“Sub Tutela Dei”, a Pompei la mostra dedicata al giudice Livatino: «Un esempio per i giovani»
POMPEI. “Sub Tutela Dei” è il motto che apriva le pagine del diario del giudice Rosario Livatino, dichiarato Beato tre anni fa. La medesima formula è il titolo della mostra documentaria inaugurata oggi (sabato 3 febbraio) presso il Museo Temporaneo d’Impresa di Pompei.
Vi sono esposte immagini e un filmato oltre ad una reliquia del Beato Livatino (la camicia insanguinata che indossava il giorno dell’assassinio, foto in alto). La mostra resterà aperta fino al 10 febbraio 2024. Il Museo è sito al piano terra di Palazzo De Fusco, nella piazza Bartolo Longo del centro mariano.
Faranno da guide gli allievi del liceo “Pascal”. L’iniziativa ha un valore culturale, civile e religioso. Si rivolge principalmente alla generazione giovanile locale, con l’intenzione d’indicare un percorso di vita esemplare in questo periodo di grandi cambiamenti, in cui resta ineluttabile il fondamento dell’eroicità esistenziale.
Il polo liceale “Ernesto Pascal” di Pompei, la Pastorale Giovanile del Santuario, il Comune di Pompei e Libera contro le mafie sono stati gli organizzatori dell’iniziativa, moderata nella sua presentazione da don Ivan Licinio, responsabile della Pastorale Giovanile di Pompei.
I mafiosi chiamavano “Santocchio” l’incorruttibile “giudice ragazzino”. Hanno finito col loro efferato omicidio a renderlo Santo, perché il suo estremo sacrificio civile ha consacrato anche sul piano religioso la sua coerenza morale di uomo di legge.
A raccontare la sua personalità di siciliano dalla profonda umanità e senso superiore della legge è stato il dottore Domenico Airoma, vice presidente del centro studi “Rosario Livatino” e procuratore della Repubblica di Avellino. Prima di lui la giovane Camilla Palmieri, referente pompeiana di Libera, ha commentato l’importanza della memoria per la formazione giovanile.
Partendo da questo argomento, Airoma ha esordito citando testimonianza, vocazione e speranza nel racconto del profilo umano di Livatino, esemplare nel racconto dei colleghi magistrati del Tribunale di Agrigento e dei concittadini e familiari che l’hanno conosciuto e apprezzato nel paese di Canicattì.
“Spero che il signore mi assista negli anni che mi restano da vivere” diceva frequentemente Rosario Livatino, presagendo la sua fine prematura, dovuta alla pericolosità del suo incarico pubblico di contrasto della criminalità organizzata del territorio. «“La chiamata o la si segue o la si tradisce” ripeteva spesso lui – ha commentato il procuratore Airoma – in quanto consapevole che la santità è scandalo per la giustizia perché è di più».
«In conclusione – ha detto ancora Airoma – dall’esempio di un giovane meridionale, che potrebbe diventare il patrono dei magistrati, parte l’invito ai ragazzi di Pompei di scrivere la loro vita con l’inchiostro rosso, anche perché le cose cambiano col tempo, come dimostrato dal pellegrinaggio della reliquia di Livatino».
Prima di Airoma l’inaugurazione della mostra aveva registrato i saluti del sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio, l’intervento introduttivo dell’arcivescovo Tommaso Caputo e quello di Filomena Zamboli, dirigente del liceo “Ernesto Pascal” di Pompei.