Tregua per il G7 a Pompei nella vertenza sindacale Cobas-Parco archeologico
POMPEI. Il 16 settembre scorso le rappresentanze aziendali e territoriali dei Cobas hanno raggiunto un parziale accordo con il Parco archeologico sulla vertenza lavorativa in corso. Per questo motivo hanno sospeso lo sciopero dichiarato per il giorno 20, preferendo una proficua azione di collaborazione ad una protesta clamorosa nel corso del G7 Cultura presso gli Scavi di Pompei.
Il tavolo di concertazione tra Sindacato e rappresentanza del Ministero della Cultura prevedeva la richiesta di interventi che riguardano la sicurezza dei lavoratori e la gara per il rinnovo della concessione dei servizi museali nel Parco archeologico di Pompei.
L’accordo è stato raggiunto sul primo punto che riguarda l’eliminazione delle muffe nella biglietteria, la ricerca di un adeguato riparo degli addetti presso il varco di Porta Ercolano e l’indicazione di uno spazio aziendale idoneo per la pausa pranzo. Difatti la direzione del Parco archeologico di Pompei si è impegnata ad un sopralluogo per la verifica delle criticità denunciate con l’intervento del capo dell’ufficio tecnico.
Diversamente all’attenzione dimostrata dalla direzione del Parco riguardo la denuncia di alcune criticità presenti sui luoghi di lavoro, permane la chiusura relativamente ad un più equo trattamento economico e normativo dei dipendenti che operano nella biglietteria del Parco col contratto aziendale di Opera Laboratori Fiorentini.
A riguardo, le parti sindacali auspicano l’internalizzazione del servizio o il suo affidamento alla società in house Ales. Oppure, come terza opzione proposta, l’adozione da parte del nuovo gestore del contratto nazionale Federculture. Il confronto, quindi, nonostante la sospensione dello sciopero, prosegue e minaccia nuove vertenze n mancanza di un’equa soluzione relativamente allo status contrattuale dei dipendenti in appalto nel servizio di biglietteria.
A riguardo i Cobas stanno valutando, nei contatti diretti con i dipendenti interessati, azioni legali personali di contrasto che puntino principalmente all’abolizione dell’appalto nei siti della cultura, dove permane una ingiusta sperequazione tra chi nella cultura ci lavora e chi ci mangia.