La Casa dei Dioscuri è tra le dimore più grandi e prestigiose di Pompei
POMPEI. Scavata tra il 1828 e il 1829, la Casa dei Dioscuri, nella Regio VI, è una delle dimore più vaste e prestigiose di Pompei, celebre per la ricchezza delle pitture di IV stile e per la sua organizzazione interna, con ampi spazi aperti dai continui rimandi prospettici.
Nonostante molte pitture siano state nel passato staccate e ricollocate al Museo Archeologico di Napoli, ancora oggi si possono ammirare decorazioni insolite che rivelano il gusto raffinato di una committenza tra le più colte di Pompei.
L’abitazione è dotata di due atri, collegati da un elegante peristilio di tipo rodio, cioè con il braccio settentrionale scenograficamente più elevato rispetto agli altri, dal quale si vede una profonda vasca utilizzata per giochi d’acqua e sul quale si affaccia un elegante ambiente di soggiorno le cui pareti erano in origine rivestite di marmo, fatto non comune a Pompei.
L’atrio principale è dotato di 12 colonne in tufo e su di esso si aprono ambienti sontuosi, adibiti al ricevimento e al convivio, chiusi sul fondo da un piccolo giardino. L’atrio secondario è quasi interamente occupato dagli ambienti di servizio e da quelli dedicati al riposo.
La decorazione parietale è opera degli stessi artisti che hanno lavorato nella vicina Casa dei Vettii. Le pitture più significative sono visibili al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, compresi i quadretti all’ingresso con i Dioscuri Castore e Polluce, che hanno dato il nome alla Casa e le cui copie sono state recentemente ricollocate in situ.
Gli interventi sulla domus sono consistiti nella realizzazione di nuove coperture archeologiche, leggere e reversibili, per l’intera estensione della casa; nella risistemazione di alcune falde di copertura nonché nella revisione delle strutture metalliche, per poter rendere nuovamente fruibile il monumento. Inoltre sono stati eseguiti interventi di messa in sicurezza degli apparati decorativi parietali e pavimentali.
Il progetto di recupero della Casa ha stimolato la rigenerazione dei giardini della domus – quello del peristilio e quello dello pseudoperistilio dorico – con nuove interpretazioni dei dati archeologici e archeobotanici degli scavi del passato, degli spunti e dell’analisi dell’architettura e dei suoi rapporti interni, nonché degli apparati decorativi originari, trasmessi dal taccuino di schizzi dello studioso e viaggiatore inglese sir William Gell, testimone dei primi scavi intorno al 1830.
Nei giardini lo spazio verde dialoga idealmente con gli affreschi ricchi di nastri decorativi a carattere botanico, confermando il ruolo originale del peristilio come paradeisos privato.