Il carro cerimoniale di Civita Giuliana (Pompei) ora è visibile all’Antiquarium di Boscoreale
POMPEI/BOSCOREALE. La villa suburbana scavata in località Civita Giuliana a Pompei è ora protagonista dell’Antiquarium di Boscoreale, appena riaperto al pubblico dopo interventi di adeguamento e ampliamento del percorso di visita.
Nel nuovo allestimento dell’edificio museale di Boscoreale, infatti, è ospitata gran parte dei reperti rinvenuti a Civita Giuliana. Oltre al carro cerimoniale con tutti i raffinati elementi decorativi, ci sono anche le copie dei calchi delle vittime umane e del cavallo, le bardature equine e alcuni reperti ceramici di uso quotidiano.
L’Antiquarium di Boscoreale, in quanto spazio espositivo tradizionalmente dedicato alla realtà degli insediamenti produttivi del territorio e al racconto della storia dell’agro vesuviano, è stato per tale motivo individuato come la sede più adeguata a garantire un’esposizione permanente del contesto di Civita nel suo insieme e delle future novità che le indagini in corso stanno mettendo in luce.
Nell’area di Civita Giuliana, che si trova a poche centinaia di metri a nord della Pompei antica, già agli inizi del Novecento era stata identificata una grande residenza, detta “Villa Imperiali” dal nome di chi avviò i primi scavi.
A partire dal 2017, sotto la direzione dell’allora direttore del Parco, Massimo Osanna, e poi nel 2019, grazie a un protocollo d’intesa siglato con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, il Parco Archeologico di Pompei ha dato avvio a campagne di scavo che hanno permesso di arrestare il saccheggio sistematico che per anni ha interessato la villa e che hanno restituito nuovi dati e scoperte eccezionali.
Ecco alcune fra le più importanti scoperte. Negli ambienti dell’ampio quartiere produttivo e servile, fra cui una stalla con i resti di equidi bardati, è stato possibile realizzare il primo calco intero di cavallo. Oltre agli scheletri di due fuggiaschi, nei pressi del criptoportico, di cui è stato possibile eseguire il calco è stato rinvenuto un carro cerimoniale a quattro ruote, in legno e con elementi in ferro, con raffinate decorazioni in bronzo e argento.
Il mezzo è stato interpretato come pilentum, cioè un veicolo usato nel mondo romano dalle élite per cerimonie e, in particolare, per accompagnare la sposa nella nuova casa, esemplare unico nel suo genere al momento in Italia.
Inoltre sono emersi due ambienti servili. La prima “stanza degli schiavi”, grazie allo stato di conservazione eccezionale e alla possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili che hanno lasciato la loro impronta nella cinerite, offre uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi che vivevano e lavoravano nella villa.
La seconda stanza degli schiavi, di cui è stato possibile eseguire il calco di buona parte degli arredi, restituisce una precisa immagine della sala. Consente, inoltre, di ipotizzare una gerarchia all’interno della servitù: mentre uno dei due letti trovati è della stessa fattura, estremamente semplice e senza materasso, come quelli della prima stanza, l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto come “letto a spalliera”.
Nell’ambiente ci sono poi due piccoli armadi, conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro. Sono stati rinvenuti, infine, reperti mobili di vario genere e tipologia, fra cui stoviglie e coppe in ceramica comune e da fuoco, anfore, elementi decorativi del carro, bardature equine.
Tutte queste nuove acquisizioni, analizzate e documentate grazie alle più avanzate tecnologie e metodologie di scavo archeologico, permettono di arricchire la conoscenza su aspetti della vita quotidiana poco documentati dalle fonti scritte e iconografiche, contribuendo a ricostruire un quadro sempre più completo sull’articolazione e sul funzionamento di uno dei numerosi complessi abitativi sparsi sul territorio pompeiano.
L’eccezionalità e l’importanza storica di questo scavo dal punto di vista sia della tutela sia delle scoperte che, sempre più numerose emergono dagli scavi, ha reso necessaria un’esposizione organica (com’è a Boscoreale) che renda tale contesto fruibile e conoscibile da parte del vasto pubblico.