Il territorio archeologico di Pompei oltre le mura della città antica
POMPEI. La conoscenza della storia del territorio pompeiano è basata su scoperte capitate nel corso di costruzioni abitative o di lavori pubblici. Una sintesi a riguardo è stata presentata dall’archeologa Grete Stefani presso l’Auditorium del Parco Archeologico nell’ambito della conferenza del 24 febbraio 2023 organizzata dall’associazione Amici di Pompei.
Alla base della conversazione è stato utile il riferimento alla tavola Peutingeriana, che riprende la carta stradale dell’Impero romano del 375 d.C. con l’indicazione delle strade del territorio vesuviano. Tra esse, una a nord attraversa Suessola, Nola, Ad Teglamun fino a Nuceria, un’altra (Neapolis-Nuceria) si dirama da Oplontis a Surrentum e al tempio di Minerva, mentre tre strade minori ne collegano le prime due.
La necropoli sulla collina di Sant’Abbondio del XVIII-XVI secolo a.C. rappresenta la scoperta più antica sul territorio di Pompei. Sotto il suo strato sono stati trovati dei buchi di palo, a prova di un insediamento anteriore. L’immagine del Vesuvio, fino al 1631, riporta un secondo cono di fianco al monte Somma. Fino all’eruzione del 79 d.C. il Vesuvio aveva un solo cono. Nell’area di Pompei, oltre al Vesuvio, altri due relitti vulcanici si trovano a Fossa di Valle e nell’area dei Teatri.
La rettifica del Sarno (1858) ha modificato il paesaggio fluviale e creato occasione per il ritrovamento di nuovi reperti archeologici. Durante la rettifica del fiume Sarno fu rinvenuta una vera e propria piantagione di cipressi ben conservata tra acqua e lapilli.
Michele Ruggiero, direttore degli Scavi di Pompei, fece pubblicare un volume nel 1879 (anniversario dell’eruzione pliniana) con una cartina dell’area del fiume Sarno e fece effettuare saggi lungo il suo corso per individuarne la linea di costa antica, diversa da quella attuale a causa delle eruzioni. I sondaggi successivi furono fatti alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso a cura del consorzio Neapolis.
Un affresco su una parete del Macellum di Pompei, di cui resta solo un acquerello dell’800, illustra la carta tematica della morfologia della valle del Sarno a sud di Pompei. In essa varie figure assumono valore allegorico come il dio-fiume Sarno con tre fanciulle (le sorgenti), una nutrice con due bimbi la fertilissima piana del Sarno, un pescatore simboleggia la linea di sosta, il dio Bacco starebbe ad indicare il colle di Sant’Abbondio, dove gli fu dedicato un monumento.
Altra fonte di informazioni sul territorio vesuviano è data dagli itinerari di antichi documenti con l’indicazione dei centri intorno a Pompei. Uno di essi si chiama Sarno (lo stesso nome di un’altra città vicino alla sorgente del fiume). Un miliario con iscrizione del 121 d.C. rinvenuto durante uno scavo sotto la gradinata della Cattedrale dimostra il rifacimento di tutte le strade dopo l’eruzione.
La necropoli di Nocera è a sud di Pompei, quella fuori di Porta Ercolano si trova a nord ovest. È stata creata una carta stradale con l’indicazione delle tombe disseminate sul territorio: alcune solitarie, altre in prossimità di ville, altre formano una necropoli. Le sepolture rappresentano, insieme alle ville, la testimonianza più frequente dell’antichità sul territorio pompeiano.
Una pianta pubblicata da Matteo della Corte riguarda la necropoli detta “degli Elpidi”. Fu scavata a sud di via Colle San Bartolomeo e comprende oltre 100 tombe a camera di epoca sannitica. Fu adottata in epoca romana con una serie di tombe ad incinerazione.
