Pompei, duro “J’accuse” di Di Casola: «Minacce e pressioni per le mie denunce»
POMPEI. Un post su Facebook del consigliere comunale Domenico Di Casola indirizza un J’accuse all’amministrazione comunale di Pompei e alla maggioranza politica che la sostiene, annunciando alla città di aver subito minacce per le sue dichiarazioni contro la delibera di approvazione del rendiconto di gestione.
Il capo dell’opposizione nell’assise comunale di Pompei è un avvocato professionista, consapevole della tutela di legge della sua legittima azione di controllo critico a cui è stato delegato dai cittadini.
Se non si è rivolto direttamente alla Magistratura significa che ha preferito dare maggiore evidenza all’azione di denuncia che porta avanti sistematicamente sui social, riportando allo scopo le presunte minacce che avrebbe subito dopo aver commentato in sede di consiglio con «votiamo contro il rendiconto di gestione per dire “no” alla mala gestione di questa amministrazione».
Gli strali dell’avvocato Di Casola ancora una volta privilegiano il bersaglio del comparto amministrativo dei lavori pubblici a tutti i livelli nel Comune di Pompei (politici, dirigenti ed esecutori).
«Troppe volte – ha scritto – abbiamo assistito a prese in giro da parte dei dirigenti, che hanno affermato cose false, come nel caso dei lavori pubblici di via Lepanto e via Crapolla, eseguiti in violazione del capitolato d’appalto».
Altro suo commento riguarda lo spreco di migliaia di euro per l’illuminazione “artistica” con faretti in via Sacra. «Lavori pubblici eseguiti non a regola d’arte e con materiale scadente che hanno comportato un ingente danno per le casse comunali» commenta Di Casola, che non tralascia di condannare le spese «per eventi inutili per soddisfare le esigenze della maggioranza».
La denuncia più grave da parte del dinamico esponente di opposizione riguarda, però, il comparto dell’ufficio tecnico, che dovrebbe gestire legalmente l’edilizia privata.
Da una parte, vi sarebbero gli accertamenti sugli illeciti edilizi per «i cittadini di serie B» mentre (sempre secondo quanto scrive pubblicamente Di Casola) vi sarebbero «indebite pressioni riguardanti i controlli antiabusivismo e soprattutto sull’operato dell’Utc, che spesso deve ricorrere a titoli autorizzativi fantasiosi».
Di Casola ha anche riferito che, per aver commentato siffatti comportamenti, prima sarebbe stato attaccato verbalmente dal sindaco, che ha rispedito le accuse al mittente, durante i lavori consiliari e successivamente, fuori dal consiglio comunale, da due colleghi di maggioranza, che gli avrebbero «elargito velate minacce», alludendo a presunti interventi di suo padre, deceduto dal 2008, che non risulterebbero allo stato dei fatti.
«A Pompei – ha scritto al riguardo – pendono più di 4.000 pratiche di condono. Noi siamo per aiutare i cittadini, ma siamo contro un sistema politico che utilizza tale problema sociale per alimentare la macchina elettorale del consenso».
«Quando qualcuno lavora nel solo interesse della comunità, si inizia ad attivare nei suoi confronti la macchina del fango, come sempre a Pompei» ha concluso Di Casola, che ci ha detto di aver subito le conseguenze della mancanza di riservatezza dei servizi comunali, riguardo alle informazioni richieste nei suoi numerosi accessi agli atti su casi eclatanti di abusivismi privati.
L’ostinato consigliere di opposizione ha riferito un episodio significativo. Riguardo a due o tre casi di sue richieste di accesso agli atti, rivolte in forma riservata al dirigente di turno o al segretario comunale, si è lamentato col sindaco di Pompei, in un pubblico dibattito, che «al posto delle prescritte autorizzazioni arrivavano specifiche pressioni nei miei riguardi da parte di miei conoscenti per intimarmi di abbandonare l’iniziativa». «A riguardo – ha fatto presente Di Casola – avevo precisato al sindaco: se non c’è niente di grave perché mi fanno queste pressioni?».