha detto – antica e sempre nuova, semplice e profondissima, è la radice stessa del nostro Santuario».
Tanti i temi toccati da monsignor Caputo durante la Santa Messa di ringraziamento in occasione del decimo anniversario del suo ingresso (12 gennaio 2013) nella Prelatura di Pompei.
«In questi anni, nella casa di Maria – ha detto l’arcivescovo – è diventato per me sempre più chiaro che è Lei la custode della presenza di Gesù in noi e tra noi. È Lei che ogni giorno mi insegna a seguirLo, come ha fatto nel nascondimento di Nazareth o sotto la croce sul Golgota».
«Da qui la necessità, pur tra tante imperfezioni, di prendere Maria nella mia casa (cfr Gv 19,27), custodendo nel cuore e arricchendo, con la grazia di Dio, il tesoro della sua luce donata a questa Chiesa di Pompei dal Beato Bartolo Longo a partire dall’illuminazione interiore di 150 anni fa in Località Arpaia: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario”».
«Questa preghiera, il Rosario, preghiera antica e sempre nuova, semplice e profondissima, è la radice stessa del nostro Santuario. Il Rosario, oltre a guidarci nella meditazione, è anche strumento per annunciare il Vangelo, conformato alla vita».
Difficile fare bilanci, ma il “metro di giudizio” per valutare il proprio operato, ha spiegato monsignor Caputo, non può essere che la carità. «Un anniversario – ha detto – porta con sé la tentazione di tracciare un bilancio. A Pompei è più difficile che altrove delineare un consuntivo: i parametri sono particolarmente esigenti».
«È la carità, suscitata e innestata nell’amore di Dio e nella tenerezza della Madre, l’elemento di giudizio che vincola prima di tutto l’operato di chi è stato chiamato a presiedere questa Chiesa».
«L’amore di Cristo, offerto attraverso la Madre e rivolto anzitutto ai più bisognosi e fragili dei nostri fratelli, è il compito primario richiesto alla nostra Chiesa. Chi può tracciare bilanci lungo questa strada? Ma, allo stesso tempo, chi può dimenticare di ringraziare per il fatto di essersi trovato su questa strada?».
La carità è , per monsignor Caputo, la pietra fondante posta alla base della stessa esistenza del Santuario mariano voluto dal beato Bartolo Longo. «Pompei ha fatto crescere in me la consapevolezza di un privilegio: quello di essere chiamato ad amministrare per prima cosa la carità, la pietra d’angolo di questa comunità».
«Siamo tutti parte di quest’autentico “miracolo” di fede che il Fondatore, Bartolo Longo, strumento della Provvidenza, ha posto materialmente nelle nostre mani. Non abbiamo un compito più importante e urgente di questo» ha concluso il prelato.
Monsignor Caputo è nato ad Afragola, in provincia di Napoli, il 17 ottobre 1950. Ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Napoli, il 10 aprile 1974, ha conseguito la licenza in Teologia e la laurea in Diritto Canonico. Ha prestato servizio come vice-parroco nella Parrocchia San Benedetto all’Arco Mirelli in Napoli ed è stato insegnante di Religione nelle scuole statali.
Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede, il 25 marzo 1980, ha prestato successivamente la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Rwanda, Filippine, Venezuela e infine presso la Segreteria di Stato.
Nel 1993 è stato nominato capo del Protocollo della Segreteria di Stato e nel 2007 nunzio apostolico in Malta e in Libia. Parla correntemente anche inglese, francese e spagnolo.
Fin dal primo messaggio che ha inviato alla Chiesa e alla città di Pompei, in occasione della sua nomina (nel novembre 2012), monsignor Caputo ha espresso «la propria gioia per l’incarico ricevuto, affidando se stesso e la sua nuova comunità ecclesiale alla Vergine del Rosario, riconoscendo questa terra benedetta da Maria come un orizzonte di grazia che, nell’Anno della Fede, si schiudeva nella sua vita di sacerdote e di vescovo».