La Domus dei Vetti: una casa iconica di Pompei dallo sfarzoso arredo pittorico e scultoreo
POMPEI. Ha riaperto le porte a gennaio 2023, mostrando di nuovo tutto il suo splendore, una delle domus più iconiche di Pompei: stiamo parlando della Casa dei Vettii, divenuta celebre grazie ai suoi straordinari affreschi e alle sculture che adornavano il suo ampio giardino.
Adesso questa domus si può finalmente ammirare in tutta la sua articolazione e complessità architettonica. Non succedeva da quasi venti anni: chiusa dal 2004, tra il 2016 e il 2019 un restauro parziale rese possibile visitare soltanto l’atrio e gli ambienti circostanti.
Scavata tra il 1894 e il 1896, la casa dei Vettii apparteneva a Aulus Vettius Conviva e Aulus Vettius Restitutus: probabilmente erano due liberti, divenuti ricchi con il commercio dei prodotti agricoli e del vino, in particolare.
Lo sfarzoso arredo pittorico e scultoreo della casa, dunque, riflette da un lato anche la ricchezza della città e del territorio circostante, in cui si produceva il vino per l’esportazione in tutto il Mediterraneo. Dall’altro, evidenzia bene la mobilità della società dell’epoca, che consentì a due ex schiavi di salire ai livelli più alti della società locale.
Non mancano tracce della vita degli ultimi. Nel quartiere servile, c’è un ambiente adiacente alla cucina decorato con quadretti erotici. Per questo motivo l’ambiente, considerato “scabroso” per la cultura dei decenni precedenti, fu dotato in passato di una porta di ferro per consentirne l’accesso ai soli uomini adulti: la barriera è stata rimossa solo pochi giorni prima della riapertura della casa.
Si è ipotizzato che la stanzetta riservata servisse per la prostituzione, ipotesi che sembra trovare riscontro nel rinvenimento, sulla parete sinistra, di un’iscrizione in cui una donna di nome Eutychis, “greca e di belle maniere”, veniva offerta per due assi (Eutychis Graeca a(ssibus) II moribus bellis). Così Pompei offre uno spaccato, oltre che della bellezza dell’arte e dell’architettura antica, anche della società dell’epoca, con le sue stratificazioni e costumi.
Cosa vedere nella casa? C’è davvero l’imbarazzo della scelta. All’ingresso, accoglie i visitatori un affresco di Priapo che, con il suo membro gigantesco, doveva indicare la prosperità e la ricchezza degli abitanti della casa. Priapo è raffigurato mentre pesa il fallo su un piatto da bilancia: a fare da contrappeso, sull’altro piatto, è una borsa piena di soldi.
La stanza degli Amorini è il più noto complesso pittorico della casa e si trova nel salone (oecus) che si apre sul portico settentrionale del peristilio. Tanti Amorini sono intenti alle più diverse attività e mestieri: fiorai e venditori di corone, fabbricanti e commercianti di profumi, orefici e cesellatori, fulloni, panettieri e vendemmiatori, dove quest’ultimi fanno da preludio al trionfo di Dioniso. Il clima è giocoso e spesso gli Amorini sono rappresentati in divertenti competizioni.
La sala di Issione si apre sul giardino e fa da pendant alla sala di Penteo. Si tratta di un triclinio, completamente affrescato, che è ideato come una pinacoteca. Sul fondo, è rappresentato il re Issione di fronte ad Era seduta in trono, che guarda la scena indicatale da Iside. La sala di Penteo è un oecus in IV stile è decorato da grandi quadri in cui dominano tre scene principali.
Il peristilio (colonnato) a 18 colonne circondava il giardino arricchito da sculture adibite a fontane, che ricreavano un suggestivo sistema giochi d’acqua. I soggetti raffigurati rimandano a Dioniso e al suo seguito: satiri, puttini e bambini allusivi alla forza propiziatrice della Natura. A completare il ricco giardino, c’erano mense, tavolini, vasche in marmo a cui si aggiungono due pilastrini con doppie erme.
Il giardino del peristilio (colonnato), che disponeva di un articolato sistema di condotte d’acqua e piccole fontane, è stato restaurato e adornato con l’inserimento di copie delle statue originali. Tra queste spicca una statua di Priapo, dio dell’abbondanza, unica nel suo genere.
Inoltre, nel giardino sono state piantumate antiche specie vegetali riprodotte nel vivaio interno del Parco archeologico di Pompei, nell’ambito di un progetto più ampio che prevede la valorizzazione dei giardini storici e la messa in produzione delle aree verdi della città antica, anche attraverso collaborazioni con agricoltori e produttori del territorio.
Nel quartiere servile è presente su una delle pareti un larario con dipinti i Lari, numi protettori della casa. Adiacente all’ambiente del larario, vi è una stanza con quadretti erotici. Si è ipotizzato che l’ambiente servisse per la prostituzione: un’iscrizione parla di una donna, Eutiche, che si offriva per due assi.