Progetto Hub a Pompei, l’opposizione denuncia: «Consiglio comunale umiliato»
POMPEI. L’iniziativa della maggioranza a Pompei di eludere il confronto politico sta assumendo toni allarmanti, anche a causa della mancanza di trasparenza e di consultazione popolare. Una cosa è il dialogo social, utile se motivato da un utilizzo con spirito di servizio. Al contrario, risulta controproducente il diversivo strumentale, che produce, prima o poi, il rigetto e la reazione di denuncia di “furto dell’agibilità democratica” da parte dell’opposizione.
La progettazione riguardante l’Hub ferroviario di Pompei fra Rfi Napoli-Salerno e Circumvesuviana Napoli-Sorrento, assistito dal miglioramento della viabilità per agevolare il transito diretto agli Scavi di Pompei è arrivata nella fase esecutiva senza il coinvolgimento degli organismi comunali di garanzia e senza coinvolgere il ceto sociale (associazioni professionali, sindacati e forze politiche, ecc.).
Il popolo pompeiano, distolto dall’effimero, è stato inconsapevolmente coinvolto in una progressiva trasformazione urbanistica calata dall’alto e tollerata passivamente (o così sembra) dalla direzione municipale.
È mancata la partecipazione popolare alle scelte riguardanti qualità e costi dei servizi, utilizzo del suolo e degrado delle periferie. La trasformazione urbanistica è avanzata nell’anonimato gestionale (considerato che a decidere sono state aziende ferroviarie) fuori dalle più elementari regole di comunicazione e trasparenza.
«Le prerogative del Consiglio comunale e dei Consiglieri sono state fortemente lese, al punto che può parlarsi di messa in discussione dell’agibilità democratica e del corretto funzionamento delle istituzioni pompeiane, considerando che si è giunti alla definitiva approvazione, evitando accuratamente il coinvolgimento del Consiglio comunale e delle commissioni consiliari» tuona un documento politico di opposizione.
Di Casola e Robetti hanno argomentato, una volta in più, che in campagna elettorale la coalizione di maggioranza aveva la stessa opinione della minoranza, perché sul progetto Hub dichiarava: «non è in linea con gli interessi della Città».
Successivamente la maggioranza da un lato, a parole, ha condiviso la posizione di quanti protestavano sull’iniziativa ma nei fatti non ha avviato alcuna iniziativa concreta per impedire la realizzazione di un’opera urbanistica che aveva dichiarato, a scopi elettorali, di considerare inutile.
Per essere più precisi, è stata presa, a riguardo, una sola deliberazione della giunta comunale (la numero 164 del 7 settembre 2021), con la quale è stato deliberato, «con spreco inutile di soldi dei pompeiani» fanno notare Di Casola e Robetti, la somma di 40mila euro, per dare mandato al dirigente del VI Settore di incaricare un professionista esterno «con profilo di alta specializzazione» a supporto all’attività tecnico-amministrativa in conferenza dei servizi alla base dell’appalto dei lavori.
Secondo i due interroganti «il Consiglio comunale è stato umiliato». Quello che è peggio «sarebbe venuta a mancare ogni regola di partecipazione democratica», mentre solo una minoranza di pompeiani si è resa conto del cambiamento che è stato deciso.
Per farla breve, per l’Hub è partito il progetto esecutivo di una variante urbanistica sul versante occidentale di Pompei, conseguente alla conferenza dei servizi approvata con decreto del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti (protocollo 20486 del 26 novembre 2021) che dovrebbe aver registrato a suo tempo la partecipazione (attiva o passiva) del Comune di Pompei.
Il dibattito politico ha già registrato in passato la forte avversità dell’opposizione rimasta in campo (il documento porta solo 2 firme, quella di Di Casola e di Robetti). Ora si temono, a regime, problemi di traffico, di viabilità e conseguenti ricadute sul versante economico. Per questo sarebbero stati presentati diversi ricorsi al Tar Campania.
In conclusione i quesiti (formali) rivolti al sindaco di Pompei dai due interroganti sono i seguenti: che posizione ha assunto il Comune di Pompei, e in particolare se e quali richieste ha formulato in sede di conferenza dei servizi; quali provvedimenti ha nel caso adottato, e se vi è stata una presa d’atto del progetto approvato e della connessa variante urbanistica (per la quale non si trova traccia agli atti consiliari).
E infine: se e quali azioni l’amministrazione comunale intende intraprendere per la tutela delle attività economiche incise dal progetto, e dei lavoratori che vedranno svanire il posto di lavoro.