“L’altra Pompei”: la mostra che racconta la vita dei ceti umili

POMPEI. Sarà inaugurata il 15 dicembre 2023 la mostra “L’altra Pompei: vite comuni all’ombra del Vesuvio”, allestita nella Palestra Grande dell’area archeologica di Pompei.

Intanto, nel Parco è possibile vedere una piccola anticipazione. Si tratta della ricostruzione di una branda, un letto della tipologia più semplice nota, trovata nella villa extraurbana di Civita Giuliana, nella cosiddetta “stanza degli schiavi”.

Il letto, facilmente smontabile in quanto composto da assi in legno e da una rete di cordini è stato ricostruito con la tecnica dei calchi (vuoti nella cinerite lasciati da legno e tessuto vengono riempiti di gesso).

La branda è esposta, fino all’inaugurazione della mostra, sotto la scala (conservata come traccia nel muro) di una bottega su via dell’Abbondanza (Regio I, insula 6, civico 12), a fianco della casa del Larario di Achille, dove si ipotizza fosse collocata un’officina ferraia con retrobottega e ambienti abitativi al primo piano.

«Quello che vediamo – ha spiegato il direttore del Parco archeologico di Pompei e curatore della mostra, Gabriel Zuchtriegel – rispecchia le condizioni di vita dell’80% delle persone che vivevano a Pompei. Mentre le case ad atrio che siamo abituati a considerare caratteristiche dell’architettura domestica romana, in realtà rappresentano una piccola minoranza».

«La mostra – ha proseguito il direttore – vuole raccontare questa “altra Pompei”: la città dei ceti medio e basso, degli artigiani, dei negozianti, delle prostitute, dei liberti e degli schiavi. La gente comune che è rimasta nell’ombra dei grandi eventi della storia, ma la cui vita a Pompei può essere ricostruita in maniera unica».

«Quest’anno, la brandina, sotto la scala di una bottega pompeiana, è la nostra versione del presepe natalizio, di cui Papa Francesco dice che deve parlare alla vita: lo spazio degli “ultimi”, dove la vita non è scontata, ma un regalo prezioso» ha concluso Zuchtriegel.

«Il letto – ha sottolineato la co-curatrice della mostra, Silvia Bertesago – è parte di una stanza di soli 16 metri quadrati, in cui vivevano probabilmente tre servi. La copia dell’intero contesto, ricreata grazie ai calchi, così come la riproduzione di altri due ambienti della Casa del Larario, costituiranno il fulcro della mostra».

«Questi ambienti – ha detto inoltre Bertesago – sono stati teatro di vite reali, vite di persone comuni, vere protagoniste del percorso espositivo. In esso, attraverso 7 sezioni e circa 300 reperti, si seguirà idealmente il corso dell’esistenza di coloro che appartenevano alla fascia sociale medio-bassa, partendo dalla nascita fino alla morte e attraversandone vari aspetti».

«Grazie ad un sistema ideato per l’app My Pompeii – ha concluso la co-curatrice dell’esposizione – il visitatore potrà inoltre sorteggiare la propria identità antica, comprendendo quanto fosse normale e facile essere una delle tante persone comuni che abitavano uno spazio anonimo, che potrà poi essere fisicamente raggiunto seguendo le indicazioni fornite dall’applicazione stessa». La copia è stata realizzata grazie a una scansione digitale, stampante 3D, tecnica Fdm con materiale Pla di ottima qualità e rifinita a mano.

Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *