Pompei: una città in trasformazione, tra critiche e consensi
POMPEI. L’iniziativa privata ha fatto il suo, anticipando quella pubblica, nella trasformazione del centro storico della Pompei moderna. Trasformazioni più radicali arriveranno negli anni a venire con i lavori pubblici che avanzano con maggiore lentezza, mentre diventa necessario trovare soluzioni intermedie, provvisorie, su circolazione stradale e parcheggi pubblici.
Le persone intervistate in argomento hanno espresso opinioni diverse sulla base delle loro convinzioni personali relativamente al cambiamento. Una cosa è certa: si prevedono sacrifici che dureranno mediamente da i 4 ai 6 anni.
Attualmente le opere fondamentali in corso d’appalto derivano dal trasposto locale su linea ferrata: si tratta in primis di riunificare il tessuto urbano con l’eliminazione di 4 passaggi a livello.
Inoltre, in prossimità degli Scavi archeologici, è stata progettata l’apertura di una seconda stazione di Trenitalia in concomitanza con la realizzazione di un hub ferroviario tra il tratto ferroviario statale e quello della Circumvesuviana, in asse con l’Alta Velocità.
Salvo iniziative della messa in sicurezza di edifici scolastici, la periferia a sud e quella a nord di Pompei non ha mai ricevuto né prevede al momento interventi programmati a parte la sistemazione del sistema fognario.
I servizi (come i parcheggi per automobili e bus turistici, il campo di calcio, il palazzetto della sicurezza, quello dello sport e quello della sanità) sono al centro. Le periferie allocate in un’area semi-urbanizzata sono dotate esclusivamente di edilizia privata, senza servizi pubblici.
L’esigenza di rispondere adeguatamente all’incremento del flusso turistico dovuto alla visita degli Scavi archeologici e l’opportunità di creare nuove forme di reddito hanno acceso la miccia del cambiamento strutturale dell’economia, mentre il boom dei di localini alla moda e di bed & breakfast ha cambiato la faccia di Pompei.
All’inizio è stata di molto migliorata ma ora qualcuno, anche nel ceto commerciale, comincia ad avanzare riserve. Lo stesso discorso vale per la qualità della vita.
Il risultato conseguito sul piano economico è stato di offrire un’opportunità inedita di sosta al tradizionale turismo “mordi e fuggi”, con la conseguenza che una parte minima (in termini percentuale) ma consistente (in numero assoluto) del turismo locale ha risposto positivamente alle nuove offerte (cucina, racconto della tradizione, musica ed altre forme diversificate d’intrattenimento).
In pari tempo si è creato un flusso (in gran parte formato da giovanissimi) nei fine settimana in cerca di svago e relax. Una moda che da Napoli e centri maggiori della Campania è approdata a Pompei, trasformando alcune strade, come via Sacra.
Nuovi localini “appetitosi” hanno esteso l’attività sui marciapiedi adiacenti. I pedoni a passeggio per la via Lepanto non hanno incontrato disagi. Lo stesso non si può dire per le altre strade del centro.
Inconvenienti di questa natura innescano una serie di controversie che arrivano fino carta bollata, a causa della difficile convivenza tra i ristoratori col business a fronte strada e i residenti storici dei piani alti dei palazzi, che lamentano odori e rumori molesti. Parte così una “mission impossible” a tutela della quiete notturna e della legalità dei comportamenti dei singoli e dei gruppi.
Ora, se da una parte è giusto riconoscere (specie ai giovani) il sacrosanto diritto allo svago, dopo una settimana di lavoro (o di studio), è altrettanto meritevole di massima tutela la tranquillità delle famiglie pompeiane nella pausa conviviale dalla routine giornaliera.
Possibilmente senza musica ad alto volume, i rumori dei motorini e le urla delle risse notturne. L’amministrazione comunale argina con decretazioni mirate il disordine pubblico, ma non sempre ci riesce.
L’iniziativa diretta compete delle forze di polizia che, se non coglie risultati coi controlli preventivi, passa agli interventi repressivi contro violenza e/o atti di vandalismo. La causa dei reclami è frequentemente l’eccesso di alcool e/o sostanze stupefacenti.
Intanto il paesaggio urbano ha subito un cambiamento: le vetrine e le insegne dei negozi non sono più quelle di prima. I localini alla moda hanno preso il posto dei negozi tradizionali e qualcuno fa notare che in alcuni casi lo spazio che occupano sui marciapiedi è superiore a quello interno.
Ci vorrebbe una regolamentazione del cambiamento, garantendo i diritti di tutti e della pacifica convivenza. Per i turisti l’attraversamento del centro moderno si è trasformato in un susseguirsi di inviti a pranzo, parcheggio e degustazione di pizza e di fritti da asporto.
Intanto chiudono i negozi di “ricordi” di una volta. Avevano le vetrine colme di madonnine e copie di reperti archeologici. È la volta dei ristoranti orientali che con il loro “all you can eat” propongono “abbuffate” utili a colmare vuoti lasciati dagli aperitivi.
Da parte degli operatori commerciali avanza la protesta per la mancanza di parcheggi pubblici e per le interruzioni del traffico a causa di nuovi cantieri di una città in trasformazione. I blocchi temporanei del traffico locale fanno male all’ambiente e all’economia pompeiana, mentre qualcuno osserva che la pedonalizzazione di via Lepanto non è sempre rispettata.
Probabilmente il cambiamento urbanistico, una volta a regime, porterà vantaggi a molti pompeiani (a partire dal ceto commerciale), ma nel frattempo, nel corso dei lavori pubblici, aumenteranno i sacrifici. Sarà necessario, in futuro, inventare “espedienti di sopravvivenza” per superare disagi che aumentano progressivamente.