Pompei, Procura e Parco archeologico illustrano l’azione di contrasto ai tombaroli
POMPEI. Il 23 febbraio è stata la prima volta di un press briefing in diretta dal Parco archeologico di Pompei. All’ordine del giorno una conferenza di cultura e legalità del procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso e del direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel.
Era necessario mobilitare l’opinione pubblica riguardo l’annosa vertenza internazionale sulla restituzione da parte del Museo di Minneapolis della pregiata statua del doriforo (secondo gli esperti la più bella copia romana dell’originale greco) sottratta clandestinamente al territorio stabiese. Si tratta di un’iniziativa giudiziaria che, come ha spiegato appassionatamente Fragliasso, costituisce una priorità importante per la procura oplontina.
L’aggiornamento delle iniziative in collaborazione tra Procura di Torre Annunziata e Parco archeologico di Pompei è diventata una civile consuetudine vesuviana, avviata per contrastare l’attività clandestina dei tombaroli che a Civita Giuliana (contrada di Pompei) avevano saccheggiato il sottosuolo di molti reperti archeologici di una villa antica, parzialmente esplorata negli anni precedenti.
La collaborazione tra i due enti dello Stato si è consolidata nella lotta all’abusivismo nell’area archeologica, dove nel fondo a monte di Villa dei Misteri, dove era stata edificata un’abitazione abusiva, è stato portato alla luce un pezzo del suo muro perimetrale a nord. Sull’altro lato della strada sono stati intercettati resti di due muri e un criptoportico. In tutta l’area sono stati trovati segni di scavi clandestini su cui la Procura sta indagando.
Un ristorante abusivo occupava spazi interni di Villa dei Misteri, caratterizzata da uno straordinario ciclo di affreschi con riti dionisiaci. Ora il Parco archeologico di Pompei è diventato proprietario del fondo su cui operava il ristorante perché ha convenuto, col tribunale di Torre Annunziata, di anticipare la somma necessaria per il suo abbattimento.
Allo stesso tempo è stato concluso il primo lotto di un intervento di restauro di Villa dei Misteri che ha previsto l’illuminazione degli affreschi e il montaggio di tegole fotovoltaiche per produrre energia elettrica senza creare impatto visivo.
La direzione del Parco ha chiesto alla Fondazione Banco di Napoli di sponsorizzare l’iniziativa di ricerca nell’area liberata dall’abusivismo edile, a completamento dell’opera avviata da Amedeo Maiuri, che portò la villa alla luce 20 anni dopo i primi scavi privati (anni 1909-1910). Si tratta, in sostanza, di allestire un nuovo cantiere di scavo a nord di Villa dei Misteri dove, pare, sorgesse un altro edificio.
Durante la conferenza Zuchtriegel ha letto la lettera autografa di Maiuri tesa ad ottenere un contributo finanziario, che fu elargito dal Banco di Napoli, concludendo: «Vi sono oggi le stesse problematiche di un secolo fa». Allora il contributo del Banco di Napoli per completare lo scavo di Villa dei Misteri rappresentò il primo esempio di Art Bonus.
Le indagini nel sito di Civita Giuliana sono attualmente concentrate nel settore nord-orientale del quartiere servile della villa, dove lo scavo sta portando alla luce nuovi corpi di fabbrica della grande villa indagata sin dal 2017. Le indagini in corso, alle spalle del quartiere rustico, sul lato rivolto verso il Vesuvio, hanno portato alla luce un cortile-corridoio, limitato a ovest da un altro fabbricato con un piano superiore.
Esso è coperto da un tetto ad unica falda pendente verso sud. Presenta una fronte esterna intonacata, dotata di un grande portale e sormontata da una sorta di “timpano” a rilievo. Davanti all’ingresso, impresse nel battuto terroso del cortile antistante, sono visibili tracce di carraie dirette a nord, coincidente con una probabile rampa di accesso all’ambiente, prevista alla base del grande portale.
Sullo stesso cortile davanti al portale dell’ambiente a nord, si apre una porta dal quartiere servile e una dal fabbricato ovest. Le indagini condotte dentro l’ambiente settentrionale con portale hanno svelato al di sotto del rivestimento in laterizi e coppi e delle tracce lasciate dall’ordito in travi del tetto.
Lo svuotamento dei cunicoli dei tombaroli rintracciati consente di comprendere meglio dinamiche e modalità del loro intervento, fondato sostanzialmente su una rete di percorsi scavata nel banco cineritico dell’eruzione vesuviana su più registri lungo le pareti perimetrali dell’edificio.
Il ritrovamento, all’interno delle gallerie, di puntellature in tubi, giunti e tavole lignee garantiscono la sicurezza del passaggio e il raccordo verticale tra i vari livelli di camminamento in prossimità delle superficie parietali, sulle quali gli scarsi avanzi d’intonaci scampati al trafugamento ricordano la raffinatezza di un apparato pittorico di IV stile.