Giovani professionisti si confrontano a Pompei su overtourism, cultura, paesaggio ed ecologia
POMPEI. Uno stage in corso presso il Parco Archeologico a cura dell’Academy of Conservation and Care for the Environment (Acce), orientato alla formazione di giovani professionisti della tutela dei paesaggi culturali dei siti Unesco di vari Paesi del mondo, offre l’opportunità per riflettere sullo stato dell’arte nel territorio una volta definito “distretto della grande bellezza”, oggigiorno “Grande Pompei”,
In entrambi i casi il riferimento riguarda un territorio caratterizzato da un paesaggio dai tratti archeologici di elevato valore culturale, che si integrano in un ambiente vesuviano in parte curato, in altra parte lasciato nel degrado. Lo stesso ragionamento riguarda l’urbanistica.
Più nello specifico il Parco Archeologico di Pompei, contornato da presenze minori per estensione, non certamente per importanza (Oplonti, Stabia, Boscoreale e Longola) siti in centri confinanti, formano un unico contesto articolato con tratti urbanistici ed ambientali in ritardo con la bonifica ambientale e la manutenzione.
La necessità d’intervenire è urgente (e di fatto esiste un programma) nella buffer zone, che disegna un’area esterna di ingresso e/o di prospettiva alle aree archeologiche. A questo punto si potrebbero considerare le iniziative avviate sul comprensorio dagli Enti che ne amministrano comparti e/o territori specifici per verificare se sono stati raggiunti traguardi soddisfacenti rispetto agli obiettivi o se ci troviamo al cospetto dell’ennesimo “bla bla bla” su tematiche fondamentali quali l’overtourism, la gestione del patrimonio, la biodiversità, l’uso del suolo e delle acque, il cambiamento climatico, ecc.
Allo stesso tempo bisognerebbe osservare che probabilmente non è stato scelto a caso il Parco archeologico di Pompei come sito ideale per avviare uno stage formativo dell’Academy, dal momento che questo ente del MiC è stato frequentemente lodato (e premiato) per l’efficacia delle strategie messe in campo con conseguenti ricadute positive sulle iniziative di tutela e valorizzazione del centro antico e del parco diffuso della “Grande Pompei” che lega il territorio vesuviano al sito archeologico.
È il risultato provvisorio di un’attività incessante e competente avviata con almeno 20 anni di anticipo. Ne siamo buoni testimoni, non fosse altro che per il dato anagrafico. Per esempio per contrastare gli affollamenti eccessivi del Parco sono stati studiati appositi percorsi alternativi, che tornavano utili specialmente in alcuni periodi dell’anno.
Del resto un centro antico di quasi 84mila mq., di 1.221 edifici e circa 13mila ambienti e che ha dato alloggio nell’antichità a circa 25 mila abitanti consente in ogni caso numerose alternative di visita ai turisti, soddisfacendo sempre i più disparati interessi e curiosità.
Progressi della stessa portata non possiamo dire di averli registrati all’esterno del monumento archeologico pompeiano, relativamente alla tutela dell’ambiente, al decoro urbano e ai servizi. Il fatto é che interventi del genere dovrebbero essere programmati per tempo, perché richiedono scelte coerenti, interventi step by step di lungo periodo e investimenti consistenti. Fattori che cozzano quasi sempre contro la proverbiale miopia del ceto politico, interessato più ai riscontri nel breve periodo e agli effimeri consensi.
L’evidente avanzare del fenomeno dell’overturism induce a questo punto a chiedere al ceto dirigente di Pompei quali provvedimenti sono stati predisposti per fronteggiare (o ridurre) il traffico eccessivo su quattro ruote. Per meglio dire, la soluzione di decongestionare il litorale a favore delle aree interne è stata annunciata ma, al momento, si tratta solo di parole.
Al contrario, manca una soluzione urgente per moderare il traffico previsto con la prossima apertura di un enorme centro commerciale, sito ad un chilometro dagli Scavi archeologici e posto all’altezza del confine occidentale di Pompei.
A regime si dovrebbe intensificare il traffico commerciale che (in mancanza di soluzioni alternative) si aggiungerà inevitabilmente a quello turistico, incolonnato lungo via Plinio tra i Comuni di Torre Annunziata e Pompei, a partire dallo snodo tra il versante vesuviano-costiero e quello originario, da e per l’area stabiese e l’agro nocerino-sarnese.