Videoriprese vietate in consiglio comunale: il caso che divide la politica a Pompei
POMPEI. Nel consiglio comunale di mercoledì 11 gennaio 2023 il presidente Giuseppe La Marca ha invitato l’operatore di un’emittente locale ad interrompere immediatamente la registrazione video del consiglio comunale, sebbene fosse stato regolarmente accreditato presso l’ufficio stampa del Comune di Pompei.
Successivamente, un ufficiale dei vigili urbani è andato a controllare che fosse stato eliminato il video dallo smartphone. «Una cosa del genere non mi era mai capitata negli altri Comuni dove sono stato» ha riferito, deluso, il giornalista pervenuto appositamente da un Comune del Vesuviano.
La vicenda ha ridato attualità ad una recente polemica tra maggioranza ed opposizione sull’interruzione delle riprese streaming del consiglio comunale programmate nel periodo Covid per evidenti misure di sicurezza.
Successivamente, la minoranza avrebbe voluto mantenere l’iniziativa allo scopo di consentire ad una maggiore platea di pompeiani di assistere ai dibattiti in aula a Palazzo De Fusco. È stata di parere nettamente opposto la maggioranza di Lo Sapio, che ha preferito risparmiare sui costi delle riprese, dirottandoli su altre iniziative.
«Evidentemente si ama apparire, evitando di consentire agli altri le stesse prerogative» è stato il commento di chi si è sentito privato della possibilità di far arrivare nelle case dei pompeiani, tramite gli schermi video, le sue critiche all’amministrazione comunale rilasciate durante il dibattito politico.
In ogni caso la maggioranza ha le carte in regola (in termini di poteri) per decidere se mantenere o meno l’iniziativa della diretta streaming, dal momento che detiene i cordoni della borsa della spesa pubblica.
Altro ragionamento è quello sulle riprese libere dei consigli comunali, da parte di operatori dell’informazione o anche di semplici cittadini. Esse rientrano nel quadro dei diritti costituzionali ed obblighi di trasparenza e corretta comunicazione da parte dell’ente Comune, che vede responsabilità dirette da parte di alcune figure istituzionali.
A riguardo La Marca (presidente del consiglio comunale) ha spiegato che vietare le riprese serve a difendere la privacy dei singoli consiglieri comunali dai quali bisognerebbe, in caso contrario, farsi rilasciare un’autorizzazione a riguardo.
Altri sono, invece, di parere diverso. Secondo loro, in una seduta pubblica istituzionale non c’è privacy da difendere, dal momento che gli eletti dal popolo diventano personaggi pubblici e come tali si devono comportare.
Il dibattito resta aperto ad un verdetto superiore che, prima o poi, potrebbe arrivare. A parte i responsabili diretti del rispetto legale e regolamentare, operano a difesa delle libertà politiche e sociali organismi di controllo come la Prefettura e la magistratura che, in caso di libertà negate, dovrebbero intervenire urgentemente per ripristinarne il valore.