Pompei, la straordinaria conservazione di una piantagione di cipressi nell’antica piana del Sarno
POMPEI. Nel corso dei lavori di rettifica del fiume Sarno negli anni 1856-58 furono ritrovati, nello strato di terreno del 79 d.C. dell’area circostante il suo corso originario, un centinaio di tronchi d’albero che avevano ancora le radici piantate nel terreno e in un ottimo stato di conservazione, dovuto alla presenza di una falda acquifera.
Si trattava di reperti di archeobotanica che comprovano la presenza sul territorio pompeiano di una vasta piantagione di cipressi. Nel corso di saggi per fini edilizi, eseguiti negli anni ‘80-’90, sono stati trovati altri reperti dello stesso tipo nelle località di Messigno, S. Abbondio e sul territorio di Scafati. Avevano gli apparati radicali ben conservati e appartenevano alla specie del cipresso mediterraneo (Cupressus Sempervirens).
Il cipresso è una pianta che già nell’epoca precedente alla distruzione di Pompei era diffusa nella penisola italica e in tutto il Mediterraneo. Era diffusa a causa della robustezza del legno del suo tronco, utilizzato per pali di sostegno negli usi più svariati (costruzioni, vigneti ecc.).
Per la sua resistenza e durata nel tempo, il cipresso veniva considerato un albero sacro ed era piantato in prossimità delle aree funerarie. Tradizione che è rimasta nei nostri cimiteri. Il fatto che i cipressi in prossimità del corso del fiume Sarno siano stati ricoperti dai lapilli dell’eruzione pliniana e sotto l’acqua fluviale è alla base della loro incredibile conservazione nel tempo.
Lo ha riferito l’archeologa Grete Stefani nell’ambito della conferenza tenuta a febbraio 2023 nell’Auditorium del Parco Archeologico di Pompei, per l’associazione “Amici di Pompei”. Nell’occasione, la dottoressa Stefani ha descritto lo stupore dell’archeobotanica Withelmina Feemster Jashemski sulla base della constatazione dell’ottimo stato di conservazione del legno. Foto: Amedeo Benestante. Fonte: Pompeii Commitment.