I racconti aggreganti di Rosanna Sannino: una nuova tradizione è nata a Pompei
POMPEI. Superare i formalismi dei social per riscoprire l’autenticità dei valori umani non è difficile. Basta rigenerare il valore dei sentimenti autentici che sono alla base dei rapporti umani.
In tale direzione può risultare interessante riferire di una consuetudine pompeiana che si avvia a costituire una simpatica tradizione, attualmente a cadenza annuale in prossimità delle festività natalizie, che si tiene presso il ristorantino “Ninì in centro”.
Parliamo della professoressa Rosanna Sannino, insegnante della scuola pubblica, dalle elementari al liceo, e mamma di seconda generazione, che da alcuni anni ha dato piglio ad una passione di scrittrice che, come lei stessa ha confessato, coltivava fin dall’infanzia.
La nostra attinge a piene mani, e non ne ha mai fatto mistero, alla memoria autobiografica della sua singolare famiglia, che si è formata tra vicissitudini che hanno avuto luogo in due continenti diversi.
L’appetito viene mangiando: dopo un primo romanzo è stato pubblicato un secondo. Successivamente racconti e poesie. La nostra autrice pompeiana (ma di origine strianese) ha proseguito nel coltivare il suo talento e, quello che vogliamo raccontare, ne ha fatto a poco a poco fulcro di un’iniziativa sociale che proprio recentemente (presso “Ninì in centro”) ha registrato l’ultima replica.
La nostra autrice, per farla breve, superando ogni barriera, ama periodicamente chiamare a raccolta le amiche del cuore, colleghe e recenti conoscenti, con cui ha subito simpatizzato, per leggere i suoi racconti e commentarli insieme.
Si tratta, alla fine, di aggiornare i tratti della vita inserendoli nel contesto della cronaca locale e generale del Paese e del mondo, partendo dal solco dei tratti di vita personale e familiare che mette abilmente su carta con piglio deciso, non mancando di chiedere alle amiche successivamente: «E voi cosa ne pensate?».
È un tratto di relazione umana, probabilmente minimale, ma autentico nel suo valore. Tant’è vero che dura, rilasciando i tratti di una nuova tradizione locale che si innesta su una preesistente, conferendo una base di condivisione sociale diretta al suo racconto che, in conclusione, ha bisogno non solo d’inchiostro ma anche di sguardi e di risposte.