Reperti antichi nel cantiere Eav di via Fucci: archeologia “croce e delizia” di Pompei
POMPEI. È ricorrente che i cantieri di lavori pubblici e privati si fermino, a Pompei, a seguito di scoperte archeologiche, ognuna delle quali suscita l’orgoglio degli archeologi di professione (Zuchtriegel e compagni) ma anche di quell’universo variegato, che con gli scavi “ci mangia”. Alla fine, quanto più vengono menzionati per entusiasmanti scoperte, più la gente arriva curiosa in visita turistica per osservare le novità con i propri occhi.
Il riferimento è al cosiddetto “ceto turistico” che, sul profilo economico, si suddivide tra i servizi pubblici e il business dei privati. Si va dall’accoglienza, alla ristorazione fino al commercio di souvenir di ogni tipo, valore e dimensione. L’altra faccia della medaglia è data dall’intralcio all’iniziativa edile in corso, perché a questo essa si ferma per i tempi necessari per gli accertamenti della portata della scoperta.
Ora succede che dei “premi virtuali” della pubblicità indiretta degli scavi si appropri la categoria dei cosiddetti “imprenditori” mentre, al contrario, i costi vanno sempre ripartiti nella collettività. Ma questo è un altro problema. La questione di maggiore attualità è che gli intralci burocratici, dovuti agli allungamenti dei tempi dei lavori pubblici, comportano sempre la lievitazione di costi per la collettività.
È il caso di Pompei, dove Umberto De Gregorio, presidente dell’Eav, ha annunciato su Facebook una scoperta archeologica avvenuta nel cantiere di via Fucci a Pompei, dove è previsto un parcheggio interrato. In esso sono emersi reperti archeologici sotto forma di anfore e frammenti delle medesime.
Il cantiere appartiene al Progetto Eav che, con la scusa dell’eliminazione di passaggi a livello, procede ad una trasformazione urbanistica di cui, a rigor di logica, non ha né titolo né mandato e, riguardo alla competenza, abbiamo qualche riserva legata alla realizzazione di strade a senso unico, originariamente progettate a doppio senso di circolazione.
Sul luogo sono arrivati a verificare De Gregorio, gli esperti del Parco Archeologico e il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio. Sembrerà eccessivo ma ci viene a mente, a proposito, il recente discorso del Presidente della Repubblica sul lavoro d’interesse pubblico svolto dalla stampa. S’intendeva stigmatizzare come, anche in questo caso di provincia, la stampa sia stata esclusa dalla verifica di cantiere.
Ne consegue che essa viene costretta a commentare l’episodio della scoperta e le eventuali conseguenze sulla base del “sentito dire” che ora annuncerebbe anche la presenza di una o più tombe. Notizia, che se verificata, condizionerebbe il rispetto dei tempi di consegna del parcheggio interrato di via Fucci, che dovrebbe ospitare nel 2025 i mezzi su gomma di milioni di pellegrini che arriveranno per il Giubileo.
Il paradosso è che questa scoperta, destinata ad incentivare l’afflusso turistico di matrice archeologica, potrebbe ostacolare per contrapposti motivi burocratici e di fermo cantiere il turismo religioso del 2025, parimenti importante sia sul versante sociale che su quello economico.
Ciliegina sulla torta. Segnaliamo l’anomalia di una legge infelice (la notazione vale come assist per il ministro Gennaro Sangiuliano) che ripartisce in due Pompei, relativamente ai controlli di tutela del territorio per cui fino a via Piave è competente il Parco archeologico di Pompei, oltre, invece, la Soprintendenza Archeologica di Napoli. Ne consegue che a seguire la vicenda del ritrovamento di reperti sarà la direzione archeologica napoletana, meno inserita nel contesto territoriale.