Pompei, consiglio comunale con baruffa e battibecchi
POMPEI. Dopo una prima fase di molta (forse eccessiva) moderazione, il consiglio comunale di oggi (11 dicembre 2023) ha registrato una baruffa scattata perché il presidente del consiglio ha vietato ad un giornalista stabiese di riprendere il dibattito con il cellulare.
Sono seguiti pochi minuti di calma apparente. All’improvviso, nel corso del dibattito, per la seconda volta, si sono sentite voci fragorose, seguite da veri e propri battibecchi. Questa seconda volta i protagonisti sono stati Salvatore Caccuri di Italia Viva e Domenico Di Casola del Partito Democratico.
È difficile in una sola volta fare il resoconto di entrambe le questioni, che hanno un’origine lontana nel tempo ed oggi sono esplose improvvisamente, nel corso dello stesso consiglio comunale, per il semplice motivo che in casi del genere è letteralmente impossibile sanare i vecchi contrasti con iniziative di mediazione.
Per fare una breve cronaca bisogna in primis registrare che nel consiglio comunale di oggi era presente una numerosa delegazione di vigili urbani. È vero che ne sono stati assunti, a Pompei, parecchi di nuovi agenti, ma ci sarebbe da chiedersi se è stato il cattivo tempo o quale altro grave motivo a richiamarli nell’assise di oggi.
Per farla breve abbiamo notato il comandante Petrocelli, il suo vice, un tenente e 5 vigili, tra i quali uno in borghese, che ha registrato le diverse fasi della baruffa intraprese con vari contraddittori da un cronista di una testata stabiese, il quale ha contestato il divieto del presidente del consiglio di registrare il dibattito.
Nella discussione il giornalista ha incontrato diversi altri interlocutori (il comandante Petrocelli e lo stesso sindaco). Successivamente gli agenti di polizia municipale lo hanno identificato e in diversi di loro lo hanno letteralmente accompagnato fuori.
Alla base di tutto c’è un’antica vertenza che investe trasparenza e comunicazione nella gestione amministrativa di Pompei. Abbiamo già numerose volte scritto sull’argomento e rimandiamo i lettori alla lettura degli articoli precedenti, limitandoci a riferire che la questione è arrivata al traguardo dell’esasperazione che coinvolge l’opposizione, parte della stampa (chiaramente senza “l’amico del giaguaro”) e parte della società civile.
La novità della giornata ha riguardato la materia dello scontro tra Caccuri (maggioranza) e Di Casola (opposizione). Il primo dei due politici è passato in maggioranza in uno dei successivi rimpasti di una compagine politica, che una volta lievita e la successiva decresce.
Per farla breve, Caccuri ha accusato il collega di aver tentato (senza successo) anche lui un’operazione di trasformismo simile alla sua, senza incontrare successo. Sono seguiti scontri personali diretti, ma la cosa che impensierisce è che non è stato chiarito, nello scambio di battute, quale base politica avesse l’operazione andata in fumo, rimasta oscura nei contenuti.
I due ex colleghi di cordata se le sono dette di tutti i colori, con attacchi alternati a valutazioni personali poche lusinghiere ed ai limiti della querela. Ha chiarito (si fa per dire) la materia dello scontro verbale Carmine Lo Sapio, con grande tranquillità e pacatezza, specificando che in una fase critica della vita amministrativa aveva cercato di formare un’amministrazione di “solidarietà democratica locale” tra maggioranza e opposizione.
Operazione che a quanto pare non è andata in porto. A questo punto lasciateci 3 quesiti conclusivi: quale era la criticità amministrativa che si doveva affrontare con una così vasta coalizione? In cosa consisteva lo scambio politico rivelato solo oggi?
Perché entrambe le parti, contrapposte in sede elettorale, non hanno ritenuto opportuno (né prima né dopo l’inciucio) informare la loro base di sostenitori? Ci auguriamo di tornare sull’argomento al più presto, con notizie di maggiore chiarezza. Foto: immagine di repetorio.