Quando eravamo i padroni del mondo: presentato a Pompei il libro di Aldo Cazzullo

POMPEI. Aldo Cazzullo, famoso giornalista e scrittore ha richiamato un folto pubblico al convegno di mercoledì 8 novembre 2023 a Palazzo De Fusco, in occasione della presentazione della sua opera “Quando eravamo i padroni del mondo. Roma l’impero infinito”.

Il vicedirettore del Corriere della Sera ha ringraziato per la calorosa accoglienza. «Ero già stato agli Scavi ma non conoscevo il Santuario che ho trovato molto bello» ha dichiarato, sottolineando il primato conseguito dal santuario mariano per numero di pellegrini e turisti.

Lo scrittore piemontese, intervenuto all’evento culturale pompeiano con  moglie e figlia, ha inoltre osservato: «È da lontano che si notano bene i progressi e miglioramenti conseguiti nella percezione dell’opinione pubblica». Il riferimento era ai successi conseguiti dagli scavi archeologici di Pompei sul piano della ricerca scientifica, della conservazione e valorizzazione.

L’assessore Marcello Lala, da bravo moderatore ha coinvolto Gabriel Zuchtriegel sugli argomenti fondamentali del libro di Cazzullo. Il direttore del Parco archeologico di Pompei ha esordito nel suo commento con l’aggettivo “meraviglioso”, motivandolo con la straordinaria sinteticità con cui l’autore è riuscito a comunicare le notizie fondamentali estratte da un materiale storico enorme, articolato e complesso, raffrontandolo in più tornate alla realtà contemporanea.

È dal commento del titolo del libro, stampato a caratteri dorati su copertina rossa con aquila imperiale, che è partita la conversazione di Zuchtriegel dal tono riflessivo e prudente, ma parimenti incisiva. Il primato storico dei Romani espresso con toni velati dalla nostalgia, mitigata dalla consapevolezza di ereditare una macchina imperiale “inossidabile” nel corso di secoli.

Che fine hanno fatto, intanto, i valori imperiali di aggregazione sociale? Molti sono rimasti inalterati, caratterizzando un processo storico con  protagonismi identitari e/o territoriali diversi da quello originario, anche se è rimasto intatto un fil rouge della memoria ancorato a simboli e valori.

Il saggio storico contiene una serie di episodi e considerazioni su personaggi famosi delle diverse fasi della storia di Roma (Cesare, Marcantonio, Cleopatra, Bruto, Cicerone, Catone, Augusto, Adriano, Costantino, Spartaco, ecc.) da cui emergono usi, leggi, costumi, tradizioni e modi di vivere.

Cazzullo ha risposto con argomentazioni e citazioni puntuali alle “provocazioni” di Zuchtriegel, facendo di fatto sfoggio della sua cultura eclettica, di una formidabile memoria e del consumato mestiere di comunicatore.

«È chiaro che Cesare per te merita 10, ma che punteggio daresti ad Augusto?» è la domanda clou che arriva puntuale per conferire un giudizio di sintesi ad un dibattito a tratti serrato. «Non è possibile negare la sufficienza al fondatore dell’Impero di Roma» è stata la risposta di Cazzullo, che non ha fatto mistero per un’innata antipatia per Ottaviano Augusto, che ha descritto come individuo malvagio, brutto e di scarsa cultura.

«Al contrario di Cesare non parlava il greco»: la conoscenza della cultura e della lingua della classicità occidentale era identitaria dell’élite romana. «Cesare sarebbe stato un grande giornalista. È rimasta famosa la sua espressione di vittoria su Farnace comunicata con una sintesi mirabile: “Veni vidi vici”. Oggigiorno sarebbe stato un tweet esemplare» commenta Cazzullo, che in questo, e molti altri casi, riesce, con mestiere, a trasferire nei tempi moderni un mondo antico tanto diverso ed allo stesso tempo così simile al nostro.

In conclusione il nostro autore ha messo la cultura di storico al servizio del giornalista consumato, che riesce abilmente ad individuare tra ideali,  abitudini e stili di vita i tratti salienti della Roma imperiale per  descriverne con efficacia il profilo essenziale.

Si è soffermato sulla gestione degli schiavi, delle libertà (anche sessuali) consentite alle donne, del valore sacrale della patria, dell’onore difeso anche a costo della vita, della difesa estrema della dignità personale, dell’attaccamento alla famiglia e alla patria.

Per concludere, bisogna segnalare la convinzione comunicata a più riprese da Cazzullo che la grandezza di Roma è dovuta all’umanità che le è stata trasmessa dal troiano Enea, il pius eccelso, portatore di una  morale basata sul profondo attaccamento a patria e famiglia, che innestata a fondamento della cultura romana, le ha consentito un graduale abbandono del paganesimo a favore della religione cristiana.

Il viaggio di Enea in Italia rappresentò, secondo Virgilio, la rinascita della stirpe troiana su territorio italico e la conseguente trasmissione di valori e sentimenti al popolo romano che, data anche la centralità della Caput Mundi Imperiale, agevolarono l’approdo del cristianesimo a Roma nella diffusione universale della “buona novella”.

A proposito di diffusione del cristianesimo prima della distruzione di Pompei, è stata comunicata un’ interessante notizia dal direttore del Parco Archeologico di Pompei Zuchtrieghel. Alcuni graffiti rinvenuti in case poco distanti dal Lupanare attestavano la presenza a Pompei di famiglie che praticavano la religione cristiana.

Purtroppo quelle evidenze archeologiche sono andate perse nel tempo perché realizzate con carboncino non resistente al logoramento degli agenti atmosferici.

Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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