Sicurezza a Pompei: esposto “collaborativo” al Prefetto del comitato Astolelle-Sant’Abbondio
POMPEI. Sulla sicurezza bisogna fare fronte comune, a Pompei come altrove. Non c’è maggioranza o alibi che tenga. Ne consegue che se le proposte sono più utili delle polemiche è anche vero che non serve inventare scuse all’unico scopo di coprire le responsabilità di chi o non fa il suo dovere o coltiva preferibilmente altri interessi.
Qualche sera fa una sessione molto partecipata del comitato di quartiere Via Sant’Abbondio/Via Astolelle ha raccolto 350 firme a sostegno dell’esposto indirizzato al Prefetto di Napoli oltre al Questore, al sindaco e al Vescovo di Pompei.
In esso si fanno presenti alcuni suggerimenti collaborativi di chi ha vissuto negli ultimi giorni momenti di tensione a causa dell’insicurezza in cui si è costretti a vivere a poche centinaia di metri dal centro cittadino e, nonostante questo, senza la possibilità di far ricorso ad una tutela pubblica confortante. Il tutto, mentre la cronaca ribadisce ogni giorno episodi criminosi come scippi, rapine, scassi con la particolare aggravante del furto negli appartamenti in presenza dei residenti.
Nell’esposto in primis si accendono i fari sullo stato di penoso abbandono dell’edificio che ospitava una volta il seminario del Santuario di Pompei, che non risulterebbe dotato di recinzione e sicurezza e si sospetta che in questi ultimi giorni abbia offerto riparo ad una banda di malviventi tra un colpo e l’altro. Altro punto critico, dove si richiede di effettuare i dovuti controlli, è il vicino tratto autostradale Napoli-Salerno, raccomandando di coinvolgere la Curia per quanto di sua competenza.
Si richiede, nello specifico, di mettere in sicurezza tutta l’area “sospetta”, contigua al summenzionato quartiere, attraverso la realizzazione di un’adeguata recinzione, successiva ad un’accurata perlustrazione da parte delle sezioni investigative delle forze dell’ordine.
Per quanto riguarda gli spazi comunali (del centro e della periferia) dove è prevista l’installazione di un sistema di videosorveglianza, è chiaro che il medesimo dovrà essere gestito da una sala regia e che inoltre dovrà essere potenziata l’illuminazione pubblica e si dovranno chiudere gli spazi abbandonati con recinzioni di protezione.
Come si vede, si tratta di proposte collaborative e non di sterili polemiche. Sul fronte opposto dovrebbe essere evitato l’esercizio molto diffuso dello scaricabarile. Anzi, allo scopo di sollecitare le denunce da parte di chi preferisce restare nell’anonimato, sarebbe opportuno incentivarne la pratica con tempi solleciti ed accoglienza solidale agli sportelli di ricezione.