Pompei, scoperta la tomba di Numerio Agrestino: rivela la rete del potere ai tempi dell’Impero
POMPEI. Durante i lavori per la realizzazione della nuova sede della biblioteca del Parco Archeologico di Pompei nell’edificio di San Paolino, è stata rinvenuta una tomba la cui iscrizione offre informazioni importanti e inedite su un personaggio di spicco dell’alta società romana del tempo.
Si tratta di Numerio Agrestino, che al termine di una brillante carriera militare, optò per il buen retiro a Pompei e cioè nella cittadina campana, già famosa per la bellezza del paesaggio e le vedute sul Golfo di Napoli, che attirava anche personaggi come Cicerone e Agrippa.
Lo scavo per la realizzazione di una intercapedine, utile a risolvere problemi di umidità all’edificio di San Paolino a Pompei, ha toccato le due estremità della tomba, a forma di semicerchio e riconducibile a una tipologia ben nota a Pompei.
Si tratta delle cosiddette tombe “a schola”, che consistono in una panchina emiciclica, in tufo, decorata alle estremità con zampe di leone. Da lì la decisione dei responsabili del Parco di ampliare lo scavo e di musealizzare, nei pressi della nuova biblioteca, un monumento funerario peculiare, che può essere datato al regno dell’imperatore Augusto (27 a.C.-14 d.C.).
L’iscrizione sullo schienale della panchina ha rivelato chi fosse il defunto, riservando più di una sorpresa agli addetti ai lavori: N(umerio) AGRESTINO N(umerii) F(ilio) EQUITIO PULCHRO TRIB(uno) MIL(itum) PRAEF(ecto)AUTRYGON(um) PRAEF(ecto) FABR(um) II D(uum) V(iro) I(ure) D(icundo) ITER(um) LOCUS. L’iscrizione continua in lettere più piccole posizionate al di sotto, al centro dello schienale: SEPULTURAE DATUS D(ecreto) D(ecurionum).
L’interpretazione dell’iscrizione è: “A Numerius Agrestinus, figlio di Numerius, Equitius Pulcher, tribuno militare, prefetto degli Autrygoni, prefetto del genio militare, Duumvir per la giurisdizione (ovvero detentore della magistratura più alta nella città di Pompei) per due volte, il luogo della sepoltura (fu) dato su decreto del consiglio della città”.
Alla lettura e interpretazione dell’iscrizione hanno contribuito Maria Chiara Scappaticcio, professore ordinario di lingua e letteratura latina all’università “Federico II” di Napoli e Alberto Dalla Rosa, professore ordinario di Storia Romana all’Université Bordeaux Montaigne.
Un primo dato sorprendente consiste nel fatto che lo stesso personaggio è noto da un’altra iscrizione funeraria della necropoli di Porta Nocera. Qui sua moglie, Veia Barchilla, aveva realizzato un monumento a forma cilindrica per sé stessa e per il marito. Solo successivamente il consiglio dei decurioni avrebbe poi decretato di onorare Numerio Agrestino con un monumento su suolo pubblico.
Un secondo elemento nuovo consiste nella carica di “praefectus Autrygonum”. Gli Autrygoni o Autorigoni erano un popolo delle regioni settentrionali della Penisola Iberica, dove Augusto tra il 29 e il 19 a.C. fu impegnato nelle “guerre cantabriche”, con l’obiettivo di completare l’occupazione della Spagna, Hispania in latino. Si tratta di una carica finora non attestata e che aiuta, a livello storico, a comprendere meglio l’organizzazione del potere romano in una fase di transizione verso il modello imperiale.
«Vediamo emergere qui – ha spiegato il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – la rete del potere che collegava le élite dell’impero, ai cui membri chiedeva l’impegno nelle aree di conflitto, con la promessa di ricompense economiche ma, soprattutto, di prestigio sociale nella comunità di residenza».
«Aver ricoperto per ben due volte la magistratura più alta di Pompei, il duumvirato, ed essere stato onorato con un monumento funerario su suolo pubblico sono espressioni di riconoscimento e lealtà verso qualcuno che si era letteralmente battuto in prima linea per la causa dell’Impero. La scoperta inattesa di questo monumento – ha concluso Zuchtriegel – è l’ennesimo esempio di come a Pompei la tutela, la ricerca e la valorizzazione siano strettamente intrecciate tra di loro».
«Con questo ritrovamento – ha commentato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano – il sito di Pompei si conferma un luogo di primaria importanza per ampliare la nostra conoscenza e comprendere al meglio la società dell’epoca. Per questo motivo ho fortemente voluto che nell’ultima Legge di Bilancio ci fossero risorse per una campagna di scavo nazionale per ampliare gli scavi in diversi parchi archeologici».
»A Pompei, in particolare, in questo momento – ha aggiunto – ci sono diversi cantieri come mai era accaduto nei decenni scorsi. Mi piace ricordare, a questo proposito, gli scavi di Civita Giuliana che ho visitato di recente, area strappata all’attività illegale dei tombaroli e recuperata grazie a un accordo tra il Parco archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata».
«Pompei sempre di più – ha concluso Sangiuliano – si può considerare come un modello di gestione e conservazione del patrimonio culturale italiano, certificato anche dalla Commissaria europea per la Coesione e le Riforme, Elisa Ferreira, che ha visitato con me il sito il 4 ottobre scorso e si è complimentata per l’utilizzo dei fondi del finanziamento “Grande Progetto Pompei”».