Successo per Lovesong, la pièce della coreografa Nicoletta Severino che indaga i rapporti di coppia
CAPUA. Lovesong, la pièce della coreografa Nicoletta Severino, è alla sua seconda messa in scena. La versione estesa del lavoro iniziale è stata presentata domenica 15 gennaio 2023 a Capua, nell’ambito della rassegna FaziOpenTheater con la direzione artistica di Antonio Iavazzo e la sezione di Teatro Danza affidata ad Annamaria Di Maio.
Severino ha curato la drammaturgia, la regia, la messa in scena e le coreografie dell’intero lavoro e ne è stata interprete assieme al danzatore Guglielmo Schettino.
Il lavoro parte con la presentazione di due alterità, due individui, instabili, precari, agitati, che vacillano alla ricerca di un contatto e che poi sembrano perdersi in un idillio ideale, in cui tutto quando sono assieme sembra perfetto.
Da lì in poi inizia la realtà in cui vengono presentate tutte le fasi di un rapporto di coppia: la predisposizione all’accoglienza, la capacità di scoprirsi ed innamorarsi, il desiderio di essere l’uno per l’altro, la tensione erotica, la passione.
Tutto questo passa inevitabilmente attraverso il conflitto, il dubbio, la frustrazione: niente è perfetto nella realtà in cui sopravviene lo sconforto, l’incomprensione, la paura, la difficoltà di desiderarsi ancora, anche quando tutto sembra frantumarsi.
C’è grande pathos nel dolore dell’allontanamento, grande sofferenza nella consapevolezza di doversi lasciar andare senza volerlo realmente, si legge tutta la conflittualità di sentimenti forti e contrastanti che la potenza della danza riesce a rendere vividi.
I due si sono dati tutto, fino a spogliarsi totalmente, ed ora hanno paura, sono vulnerabili, si feriscono e si consolano. Hanno una forza enorme ed un’incredibile delicatezza, vorrebbero e non riescono, si sentono incompresi e non riescono più a vedersi.
Si abbrutiscono, si aggrediscono, si difendono perché vogliono vedersi migliori, attraverso uno sguardo che li faccia sentire migliori e che non è più quello che hanno di fronte. E così si respingono, violentemente, brutalmente, con forza.
Struggente l’epilogo in cui sono vicinissimi, hanno la forza di affrontare tutto per ritrovarsi, ma ormai non hanno più la capacità di vedersi; vicinissimi eppure distanti, ormai incapaci di guardarsi.
Si dice che la finzione scenica racchiuda spesso grande verità e c’è una grande verità in questa performance, una lucida consapevolezza sulle debolezze umane, sull’incapacità di preservare i sentimenti e la violenza della più profonda intimità, la difficoltà dell’essere senza difese.
Le movenze dei due danzatori, accompagnate da una colonna sonora di prim’ordine, lo hanno raccontato come forse nemmeno le parole non sarebbero state capaci di fare. Foto: Raffaele Bove.