Disfunzioni dell’apparato digerente: i test rivelatori
POMPEI. Le disfunzioni dell’apparato digerente sono sempre più diffuse. Spesso possono essere correlate ad un’alimentazione non corretta oppure ad uno stile di vita poco salutare. In altri casi, invece, rappresentano la spia di vere e proprie malattie a carico dell’apparato digerente e quindi non vanno sottovalutate. Per fortuna esistono dei test semplici e non invasivi che si rivelano utili ed affidabili nella risoluzione di problemi del sistema digestivo (e non solo).
Tra questi ci sono i test dell’elastasi, della calprotectina e per la disbiosi intestinale. Ne parliamo con il dottor Raffaele Luigi Matrone, biologo, titolare del laboratorio di analisi Matrone di Pompei che spiega le caratteristiche dei vari esami. «Si tratta – spiega – di test non invasivi e molto affidabili, che in pochissimo tempo possono aiutarci a capire l’origine delle disfunzioni intestinali». I test saranno offerti a prezzo agevolato per tutta la primavera 2024.
Partiamo dal test dell’elastasi pancreatica. La concentrazione di elastasi si misura con un test immunoenzimatico su un campione di feci. Conoscere la concentrazione di questo enzima nelle feci è importante per valutare la funzionalità del pancreas.
L’elastasi pancreatica è infatti un indicatore della capacità del pancreas di produrre enzimi digestivi. Valori bassi, quindi, possono suggerire una disfunzione pancreatica. Anche la diarrea cronica può essere causata da una varietà di fattori, tra cui problemi pancreatici: in questo caso, la misurazione dell’elastasi pancreatica aiuta a verificare il coinvolgimento del pancreas. L’elastasi pancreatica è coinvolta anche nella digestione dei grassi: un basso livello può indicare malassorbimento di grassi e altri nutrienti.
Il test della calprotectina è importante per riconoscere la causa di disfunzioni digestive. Questa proteina, infatti, ha un’attività antimicrobica e permette di contrastare lo sviluppo di funghi e batteri all’interno dell’organismo. Pertanto in caso di infiammazione o di infezione a livello gastrointestinale la calprotectina si accumula in concentrazioni elevate nelle feci. Il test quantitativo si effettua su un campione fecale ed è consigliabile eseguirlo in caso di sangue nelle feci, diarrea e crampi addominali persistenti, febbre associata ai crampi addominali.
Tramite la quantificazione di due sostanze (lo scatolo e l’indicano) in un campione di urine, invece, si può individuare la disbiosi intestinale. Si tratta di uno squilibrio nella composizione del microbiota intestinale, cioè la comunità di batteri che vive nel tratto gastrointestinale umano. In condizioni normali, il microbiota svolge ruoli importanti nella digestione, nell’assorbimento di nutrienti, nel sistema immunitario e persino nella regolazione dell’umore.
Tuttavia, quando si verifica una disbiosi, ciò significa che ci sono cambiamenti nella composizione e/o nell’attività di questi batteri che possono portare a problemi di salute. I sintomi della disbiosi intestinale possono variare da persona a persona e possono includere gonfiore addominale, diarrea o stitichezza, sensibilità alimentare, affaticamento, ansia e depressione. Il test fornisce indicazioni utili per individuare la disbiosi. Fonte foto: Freepik.
Laboratorio di Analisi Matrone
Pompei – Viale Mazzini 83
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