Pompei, approvato il bilancio in consiglio comunale. Il sindaco annuncia: «Acquisiremo il Sacro Cuore»
POMPEI. L’ora pomeridiana, l’aria d’inizio primavera e il ritmo pacato del dibattito nel corso di buona parte della seduta del consiglio comunale di ieri (giovedì 23 marzo 2023) ha agevolato il probabile pisolino furtivo di qualche pompeiano intervenuto per sentire le novità della politica ed anche per la curiosità di verificare se arrivava l’annuncio ufficiale da parte del sindaco sulla volontà di acquisizione dell’edificio “Sacro Cuore”.
L’annuncio, lo diciamo subito, è arrivato, nel corso delle conclusioni, da parte dello stesso sindaco di Pompei, che dopo aver registrato con soddisfazione la parziale adesione da parte della minoranza alla sua linea amministrativa e ai programmi per il futuro, sancita dai numeri del bilancio di previsione, ha annunciato la volontà di acquisire un bene di proprietà della Chiesa di Pompei.
«I soldi nelle casse del Comune ci sono sempre stati – ha affermato in consiglio il sindaco di Pompei – solo che gli amministratori di prima non se ne sono accorti. Anzi – ha commentato – adesso ce ne sono più di prima».
Su queste affermazioni ci sarebbe stata materia di replica ma se, nell’opposizione, nessuno pensa di avere argomenti validi a riguardo (o preferisce non esporli) chi deve farlo al loro posto?
A fare la cronaca della seduta, sono passati a maggioranza i deliberati per i pagamenti dei debiti fuori bilancio ed all’unanimità il regolamento ai sensi di legge di un accordo di rottamazione di controversie di natura tributaria tra Comune di Pompei e utenza privata.
L’atmosfera “amichevole” si è protratta nel corso dell’approvazione delle varie tariffe tributarie ed erariali nel Comune di Pompei, considerato che non hanno registrato aumenti, anche perché a Pompei già viene praticato il livello massimo d’imposizione.
Sul bilancio di previsione, dopo che i dirigenti di comparto hanno spiegato ancora una volta che i debiti Aspide sono una posta figurata, dal momento che la sezione regionale della Corte dei Conti ha sancito che il Comune non risponde dei debiti assunti in autonomia da una sua partecipata, è stata registrata una divisione nella minoranza riguardo al voto.
Da un lato Italia Viva, forte di due consiglieri comunali (Caccuri e Estatico), ha premiato con l’astensione la disponibilità dell’amministrazione alla condivisione di progetti e, in particolare, per i fondi stanziati a favore della componente giovanile di Pompei.
Nello stesso tempo il consigliere comunale Marra ha spiegato la sua astensione con la necessità di mantenere un atteggiamento coerente tra visione politica e strategia amministrativa.
Alla fine si è concluso il consiglio con un dibattito articolato e a più voci. Il consigliere Domenico Di Casola ha fornito una spiegazione interpretativa della sua vocazione (e funzione) di leader della componente minoritaria in consiglio comunale col suo impegno costante, lineare, intransigente.
«Ci avete proposto troppo tardi di dare il nostro contributo al bilancio – ha affermato – noi in altri casi ve lo abbiamo offerto nei tempi giusti, ma voi non lo avete accettato».
Sono arrivate diverse repliche (Piedipalumbo, Malafronte e Veglia) in cui gli sono state contestate assenze nelle commissioni, incongruenze o ricerca di protagonismo. Lui si è difeso parlando di “giochi di Palazzo”, senza spiegare a cosa si riferiva.
Il dibattito si è poi esteso alla tematica della valorizzazione dei giovani (in particolare il Forum). Ne ha approfittato Lo Sapio per far notare che se c’è una discussione sui meriti delle iniziative vuol dire che le cose sono state fatte.
La serietà di cronisti c’induce a riferire che il primo cittadino ne è venuto fuori sugli scudi. Nessuno gli ha minimamente ricordato il flop del recente congresso del suo partito (il Pd, sempre se ne fa ancora parte) mentre lui ha avuto un buon motivo per gongolare (insieme a La Marca) a causa dell’annuncio clamoroso del “Sacro Cuore” da acquisire per incentivare ulteriormente il turismo a Pompei. Iniziativa che gli procurerebbe quanto meno un’indulgenza parziale (per quella plenaria, servirebbe un miracolo).