Pompei: nella villa suburbana di Civita Giuliana emerge il tempietto delle fatiche di Ercole
POMPEI. Le indagini in corso presso la Procura della Repubblica di Torre Annunziata hanno indotto i ricercatori del Parco Archeologico di Pompei a concentrare le ricerche lungo la via Civita Giuliana. È così emerso un ambiente a cerniera tra il quartiere residenziale e il quartiere servile della cosiddetta “Villa Imperiali”, sita nell’area a Nord dell’Antica Pompei che fu scoperta agli inizi del ‘900.
Recentemente, in base ad un protocollo d’intesa siglato tra magistratura oplontina e il Parco, a partire dal 2017, sono state avviate, a più riprese, campagne di scavo per contrastarne il saccheggio sistematico. L’iniziativa ha prodotto nuove conoscenze e rinvenimenti eccezionali
Le ultime indagini che hanno riguardato un’area della Villa tra il suo settore residenziale a nord e il quartiere servile a sud, con lo scopo di riscontrare evidenze concrete a riscontro di recenti informazioni recuperate dall’inchiesta della procura oplontina, hanno portato alla scoperta di un sacello.
Si tratta di uno stanzino dedicato al culto religioso. Sotto la strada sono venute alla luce anche pavimentazioni appartenenti al piano superiore del quartiere servile, oltre al sacello rettangolare dotato di volta ad incannucciata. Il rinvenimento sembrerebbe confermare le notizie appurate nelle investigazioni giudiziarie relativamente all’esistenza di un “tempietto” affrescato con le 12 fatiche di Ercole totalmente asportato dai tombaroli.
Si tratta di un ambiente coperto, con un tetto spiovente a falda unica e fronte esterna, intonacata e dipinta di bianco, con un grande portale. È sormontata da una sorta di “timpano” a rilievo. Davanti al portale, una rampa con tracce di ruote fa pensare al transito di un carro cerimoniale.
L’ambiente è caratterizzato da una pittura parietale in IV stile: il ciclo decorativo presentava una sequenza su sfondo rosso di dodici pannelli a drappo giallo. Al centro della parete di fondo, due pannelli che inquadravano un podio in muratura, probabilmente a sostegno di una statua. Poco distante, corre lungo le pareti una banchina continua, in muratura e rivestita di intonaco dipinto, di cui è evidente l’usura determinata dall’uso nel tempo, da parte dei partecipanti ai rituali.
Il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel commenta il suo sconcerto nel rilevare la spregiudicatezza degli scavatori clandestini che hanno spogliato quasi tutte le pareti e l’interno del luogo di culto della villa.
«Fa male, anche perché ci sono pochissimi confronti per questo genere di ambienti» ha commentato. Al tempo stesso si è potuto constatare che: «Lo Stato c’è, insieme alla Procura della Repubblica e ai Carabinieri, il Ministero della Cultura sta recuperando un complesso di grandissima importanza».
«Si tratta – ha aggiunto – di uno scavo di tutela attiva e direi anche di giustizia, dopo anni di saccheggiamento di un monumento archeologico di notevole importanza. Ora gli scavi proseguiranno con espropri, abbattimento di edifici espropriati per il recupero del patrimonio archeologico e fruizione pubblica della villa che sarà un gioiello della Grande Pompei».
«Ringrazio il ministro Gennaro Sangiuliano per il sostegno finanziario di nuovi scavi a Pompei che ci consentono la prosecuzione delle indagini a Civita Giuliana, oltre al procuratore Nunzio Fragliasso e l’amministrazione comunale nella persona del sindaco Carmine Lo Sapio, perché gli scavi sotto la strada moderna che hanno portato alla scoperta del sacello e della stanza del carpentiere, sono stati possibili grazie a una fattiva e quotidiana collaborazione tra enti che a Pompei sta portando a grandi risultati» ha concluso Zuchtriegel.
Fondamentale per il prosieguo delle attività sul territorio sarà la progettazione un sistema ampio di accessibilità e fruizione, che metta in connessione questo sito nella rete della Grande Pompei che prevede la collaborazione con la “Federico II” e con il ReParch, Master Universitario di II livello in Restauro e Progetto per l’Archeologia.
Negli anni sono stati diversi gli elementi di grande interesse archeologico rinvenuti nella Villa di Civita Giuliana. Gli ambienti indagati finora sono quelli dell’ampio quartiere produttivo e servile con una stalla e con i resti di equidi bardati che hanno reso possibile la realizzazione del primo calco di cavallo.
È stato rinvenuto un carro cerimoniale a quattro ruote con raffinate decorazioni in bronzo e argento, interpretato come pilentum, cioè un veicolo usato nel mondo romano dalle élite per cerimonie come gli sposalizi. È stata individuata la cosiddetta stanza degli schiavi, ambiente servile che offre uno spaccato della realtà quotidiana degli schiavi che vivevano nella villa; una seconda stanza dello stesso tipo, di cui è stato possibile eseguire il calco di buona parte degli arredi.
Di recente è stata trovata un’altra stanza con gli attrezzi di un carpentiere con letto, attrezzi di lavoro e un probabile telaio di un altro letto smontato. E inoltre: ceste, una lunga corda, pezzi di legno e una sega con lama. Sull’altro lato della strada è stato indagato il settore residenziale con affaccio panoramico sul Golfo, dove sono emersi ambienti eleganti articolati intorno a un peristilio delimitato su due lati da un portico e il terzo lato da un criptoportico. Nei pressi, due scheletri di fuggiaschi di cui è stato possibile eseguire il calco.