Un monumento funerario di famiglia (con cinerari su due piani) fu trovato a lato della villa del fondo Antonio Prisco nei pressi di Porta Vesuvio. Aveva sul frontespizio due busti e risultava mancante dell’iscrizione del nome dei proprietari. Un’altra tomba fu rinvenuta dietro una nicchia sul versante retrostante del muro perimetrale del cimitero comunale di Pompei.
Tre sono i più importanti luoghi sacri del territorio pompeiano, fuori dalla città antica: il Tempio di Sant’Abbondio, il Santuario del fondo Iozzino e il tempio in località Bottaro.
L’altare e il frontone in tufo del tempio di Sant’Abbondio (nella foto di copertina) sono esposti nell’Antiquarium del Parco Archeologico di Pompei. Durante lo scavo nel fondo Iozzino fu trovata una bella statua. Il fondo è stato oggetto di campagne di scavo di epoche diverse: le più recenti nel 2017, quando sono stati trovati uno scudo di bronzo e diverse iscrizioni, oltre a materiale votivo. Negli strati più bassi sono stati trovati reperti di epoca arcaica con iscrizioni etrusche.
Un santuario, presumibilmente dedicato al dio Nettuno, si trova vicino ad un muro interpoderale in località Bottaro. Il monumento si è arricchito in epoca più recente di un altro pezzo dello stesso muro e di materiale votivo. Ad esso è stata collegata un’iscrizione conservata al Museo Nazionale di Napoli con un voto rivolto al dio Nettuno.
Alla foce del Sarno sono state trovate case e botteghe che contenevano vittime dell’eruzione. Sull’ansa del fiume, nei pressi di una villa, è stata ipotizzata la presenza del borgo denominato Sarnum. Importantissimo l’edificio su fondo Valiante composto da due isolati con strade intermedie.
Si tratta di un centro abitativo scavato solo nel piano superiore a causa dell’allagamento, per cui non è stato possibile disegnarne la pianta. Inoltre, sempre sulla laguna, è stato trovato un altro edificio (forse una locanda) oltre al complesso dei triclini di Moregine.
Con la rettifica del corso del fiume Sarno vennero ritrovati numerosi doli ed esposti vicino alla direzione degli scavi. Altri doli sepolti sotto il lapillo sono stati estratti durante la sistemazione dei fronti di scavo.
Diverse novità, inoltre, sono emerse dal cantiere di scavo avviato a causa della necessità di contrastare i cunicoli sotterranei in località Civita Giuliana sul lato non ancora scavato nella cosiddetta villa Imperiale (dal nome del committente): una stalla con alcuni cavalli, vittime, mobili ed un bellissimo carro da cerimonia (restaurato ed esposto all’Antiquarium di Boscoreale).
Altre presenze archeologiche, successive al 79 d.C., sono state trovate nella città antica (Casa degli Amanti) dove sono stati rinvenuti fori ai muri e cunicoli utilizzati asportare oggetti di valore e materiale pregiato dagli strati inferiori. Sulle strutture emergenti dal lapillo è stato notato che un’area vicino alla Palestra Grande è stata utilizzata come necropoli. Nella Regione VII è stato trovato un forno costruito sopra al lapillo. Materiali provenienti dalla città antica sono stati trovati in tombe posteriori al 79 d.C. (cimitero e via Civita Giuliana).
La fullonica (lavanderia) scavata nella proprietà Marianna De Fusco (l’attuale piazza Bartolo Longo, nel centro della Pompei moderna) era anteriore all’eruzione del 79 d.C. ma utilizzata successivamente. È sita nel sottosuolo a sud delle Case Operaie.
Le terme in località Moregine conservano marmi accantonati nella cucina del compendio dei triclini. Il calidarium si presenta col fondo coperto di cenere e lapillo rivestito da un pavimento di epoca successiva. Un altro edificio termale rinvenuto a Boscoreale (fondo Di Prisco) presenta un mosaico del II secolo dopo Cristo. L’ambiente non è stato mai accuratamente studiato, nonostante sia stato vincolato, né si sa che fine abbia fatto il mosaico.