A Pompei tanto ancora da scavare: le prospettive di nuovi cantieri sull’esempio della Regio V
POMPEI. Misura 66 ettari la Pompei antica preservata dal territorio urbano. Solo 44 ne sono stati scavati. Sono riemerse, case, edifici pubblici e reperti di varia natura da studiare, restaurare e conservare nella massima sicurezza.
Prima di progettare una nuova impresa archeologica bisogna valutare costi e benefici di eventuali nuove ricerche dentro la mura antiche e/o nei Pagus prospicienti nell’area vesuviana o nell’agro nocerino-sarnese.
I costi materiali di un nuovo scavo archeologico sono praticamente nulli in molti casi, perché le università dei Paesi stranieri procedono con mezzi propri e su concessione della direzione del Parco, con cui s’impegnano a condividere le scoperte scientifiche.
Ne consegue che i costi principali di un museo archeologico dipendono dagli oneri di conservazione e tutela dei reperti. A fronte di determinati costi si conseguono relativi ricavi, in primis dovuti al valore materiale dei reperti sia per la ricerca scientifica che per la loro rarità artistica. Infine, una nuova scoperta archeologica si trasforma in un evento che attrae turismo e aumenta la notorietà del sito.
Riguardo al Parco Archeologico di Pompei bisogna tener presente che le decisioni strategiche su nuovi scavi competono di regola al Ministero della Cultura, anche se è fondamentale il punto di vista della direzione archeologica.
A questo punto bisogna chiedersi se, per Pompei, è auspicabile una ripartenza dei cantieri di scavo o non convenga, piuttosto, accontentarsi di gestire l’esistente. Resta il fatto che le aspettative sono importanti, in considerazione del dato che restano da scavare 22 ettari del Parco.
Se, difatti, si parte dal valore e dal numero delle scoperte fatte in quell’unico ettaro della Regio V, corrispondente alla striscia di 3 km dei fronti di scavo da mettere in sicurezza, facendo di necessità virtù con il finanziamento del Grande Progetto Pompei, ci sarebbe da attendersi sorprendenti scoperte.
La partenza dei lavori di cantiere, da vicoli e case con affreschi, mosaici di pregio ed oggetti di uso quotidiano, oltre a vittime dell’eruzione, da un vicolo con balconi tra via di Nola e il vicolo delle Nozze d’Argento, ha portato alla scoperta della Casa con Giardino, sede dell’iscrizione a carboncino che cambia la data storica dell’eruzione.
Sul portico affaccia una sala con megalografie, accanto all’atrio è una stanza in cui sono stati ritrovati una decina di scheletri, mentre nell’ambiente attiguo è stata ritrovata una “speciale” cassetta ripiena di monili femminili e amuleti contro la malasorte.
Il direttore generale dell’epoca, Massimo Osanna, la definì “il forziere della fattucchiera”: si tratta di oggetti probabilmente appartenenti ad una delle vittime della casa, che prende nome dall’ampio spazio aperto con portico con tracce di vegetali.
La domus, con apparati decorativi, è dotata di uno stretto ingresso che immette su un atrio con un portico aperto sul giardino e sostenuto da colonne poggiate su una zoccolatura affrescata, con piante fiorite su fondo nero.
La stanza degli scheletri si affacciava su un portico con stanze affrescate. Una di esse con parete centrale con finta decorazione architettonica, è decorata da un quadretto idillico-sacrale, con scene boschive. L’ambiente adiacente è decorato con scene più ampie con Adone o Paride e con Eros, mentre in un altro riquadro è ritratta Venere che pesca con Eros.
Nello stesso ambito è un raffinatissimo ritratto femminile, forse raffigurante la domina. Le pareti dell’atrio e del corridoio contengono molti graffiti, tra i quali l’iscrizione con carboncino diventata famosa.
In un ambiente della Casa del Giardino sono stati ritrovati monili del mondo femminile in una cassa in legno (lo “scrigno della fattucchiera”) oltre a due specchi, diversi vaghi di collana, elementi decorativi in faïence, bronzo, osso e ambra, un unguentario vitreo, amuleti fallici, due frammenti di spiga e una figura umana in ambra di valore apotropaico, insieme ad altre ricavate su gemme e paste vitree con testa di Dioniso e un satiro danzante.
È la Regio V dove sono stati fatti i ritrovamenti più interessanti. Presso una dimora di via del Vesuvio figura un affresco di Priapo nell’atto di pesare il membro su bilancia. Poco più lontano un’immagine femminile raffigura il mito di Leda e il Cigno.
Un sontuoso larario dipinto di circa 4×5 metri è riaffiorato nella casa con accesso dal vicolo di Lucrezio Frontone. Un termopolio (tavola calda) è emerso nello slargo tra il vicolo delle Nozze d’Argento e quello dei Balconi. Il combattimento tra due gladiatori (un “Mirmillone” e un “Trace”) rappresenta la scena di un affresco rinvenuto parimenti nella stessa area del Parco.