Riaperta dopo il restauro la Conceria di Pompei
POMPEI. Il complesso dell’antica conceria è stato riaperto al pubblico, al temine di un’ampia operazione di restauro frutto della collaborazione tra il Parco archeologico di Pompei e il gruppo Unic-Concerie Italiane Lineapelle, che ha sostenuto le spese dell’intervento.
L’apertura della conceria si inserisce nella nuova proposta del Parco archeologico di Pompei. Si tratta di un itinerario delle botteghe artigiane che dal 30 giugno fino al 1 agosto 2023, consentirà di visitare alcuni impianti dedicati ad attività di diverso genere. E dunque oltre alla conceria, la Fullonica (l’antica lavanderia), il Panificio di Popidio Prisco e la Bottega del garum, dove si produceva il prezioso condimento a base di colatura di pesce.
«Viene restituito alla fruizione un altro importante luogo degli Scavi, che siamo sicuri sarà apprezzato dai visitatori. La proposta di inserirlo in un itinerario di impianti artigianali è finalizzata a raccontare anche gli aspetti di una città produttiva e commerciale, e non solo la Pompei delle Domus con magnifici affreschi» dichiara il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.
Messo in luce a fine Ottocento e situato nella Regio I degli Scavi (Insula 5), l’impianto conciario fu identificato come tale sulla base delle testimonianze epigrafiche, degli utensili rinvenuti nel corso dello scavo, oltre che dagli apprestamenti produttivi, molto simili a quelli in uso nelle concerie medioevali e moderne.
L’impianto fu installato intorno alla metà del I secolo d.C. in luogo di un’abitazione più antica, giungendo ad occupare la quasi totalità dell’insula. A seguito dei danni prodotti dal terremoto del 62 d.C. l’impianto artigianale subì importanti modifiche che lo resero più funzionale, conferendogli l’aspetto attuale.
Le diverse operazioni di cui si compone il processo di lavorazione delle pelli venivano espletate in settori funzionalmente distinti dell’edificio: il lavaggio del pellame, che richiedeva l’impiego di sostanze maleodoranti, veniva effettuato all’interno dei dolia (contenitori) alimentati d’acqua sotto il porticato o, forse, lontano dal complesso sulle rive del Sarno.
La concia vera e propria con la macerazione delle pelli avveniva, invece, all’interno delle 15 grandi vasche cilindriche conservatesi in uno degli ambienti dell’edificio.
Infine, le pelli venivano battute al di sotto dell’area porticata e lavorate nei piccoli ambienti che si susseguono sul lato est del peristilio, divisi tra loro da bassi muretti trasversali. Addossato al muro ovest del peristilio si trova anche un ampio triclinio estivo destinato agli ospiti del coriarius (titolare dell’attività), che all’interno del complesso aveva la sua residenza.