Scoperte iscrizioni elettorali all’interno di una domus nella Regio IX di Pompei
POMPEI. Inedite iscrizioni elettorali all’interno di una casa sono emerse dagli ultimi scavi nell’area centrale dell’antica Pompei. Si tratta di elementi che aggiungono ulteriori dettagli alle conoscenze sullo svolgimento di una campagna elettorale nella cittadina vesuviana.
I nuovi scavi in corso presso la Regio IX sono finalizzati a migliorare le condizioni di conservazione delle case e botteghe lungo via di Nola. Dopo la scoperta di una natura morta con focaccia e calice di vino, ora a destare stupore è una serie di iscrizioni elettorali (che si potrebbero considerare come l’equivalente antico dei manifesti e post elettorali di oggi), scoperte nell’ambiente che ospitava il larario e cioè l’altare domestico della casa.
Ciò ha sorpreso gli archeologi, perché normalmente queste scritte si trovavano sulle facciate esterne degli edifici, dove il popolo poteva leggere i nomi dei candidati alle magistrature della città.
La presenza all’interno dell’abitazione – come hanno spiegato gli esperti del Parco Archeologico di Pompei – potrebbe però trovare una sua spiegazione nella prassi di organizzare, all’interno delle case dei candidati e dei loro amici, eventi e cene allo scopo di promuovere la campagna elettorale.
Le iscrizioni scoperte invitano a votare un tale Aulus Rustius Verus, candidato per la carica di edile, un personaggio dell’ultima fase di vita di Pompei conosciuto già grazie a altre iscrizioni e che, insieme a Giulio Polibio (proprietario di una splendida casa su via dell’Abbondanza), negli anni Settanta del I secolo d.C. raggiunse la carica più alta della città, quella di duumvir.
La casa attualmente oggetto di scavo sembra appartenente a un sostenitore di Aulo Rustio Vero (forse un suo liberto o un amico) e ospita anche un panificio caratterizzato da un grande forno. Proprio qui, alcuni mesi fa, furono trovate tre vittime dell’eruzione, due donne e un bambino, morti a causa del crollo del solaio durante la prima fase eruttiva.
La presenza del panificio è un fattore tutt’altro che secondario. Soprattutto se rapportato al contesto di una campagna elettorale nell’antica Pompei, dove quello che oggi si definisce “voto di scambio” era all’ordine del giorno.
«Edili e fornai collaboravano ai limiti della legittimità e, plausibilmente come Giulio Polibio, Aulo Rustio Vero potrebbe aver capito fin da subito, quando ancora brigava per diventare edile e nel pieno della sua campagna elettorale, che (soprattutto) di pane vive l’elettore» spiega Maria Chiara Scappaticcio, professoressa di latino presso l’Università “Federico II” di Napoli e co-autrice dello studio a Pompei.
Ciò potrebbe spiegare anche perché le iniziali del candidato, “A.R.V.”, appaiono su una macina di pietra vulcanica, appoggiata nell’atrio della domus, in cui si stavano facendo lavori di ristrutturazione al momento dell’eruzione. Aulo Rustio Vero verosimilmente finanziava, direttamente, l’attività del panificio con scopi sia economici che politici.