Campi arati e una necropoli preromana emersi dagli scavi in via Fucci a Pompei
POMPEI. I lavori per la realizzazione di un parcheggio interrato in via Fucci, alle spalle della stazione ferroviaria Eav Pompei Santuario, ha portato all’individuazione di tracce dell’antica frequentazione della zona, precedente alla deduzione di Pompei a colonia romana, quindi anteriori all’89 a.C. Si tratta di una zona ubicata a circa 400 metri ad est da Porta Sarno del Parco Archeologico di Pompei. In questo punto sono state ritrovate tombe e campi arati, oltre ad altri interventi umani come un grande canale.
Probabilmente si tratta di una scoperta archeologica capace di scrivere nuovi capitoli della storia dell’ager pompeianus, ovvero del paesaggio agricolo che circondava l’antica Pompei. Il dato più interessante della è il rinvenimento di una necropoli preromana, che copre un arco cronologico che va dal III al I secolo a.C., costituita, allo stato attuale delle conoscenze, già da 35 sepolture.
Si tratta di inumazioni in semplice fossa terragna, a semicappuccina o con copertura di anfore (tutte di importazione nord-africana, alcune con bolli in lingua punica, e posizionate in alternanza collo/puntale, in numero ricorrente di 7), caratterizzate dalla presenza di pochi oggetti di corredo (unguentari e monete, essenzialmente) e da un ottimo stato di conservazione dei reperti osteologici, grazie proprio all’immersione delle sepolture nell’acqua di falda, che ha consentito di avviare una campagna di indagine pale-antropologica sui resti.
A seguito di questi eccezionali rinvenimenti, il soprintendente Mariano Nuzzo, della Soprintendenza Abap per l’area Metropolitana di Napoli (in questo caso competente per territorio) ha annunciato «la necessità di proseguire ed ampliare ulteriormente l’area di indagine per completare il quadro conoscitivo della necropoli e delineare la fisionomia del paesaggio antico che caratterizzava il suburbio orientale di Pompei, di cui ancora poco si conosce».
«Grazie all’archeologia preventiva – ha aggiunto Nuzzo – e all’azione sinergica tra Soprintendenza, Comune ed Eav, che ha consentito di condividere procedure ed obiettivi, si stanno raggiungendo risultati importanti nell’ambito della tutela e valorizzazione di un territorio di rilevanza cruciale dal punto di vista storico ed archeologico. Contiamo di condividere a breve nuovi dati dal prosieguo degli scavi».
Nell’area interessata da questo ritrovamento, come detto, si sta realizzando il parcheggio interrato che rientra nell’ambito dei lavori di “Ammodernamento della Circumvesuviana” e degli “Interventi di compatibilizzazione urbana della linea ferroviaria del Comune di Pompei”.
L’area in cui si sta realizzando l’opera, per la quale l’allora Soprintendenza di Pompei aveva espresso parere favorevole già nel 2007, riconfermato dalla Soprintendenza Speciale di Napoli e Pompei nel 2009 e nel 2010, era stata già interessata da indagini preliminari, soprattutto carotaggi geoarcheologici e trincee, in ragione del rinvenimento dei livelli del 79 d.C. a profondità superiori ai 6 metri dall’attuale piano di campagna ed immersi in falda.
Scavi recenti, a partire dalla primavera del 2023, sotto la direzione della Soprintendenza per l’Area Metropolitana di Napoli, hanno poi confermato la presenza di estesi campi arati perfettamente conservati – è questo l’altro dato interessante del ritrovamento – sotto la spessa coltre di pomici della grande eruzione vesuviana del 79 d.C.
Si tratta di un sistema di solchi e porche antiche, orientati in senso nord-sud ed impostati direttamente sui livelli protostorici, con coltivazione prevalenti ad ortaggi, che rifornivano ogni giorno i mercati pompeiani, prossimi al percorso dell’antico fiume Sarno, che doveva essere molto più vicino alla città di quanto non appaia oggi.
Sono in corso analisi dei macroresti e polliniche al fine di caratterizzare nel dettaglio il tipo di ortaggio coltivato. Le dimensioni dei resti superficiali, la tipologia di distribuzione e le dimensioni degli apparati radicali, lasciano però già ipotizzare campi coltivati a piante pluriennali di carciofi. Realizzate le opere di contenimento, grazie all’utilizzo di pompe idrovore, sono stati eseguiti saggi di controllo a circa -7.50 metri dal piano di campagna in corrispondenza dei sottoservizi funzionali all’autorimessa.
Qui è stato individuato un canale, paleoalveo di origine antropica con andamento nord-sud all’interno del quale si è raccolto materiale di natura diversa pertinente a contesti funerari probabilmente devastati: centinaia di frammenti di tegole, un grosso quantitativo di frammenti di dolia e anfore, una ventina di columelle in pietra lavica locale – divelte in antico ed accumulate nel canale già in fase antecedente all’impostazione dei campi arati romani – tegole con bolli in lingua osca, reperti lignei di notevoli dimensioni.
Si segnala il rinvenimento di una testa femminile in tufo grigio campano con tracce di colore rosso nell’acconciatura dei capelli. È probabile che il canale, caratterizzato per lo più da materiali pertinenti a contesti funerari devastati, sia da riferire al riassetto territoriale di età sillana, avvenuto dopo la deduzione coloniaria di Pompei nell’89 a.C. Le indagini sono tuttora in corso, così come le analisi archeobotaniche e paleoantropologiche.