Pompei: dinamiche turistiche, vivibilità residenziale e il dialogo che non c’è
POMPEI. I social dovrebbero essere uno dei tanti strumenti di comunicazione dei politici del sistema, utili per condividere opinioni e progetti. Al contrario, essi, per la maggioranza di loro, si stanno trasformando in espediente per saltare il cerchio di solitudine politica entro cui hanno trovato riparo.
È un atteggiamento che nasce dal timore del confronto, dal pericolo dei “trabocchetti” e/o dalla consapevolezza che le argomentazioni critiche non incontrano più interesse come una volta? Fatto sta che oramai la maggior parte dei personaggi pubblici registrano discorsi autocelebrativi che non prevedono scomode interlocuzioni.
Il primo cittadino di Pompei, Carmine Lo Sapio non si sottrae a quella che è una regola di comunicazione. Un esempio è dato dall’abilità con cui è riuscito a convincere i suoi ad adottare per il 2024 un bilancio di previsione “step by step”. Trovata geniale, che lo ha liberato da noie programmatiche e relative verifiche da parte degli alleati, modificabile volta per volta che si mettono in campo iniziative e/o progetti spot.
Riguardo all’ultimo discorso programmatico pubblicato sulla pagina Facebook del Comune di Pompei è evidente l’abilità con cui il Nostro ha glissato la polemica delle mamme a proposito del progetto di riduzione del verde nei lavori pubblici di ristrutturazione di piazza Bartolo Longo, replicando di aver messo il verde sui pannelli perimetrali dell’area di cantiere.
Altro argomento molto seguito dal ceto popolare riguarda la ristrutturazione del cimitero. Il progetto sui nuovi loculi è stato sbloccato dopo 15 anni di attese, intanto molte famiglie erano state costrette a deporre i resti del caro estinto in nicchie “di fortuna”. Al suo esordio in campagna elettorale aveva promesso che avrebbe pensato prima ai morti, successivamente ai vivi. Una volta eletto sindaco ha dato priorità ad iniziative di altra portata.
L’argomento centrale dell’attuale iniziativa amministrativa è incentrata sull’organizzazione di eventi, concerti e spettacoli teatrali di grande richiamo (si è riservato la delega del comparto) per lanciare Pompei come star city internazionale.
Sarebbe stato prioritario, in questo caso, rivedere l’urbanistica locale, arretrata e fortemente condizionata da un dilagante ed incontrastato abusivismo, mentre la Regione Campania col progetto Eav ha privato la popolazione locale del diritto sacrosanto di deciderne il profilo. Parimenti opererà Rfi sul versante occidentale di Pompei se passa il ricorso al Consiglio di Stato sul Progetto Hub.
Non si parla più nelle periodiche conversazioni indette dal “Sindaco by social” dell’acquisto dell’edificio ex Sacro Cuore. Invece è partito l’annuncio di rilanciare il termalismo della Fonte salutare. Una serie di coincidenze ha prodotto per Pompei uno straordinario boom turistico che il Comune ha ritenuto opportuno accompagnare con una serie di iniziative promozionali (alcune di successo, altre meno).
Manca invece (considerato che è stato ripianato l’organico dei vigili urbani) una seria programmazione urbanistica e dell’ordine pubblico, come nel capoluogo partenopeo. Le conseguenze negative dei flussi turistici senza controllo comportano riflessi negativi sulla qualità di vita dei residenti.
Bisognava provvedere per tempo. L’effetto è che ora aumentano le lamentele di quanti subiscono le conseguenze dell’andamento disordinato di un fenomeno che non tiene conto (se non interviene la pubblica amministrazione) di sacrosanti interessi della popolazione residente, senza contare che l’economia di Pompei non è fatta esclusivamente di commercio ma è caratterizzata anche dai settori primari (come l’agricoltura) che bisognerebbe tutelare e mettere in rete con l’accoglienza ricettiva e turistica.
Prima, a Pompei, a lamentarsi erano solo gli abitanti delle periferie, attualmente in centro si sta anche peggio perché è stato poco alla volta eliminato lo spazio minimo vitale (senza parlare del verde) mentre i servizi, quando ci sono, non sono all’altezza.
La risposta che arriva è che del business turistico trae vantaggio l’economia locale. È un argomento che ha una base di ragionamento concreto ma che non viene approfondito nel complesso delle conseguenze che comporta. Difatti si autoalimenta coi suoi profitti e beneficia di interventi del sostegno pubblico (alimentato dal bilancio comunale) senza propagare benefici sul territorio.
Basta esaminare i conti della fiscalità locale nel trade-off costi-benefici per comprendere che la comunità dei residenti pompeiani, che già riceve regolarmente servizi scadenti, paga un prezzo elevato ricevendo in cambio maggiori disagi. Nel dettaglio: i turisti pagano un ticket per i servizi locali con l’imposta di soggiorno. L’incasso complessivo viene però utilizzato anche per iniziative promozionali del settore e per eventi riservati ad una platea dal target elevato.
Si tratta di eventi (per esempio i concerti estivi negli Scavi) che sono improponibili alla maggioranza dei pompeiani a causa del prezzo elevato dei biglietti, che non prevedono riduzioni per i residenti. La popolazione residente da una parte subisce l’onere dei servizi locali (ambiente, trasporti, ordine pubblico) peraltro inadeguati e insufficienti, mentre sul versante opposto non ritrae benefici (dai soldi che arrivano) ma solo i sacrifici (dovuti al raddoppio di popolazione).
È sotto gli occhi di tutti l’aumento della delinquenza e delle liti per futili motivi, mentre lievitano progressivamente gli affitti delle abitazioni private, trasformate in bed and breakfast. Inoltre bisogna considerare le molestie dei rumori notturni della movida e la musica fuori controllo di tanti localini.
Mentre molti si chiedono quali privilegi vengono assicurati ai contribuenti che pagano tasse salate a fronte della scadente qualità dei servizi, altri fanno notare che se non si provvede ad un assetto di migliore accoglienza turistica i flussi di visitatori più esigenti (ma anche più ricchi) si dirigeranno verso mete più accoglienti, nonostante i concerti ad alto richiamo.
Ora se il sindaco Lo Sapio sugli argomenti esaminati avesse dialogato con interlocutori professionali, politici o sociali, coinvolgendo i sindacati, gli ordini professionali o direttamente gli stessi pompeiani, organizzati in comitati di quartiere sul dibattito gestionale di Pompei, qualche osservazione creativa e civile sarebbe sicuramente arrivata, aprendo un ventaglio di opportunità inesplorate.