Anche a Pompei le iniziative di Potere al Popolo per il salario minimo nel turismo
POMPEI. Il discorso con megafono di Giuliano Granato (portavoce di Potere al Popolo) al Mappatella Beach di Napoli, nei pressi della rotonda Diaz, è rimbalzato a Pompei ed in altri numerosi siti turistici della Campania. Nel suo intervento ha detto che i soldi che stanno arrivando con il turismo non sono certo passati anche per le mani di chi nel settore ci lavora e ci suda per un’intera giornata, che conta più di 8 ore lavorative con una paga mediamente inferiore a 30 euro al giorno.
È l’argomento che è stato replicato con parole a volte diverse da tanti altri militanti di Potere al Popolo, i quali con diversi argomenti hanno ribadito lo stesso punto fermo che consiste nella richiesta di sottoscrizione della legge d’iniziativa popolare per un salario minimo di almeno 10 euro l’ora.
I discorsi rivolti agli operatori turistici e alla gente comune sulle spiagge di Napoli e della Campania, così come all’ingresso degli Scavi di Pompei e di altri musei e nei centri forniti dei più rinomati alberghi e ristoranti della regione, ha voluto ridare corpo ed anima agli “spettri” che vagano per quei luoghi senza poter contare su un’identità riconosciuta.
Si parla alle lavoratrici e ai lavoratori del turismo che sono stati spogliati della dignità di vivere sufficientemente del proprio lavoro che, al contrario, sta facendo arricchire abili speculatori che si stanno “ingrassando” alle loro spalle.
Non risulterebbe vera, secondo Potere al Popolo, la “storiella” che raccontano alcuni imprenditori senza scrupoli che l’attività turistica soffre la crisi di mancanza di mano d’opera perché non si trovano forze sul mercato del lavoro disponibili al mestiere di bagnino, commesso d’albergo e/o cameriere, a causa della legge sul Reddito di Cittadinanza.
Al contrario, le operatrici e gli operatori non mancano, anzi risulta che spesso sono costretti a lavorare al di sotto dei minimi contrattuali. Difatti ogni volta che parte un’operazione della Guardia di Finanza o dell’Ispettorato del lavoro in una località turistica e/o in un borgo d’arte, campano e nazionale, spuntano casi di lavoro nero e posizioni irregolari rispetto alle leggi nazionali, per non parlare delle evasioni fiscali.
La verità, dimostrata dalla cronaca giornaliera, è che milioni di lavoratori sono sottopagati in Italia. Inoltre il salario medio percepito da un operaio e/o un operatore turistico italiano è inferiore a quello della media europea.
Ricordano il discorso di Menenio Agrippa. Attualmente il corpo sociale italiano è fatto tutto di stomaco e di membra sottili. Soprattutto è un corpo senz’anima. Risolvere con il salario minimo lo squilibrio sociale enorme tra troppo ricchi e troppo poveri è una questione non solo di equità, ma soprattutto di stabilità sociale, perché l’insofferenza della classe lavoratrice è arrivata alla soglia dell’esasperazione.
Ecco perché le forze politiche, cosiddette moderate, nell’intento di calmierare il mercato del lavoro portano avanti la proposta di una legge per un salario minimo inferiore a 10 euro (con sostegno economico governativo). Potere al Popolo e Unità Popolare, al contrario, sostengono che il pagamento di 10 euro per ogni ora lavorata rappresenta il limite minimo invalicabile per restituire dignità al lavoro italiano.
Sotto i 10 euro l’ora, con il costo di vita attuale, che aumenta progressivamente giorno per giorno, a causa della guerra e della speculazione delle lobby della materie prime, significherebbe promettere alla classe lavoratrice la persistenza della miseria nera. Parliamo di un ceto sociale, composto per buona parte da giovani, che costituisce il fattore umano dell’economia industriale e turistica del Bel Paese.