Edipo re: a Pompei una tragedia mitica animata da un giallo psicologico

POMPEI. Edipo re di Sofocle nella regia di Andrea De Rosa (andato in scena al Teatro Grande di Pompei) è una tragedia greca raccontata con la tecnica di un giallo psicologico che mette a confronto conoscenza e ineluttabilità della sorte umana. A che serve la ricerca della verità se tutto procede secondo il capriccio degli dei? Meglio la cecità piuttosto che una luce buona esclusivamente a rivelarci una realtà che non riusciamo a dominare.

Pervenuto al trono di Tebe per l’innata dote di chiarire il senso profondo delle parole che gli aveva fatto sconfiggere la Sfinge, che assillava i tebani con i suoi quesiti, Edipo viene costretto dalla necessità di salvare i sudditi dalla peste. Avvia un’indagine inconsueta perché si rivolge immediatamente all’esame del suo passato, rivelando il significato nascosto del suo percorso esistenziale che si conclude nella tragedia.

“Non dite mai di un uomo che è felice fino a quando non arriverà il suo ultimo giorno” Commenta il coro man mano che il dio obliquo Apollo induce Edipo ad avviare un’indagine che lo porterà in passaggi progressivi a far luce sulla sua colpevolezza per l’uccisione del suo predecessore (e padre) Laio che la sua cecità interiore lo induceva ad ignorare.

Tebe è martoriata dalla peste e il popolo chiede a Edipo di salvarlo come aveva già fatto quando lo aveva liberato dai quiz i della Sfinge, illuminando il significato dell’enigma che aveva presentato dando luce alle singole parole. Ora Edipo si è posto il compito di risolvere un’inchiesta per salvare la vita ai tebani: chi ha ucciso Laio, il vecchio re di Tebe? Quell’omicidio ha causato l’ira di Apollo. La risposta arriva dall’Olimpo. Due parole: “sei tu”. Ma Edipo è incapace di accettare l’assurda verità.

In questo caso gli manca la luce necessaria per scorgere la verità, perciò si rifugia tra le braccia della moglie-madre Jocasta (una magnifica Frédérique Loliée, interprete meravigliosa di un personaggio fondamentale). Sarà la voce di Apollo, regista di testimonianze rivelatorie da parte di suoi emissari inconsapevoli, a divulgare volta per volta i particolari della vicenda di sangue ed incesto che rivelano che il colpevole della causa del contagio è il re che ha assassinato il padre Laio, rivale di trono e di letto coniugale.

Apollo, dopo aver predetto in un oracolo il suo tragico destino, ora che i tempi si sono compiuti ha scagliato le sue frecce avvelenate su Tebe dopo aver illuminato una verità da lui stesso predetta. Ora è chiaro che Edipo è l’assassino e, di conseguenza, la causa del contagio virale. La luce che è servita a scoprire la verità è anche causa del suo infausto destino.

La regia di Andrea De Rosa ha lasciato l’originalità del testo e le sequenze della tragedia di Sofocle. La modernità si nota soprattutto nella scenotecnica che ha contribuito a dare agli spettatori la sensazione di orrore generata dalla pestilenza (è troppo vicino il Covid per non intuirne la suggestione). La suggestiva tecnica di scena ha evidenziato il profilo spettrale dei personaggi. Il testo, rielaborato da Fabrizio Finisi, ha assunto tempi e dialoghi incalzanti propri di un thriller. Foto: Ivan Nocera.

Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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