L’antropologa Valeria Amoretti descrive sui social il suo lavoro a Pompei
POMPEI. «Pur trattando con gli scheletri, che vengono identificati con la morte, riesco ad arrivare a quella che era una vita». L’antropologa fisica, dottoressa Valeria Amoretti, ha così sintetizzato il suo contributo professionale all’attività del Parco Archeologico di Pompei, a partire dal 2018.
Ha rilasciato presso il cantiere di manutenzione e restauro dei Casti Amanti una videointervista a studenti del liceo artistico “Giorgio De Chirico” di Torre Annunziata, in cui ha raccontato la sua attività nello studiare, preservare e divulgare la bellezza del patrimonio archeologico pompeiano.
Amoretti è impegnata negli Scavi di Pompei direttamente come antropologa fisica e, nello stesso tempo, nella direzione del Laboratorio di ricerche applicate che ricompone e analizza (col contributo scientifico esterno) i ritrovamenti archeologici di natura organica.
«L’unico modo di conoscere l’identità antica è di confrontarsi con i propri resti» spiega Amoretti, che collabora con altri colleghi di altre competenze scientifiche allo studio degli scheletri delle vittime dell’eruzione del 79 d.C. Si tratta, in genere, di avviare indagini interdisciplinari complesse, allo scopo di capire la causa diretta della morte di fuggiaschi e, in via indiretta, di ricostruire le varie fasi temporali dell’eruzione pliniana.
Lo studio degli scheletri e dei calchi (che sono le ricostruzioni di profili materiali di vittime dell’eruzione, ricavate dalle impronte, rilasciate con la decomposizione dei corpi, nella cinerite) assume un rilievo scientifico eccezionale a Pompei. Solo in quel contesto, infatti, è possibile leggere, attraverso il linguaggio del corpo, le conseguenze della tragedia naturale con l’opportunità di ricostruire, attraverso analisi di laboratorio, interessanti notizie di storia personale.
Di resti umani nella sola Pompei ne sono stati trovati migliaia, da soli o in gruppi. Portano perennemente sul volto espressioni di terrore e il dolore di una vita bruciata, sospesa nel tempo. Altrove l’archeologia rinviene esclusivamente resti ricomposti in monumenti funerari, corredati di oggetti personali e/o simbolici.
La scoperta recente che ha più emozionato la Amoretti (che ha confessato di essere più interessata alle piccole cose che alle statue o gli affreschi famosi) è stata quella del Termopolio sito nella Regio V.
Il Termopolio (banco di vendita di cibi e bevande calde) di un quartiere di Pompei, scavato recentemente nel corso del Grande Progetto Pompei, è stato rinvenuto in uno spazio ancora inesplorato. La funzionaria, preposta alle indagini sui materiali organici, si è commossa nel ritrovamento di alcune fave, intuendo il loro utilizzo per la gradevolezza del vino.
«Mi sono commossa immaginando il senso di quella scoperta» ha dichiarato la Amoretti, confessando di essere presa, durante il suo lavoro, da attimi di profonda empatia con presenze ancora palpitanti dalle tracce evidenti della loro vita sospesa.