Tutti i segreti della tecnica di ripresa utilizzata a Pompei per Alberto Angela
POMPEI. Quando in tv c’è di mezzo il binomio “Pompei” e “Alberto Angela” il successo è assicurato. E così è stato anche questa volta, che su Rai1 è andato in onda lo speciale “Meraviglie” dal titolo “Pompei, le ultime scoperte”. Rassicuriamo subito chi se lo fosse perso che il programma è visibile su Rai Play a questo indirizzo: https://www.raiplay.it/programmi/pompeilenuovescoperte.
Al di là delle bellezze (nuove e meno nuove) di Pompei mostrate al grande pubblico, lo speciale “Pompei, le ultime scoperte” ha segnato un punto di svolta nelle tecniche di regia della televisione. Interamente girato nel sito di Pompei, all’interno dei nuovi cantieri di scavo, lo Speciale di “Meraviglie” ha infatti utilizzato una tecnica di ripresa unica: un unico piano sequenza, lungo oltre due ore, che attraversa l’area archeologica di Pompei seguendo Alberto Angela nella sua esplorazione senza alcuno stacco né interruzione.
A spiegare dettagliatamente in cosa consiste questa tecnica è lo stesso conduttore tv e divulgatore scientifico: «Vi sarete resi conto che tutto il programma è stato realizzato con una particolare tecnica di ripresa. Si tratta, come si dice in gergo, di un unico piano sequenza lungo però oltre due ore». «Abbiamo cioè attraversato il parco archeologico di Pompei per quasi 3 km con un’unica telecamera che ha ripreso in tempo reale tutto ciò che succedeva» ha poi aggiunto Angela.
Una scelta non di poco conto, che ha richiesto un’organizzazione del lavoro minuziosa da parte della produzione ed un’attenzione scrupolosa da parte di tutte le persone coinvolte. Da parte della troupe, certo, ma anche delle persone che di volta in volta si sono alternate al fianco di Alberto Angela per spiegare le bellezze mostrate: dal direttore Gabriel Zuchtriegel agli archeologi e fino ai restauratori.
«Questo significa – ha quindi spiegato Angela – che non abbiamo potuto fare alcun taglio oppure staccare su un’altra telecamera. È un po’ come se la telecamera fosse stata i vostri occhi lungo tutto il racconto questo per darvi la sensazione di essere con noi in questa avvincente esplorazione».
Tutto facile allora? Non è stato proprio così. «Questa ripresa apparentemente semplice – ha detto Angela – ci ha posto di fronte a sfide tecniche molto complesse. Innanzitutto nessuno doveva sbagliare e per questo abbiamo provato più volte il percorso e le riprese prima di giungere al giorno della ripresa vera e propria perché la ripresa fosse fluida»
E ancora: «In ogni spostamento abbiamo usato una telecamera digitale con un sistema di stabilizzazione che è sorretto da un corpetto indossato dall’operatore. Voi non lo vedevate, ma lungo il percorso si sono alternati tre operatori di ripresa e a turno si passavano la telecamera per mostrarvi gli scavi di Pompei anche da un punto di vista più alto».
Alberto Angela svela poi alcuni segreti del dietro le quinte: «In tre momenti lungo il percorso la telecamera passava dal corpetto dell’operatore a una gru dotata di piastre elettromagnetiche a sgancio rapido, senza mai perdere lo sguardo su ciò che stava succedendo. È come se vi fosse alzati in aria fino a 8 metri di altezza per avere un punto di vista più ampio».
Utilizzati anche dei veicoli per gli spostamenti nell’area archeologica: «Per riprendermi anche durante gli spostamenti in auto – rivela il divulgatore scientifico – la troupe ha utilizzato un veicolo elettrico che mi ha anticipato lungo il percorso senza mai fermarsi o interrompere la ripresa».
Altra sfida è stata quella sul piano fonico: «Perché la mia voce e quella di tutti gli intervistati e arrivasse sempre chiara anche in questa ripresa itinerante abbiamo usato un sistema molto sofisticato di microfoni collegati a trasmettitori e ricevitori»..
Alla fine, però, è andato tutto liscio: «Il regista e alcuni tecnici coinvolti mi hanno seguito passo passo, ma dovevano essere pochissimi per non entrare nell’inquadratura, oltre naturalmente a tutti quelli che lungo il percorso hanno fatto in modo che tutta la macchina funzionasse»
A loro il ringraziamento di Angela: «Autori, produzione e tecnici per un totale di più di 50 persone che si nascondevano lungo il percorso. Insomma hanno suonato insieme come un’orchestra senza mai perdere una nota ed è stata un’esperienza emozionale che certamente ricorderemo a lungo».
Spettacolare, hanno realizzato qualcosa che fino a ieri era impossibile. Un piano sequenza di 133 minuti di quel livello, in un percorso difficilissimo, fatto di luoghi complicati è davvero impossibile. Ci sono riusciti, livello altissimo