Pièce Noire: alla Sala Assoli di Napoli rivive il testo di Enzo Moscato
NAPOLI. Piéce noire (Canaria) è un testo di Enzo Moscato vincitore del Premio Riccione per la drammaturgia nel 1985. Possiamo assistere ad un suo riallestimento scenico presso la Sala Assoli a Napoli dal 18 al 22 gennaio 2023 nell’ambito di We Love Enzo, serie di spettacoli dedicati appunto ad Enzo Moscato.
Ho assistito alla prima mercoledì scorso. Giuseppe Affinito, regista e protagonista di questo nuovo allestimento scenico del pezzo di Moscato esordisce con un breve monologo in cui dice qualcosa circa il confrontarsi con i padri, l’uccidere i padri.
Sembra poco chiaro se non si scopre che Affinito è figlio artistico di Moscato, nato e cresciuto sotto la sua egida e che qui, per la prima volta, si confronta con un testo del suo Maestro, che è un confronto con ciò che è stato e con ciò che è, ma allo stesso tempo è un debutto alla regia.
Un debutto con un testo in cui il debutto è centrale: Affinito è Desiderio, ideale di bellezza, perfezione, purezza; relegato, cresciuto, plasmato da La Signora (Anita Mosca) – vecchia entraîneuse – secondo un ideale androgino di castità e perfezione.
La Signora è segnata dal suo passato ed è evidentemente ostile al maschile – lo si intuisce un po’ alla volta dai frammenti di racconti del suo passato al porto – e cresce Desiderio e gli altri due figli adottivi (Luciano Dell’Aglio e Rino Rivetti), cercando di plasmarli secondo il suo ideale.
Vorrebbe educarli al canto e alla danza, renderli artisti, figure ideali di perfezione, ma due di essi – Cupidigia e Bramosia – deludono le sue aspettative emancipandosi dai suoi insegnamenti e sporcandosi col mondo.
Desiderio quindi diviene il centro delle sue cure, cresciuto come un cigno e protetto da tutto. Il cigno, però, a un certo punto farà il suo debutto, incoraggiato da Sisina (Angela Dionisia Severino), serva e personaggio concreto, che da marginale sembra divenire quasi centrale nello svolgersi degli eventi.
Scopre, infatti, prove e documenti, conosce segreti di raccapriccianti delitti, rivela e non rivela, suggerendo e indirizzando gli eventi: dal debutto di Desiderio, all’idea di ripetere ancora una volta il macabro tentativo di castrazione perfetta sul finale.
Tra i personaggi anche una sarta, incaricata di disegnare l’abito per il debutto di Desiderio, e una monaca (entrambe interpretate da Domenico Ingenito), chiamata nel disperato tentativo di recuperare la Bellezza di Desiderio dopo il suo brutale incontro col mondo in occasione del suo debutto.
Il pezzo è nero, dark, oscuro, come dice chiaramente il titolo, di forte potenza drammatica, con un’ambientazione cupa e claustrofobica – l’interno dell’appartamento de La Signora, pieno di uccelli, tessuti, abiti, sigarette, stranezze e nefandezze – ma riesce, soprattutto nella prima parte, ad avere una sua leggerezza.
Ciò grazie alla presenza nel cast di personaggi che propongono un vissuto attoriale diverso, in grado di riempire la scena, e ad inserti musicali apprezzabilissimi e movimenti scenici efficaci. Il fatto che tra i brani proposti ci sia Angel dei Massive Attack e Pollomma ‘e notte rende l’idea dello strano equilibrio su cui è costruito il pezzo.
La Signora dedica la sua vita ad inseguire un ideale, a dare forma ad un desiderio che si trasforma in un incubo, perché nasce da un desiderio malato, perché si nutre di torbido e sangue e va messo a tacere, per riprovarci ancora.
Una sedia a dondolo non cessa di muoversi nella scena finale; poi gli applausi ed Enzo Moscato che va in scena per i ringraziamenti: bella la commozione di questo momento. Un ideale non puoi mai divenire reale, pena perdere la sua stessa natura.
Ideazione, adattamento e regia: Giuseppe Affinito. Scena: Tata Barbalato. Produzione: Casa del Contemporaneo. Organizzazione: Claudio Affinito. Foto: Sebastiano Cautiero.