Nuova luce per la Villa dei Misteri a Pompei: il nuovo impianto è “green”
POMPEI. La Villa dei Misteri, uno degli edifici più iconici di Pompei grazie al ciclo pittorico che dà il nome alla dimora, è stata oggetto di importanti interventi di restauro e di valorizzazione che hanno riguardato le coperture e l’impianto di illuminazione. L’edificio situato oltre le mura di Pompei, vista l’importanza che riveste nella visita alla città antica, non è mai stato chiuso al pubblico durante i lavori e oggi si mostra ai visitatori in tutto il suo splendore.
Alla fine dell’articolo c’è il video che racconta gli interventi di restauro. Come detto, un primo intervento ha riguardato la manutenzione straordinaria delle coperture della Villa, soggette nel tempo ad un fenomeno di degrado degli elementi strutturali, caratterizzate da travi in cemento armato e/o travetti di legno e manto di copertura ad elementi in laterizio.
L’altro intervento ha riguardato invece l’impianto di illuminazione. Nell’ottica di ottimizzare le risorse e di utilizzare questo intervento strutturale per una riqualificazione energetica del Parco archeologico, la Villa è stata dotata di una copertura fotovoltaica a basso impatto visivo sul paesaggio, ovvero alimentata al 100% con tegole romane fotovoltaiche senza celle a vista e accumulo energia con batterie al sale.
Inoltre, è stato installato un sistema di illuminazione a Led di nuova generazione che elimina il dannoso fenomeno del “blue hazard”. Si tratta della produzione di un picco elevato nello spettro del blu che, se osservato a lungo con una fonte di luce intensa, può provocare danni irreversibili alla retina. Un ulteriore intervento nella Villa dei Misteri sta riguardando il quartiere prettamente agricolo della dimora e sarà ultimato nei prossimi mesi.
Dal punto di vista archeologico, la Villa dei Misteri è una villa suburbana di epoca romana di carattere rustico-residenziale, riportata alla luce a partire dal 1909. È diventata celebre nel mondo per il grande affresco continuo che copre le tre pareti del triclinio.
Si tratta di una delle meglio conservate opere pittoriche dell’antichità e raffigura un “rito misterico”, cioè riservato ai devoti del culto, in questo caso dionisiaco. La scena è legata a Dioniso che appare sulla parete centrale insieme alla sua sposa Arianna.
Sulle pareti laterali, figure femminili, fauni, menadi e figure alate sono impegnate in diverse attività rituali. Oltre alla danza e al consumo del vino, espressioni dell’estasi dionisiaca, si vede la flagellazione rituale di una fanciulla appoggiata sulle ginocchia di una donna seduta.
Anche gli altri ambienti conservano splendidi esempi di decorazione parietale di Secondo Stile, cioè con raffigurazioni di architetture. Nel tablino sono invece visibili miniature di ispirazione egiziana.
La villa, come detto, comprende anche un quartiere agricolo, destinato alla produzione del vino con un torchio ligneo ricostruito. Il complesso, risale al II secolo a.C., ma ricevette la sua forma attuale negli anni 80-70 a.C., periodo al quale risale anche il fregio “dei misteri”.
Sul tema del rapporto della città di Pompei fuori le mura sono in corso ulteriori studi in collaborazione con l’università “Federico II”, Dipartimento di Architettura e Scuola specializzazione in beni architettonici e del paesaggio, diretta da Renata Picone, per indagare e sviluppare il legame tra i siti del territorio.
Tali studi sono inquadrati nell’ambito di una convenzione di ricerca stipulata nel 2021 “Pompei fuori le mura. La città antica, le necropoli, gli ingressi moderni, la Buffer Zone e il rapporto tra i siti minori”, tra il Parco archeologico di Pompei e la “Federico II”, con il coinvolgimento di diversi dipartimenti della facoltà per i vari aspetti di competenza.