Inaugurata la mostra “L’altra Pompei”, che parla della vita dei ceti popolari più umili
POMPEI. “In una notte oscura/con ansie, dal mio amor tutta infiammata/oh, sorte fortunata!/uscii, né fui notata/stando la mia casa al sonno abbandonata/Al buio e più sicura/per la segreta scala, travestita”. I versi del carmelitano scalzo castigliano, San Giovanni della Croce, sono stati recitati da studenti del liceo “Pascal” di Pompei, all’inaugurazione della mostra “L’altra Pompei” nella Palestra Grande dell’area archeologica.
Quei versi interpretano felicemente la spiritualità dei ceti popolari più umili. Erano probabilmente gli stessi sentimenti di spiritualità religiosa che provava buona parte del ceto popolare dell’antica Pompei. L’immagine di Pompei che ha influenzato arte e stili di vita occidentale per due secoli e oltre non riflette le modalità esistenziali della parte prevalente della sua popolazione (intorno ai 25mila abitanti).
Oltre l’80% dei pompeiani (schiavi, liberti e ceti popolari) che formava il ceto produttivo e servile locale era quello che muoveva l’economia ma che non figurava negli avvenimenti storici della città. Ora il Parco Archeologico ha inteso per la prima volta, con la mostra mirata “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio”, porre in primo piano la Pompei silenziosa delle fonti antiche.
Con questo criterio sono stati messi in vetrina oggetti e segni distintivi di vita quotidiana della classe sociale sofferente di Pompei eppure determinante nell’emancipazione civile. “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” in programma dal 15 dicembre 2023 al 15 dicembre 2024 nella Palestra Grande degli Scavi si articola in 7 sezioni ed espone circa 300 reperti e 3 installazioni multimediali.
Il percorso espositivo consente di seguire idealmente il corso dell’esistenza di coloro che appartenevano alla parte di popolazione non baciata dalla dea bendata. Essa, salvo qualche rara eccezione, restava nelle stesse condizioni di vita disagiata dalla nascita fino alla morte. La mostra intende approfondire senso e valore delle attività quotidiane, come l’alimentazione, i rapporti personali, i costumi e gli svaghi, ma anche il rapporto con il mondo esterno, con la paura della morte e con la fede religiosa.