“Povera Italia”: l’Istat fotografa la povertà nel Bel Paese
ITALIA. Nel 2023, la povertà assoluta in Italia ha continuato a rappresentare una delle sfide socio-economiche più rilevanti per il Paese. Questo è quanto emerge da una recente ricerca dell’Istituto Nazionale di Statistica. Secondo i dati dell’Istat, infatti, circa 5,7 milioni di persone vivevano in condizioni di povertà assoluta, equivalenti al 9,7% della popolazione totale, una percentuale sostanzialmente stabile rispetto al 2022. Inoltre, poco più di 2,2 milioni di famiglie, pari all’8,4% delle famiglie residenti, si trovavano in questa condizione, con una distribuzione geografica e demografica che evidenzia le profonde disparità regionali e sociali.
Un primo aspetto critico è la distribuzione della povertà assoluta sul territorio italiano. Il Mezzogiorno continua a essere l’area con la più alta incidenza di famiglie in povertà assoluta (10,2%, pari a 859 mila famiglie), seguito dal Nord-ovest (8,0%) e dal Nord-est (7,9%). Il Centro del Paese, con un’incidenza del 6,7%, presenta i valori più bassi. Questi dati riflettono la persistente divisione economica tra Nord e Sud, con il Mezzogiorno che rimane la zona più colpita dal fenomeno.
Tuttavia, la percentuale di famiglie povere nel Sud è leggermente diminuita rispetto al 2022, passando dal 13,3% al 12,0%. Un ulteriore fattore che incide sulla diffusione della povertà è la dimensione demografica dei Comuni. Nei piccoli Comuni fino a 50 mila abitanti, l’incidenza della povertà assoluta è del 8,8%, mentre nei Comuni centro delle aree metropolitane è leggermente inferiore, attestandosi all’8,1%. Tuttavia, nel Mezzogiorno, la povertà è cresciuta proprio nei centri urbani più grandi, dove è passata dal 9,6% al 12,5%.
Nonostante l’aumento dell’occupazione del 2,1% nel 2023, l’inflazione ha significativamente frenato il miglioramento delle condizioni di vita per le famiglie italiane. L’inflazione, misurata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), è aumentata del 5,9%, ma l’impatto è stato ancora più pesante per le famiglie meno abbienti, con un incremento stimato del 6,5% per il quintile più povero della popolazione. Questo ha portato a una contrazione della spesa reale delle famiglie in difficoltà economica, ridottasi dell’1,5% rispetto all’anno precedente.
Le misure di sostegno come i bonus sociali per l’energia e il gas hanno contribuito a contenere l’espansione della povertà. Nel 2023, tali misure hanno ridotto l’incidenza della povertà di quattro decimi di punto percentuale, meno rispetto ai sette decimi dell’anno precedente, a causa di un ridimensionamento degli aiuti. Tuttavia, l’inflazione ha reso difficile per molte famiglie mantenere il proprio livello di vita, specialmente quelle che già vivevano in condizioni di estrema vulnerabilità.
La povertà è strettamente legata alla condizione lavorativa. Le famiglie in cui la persona di riferimento (p.r.) è un operaio o ha una posizione lavorativa simile presentano un’incidenza di povertà del 16,5%, in aumento rispetto al 14,7% del 2022. Al contrario, le famiglie con p.r. occupato in una posizione più stabile, come un imprenditore o libero professionista, mostrano tassi di povertà molto più bassi (6,8% per i lavoratori autonomi diversi dagli imprenditori).
La situazione è particolarmente grave per le famiglie in cui la p.r. è in cerca di occupazione: il 20,7% di queste famiglie vive in povertà assoluta. Questo dato riflette l’importanza del lavoro come fattore di protezione contro la povertà, ma anche la precarietà di molte occupazioni, soprattutto per i lavoratori meno qualificati.
Uno degli aspetti più allarmanti del fenomeno della povertà in Italia è la sua incidenza sui minori. Nel 2023, oltre 1,3 milioni di bambini e ragazzi vivevano in povertà assoluta, pari al 13,8% del totale dei minori residenti. Questo rappresenta il valore più alto registrato dal 2014. La povertà infantile è più diffusa nel Mezzogiorno, dove il 15,5% dei minori vive in condizioni di povertà assoluta, rispetto al 12,9% del Nord.
Le famiglie con minori in povertà assoluta sono quasi 748 mila, con un’incidenza del 12,4%. Il disagio economico aumenta con il numero di figli: per le coppie con tre o più figli minori, l’incidenza della povertà arriva al 18,8%. Le famiglie monogenitore con minori presentano un’incidenza del 14,8%, evidenziando come la condizione familiare influisca notevolmente sulla possibilità di vivere al di sopra della soglia di povertà.
Un altro dato significativo riguarda le famiglie straniere, che risultano essere tra le più colpite dalla povertà assoluta. Nel 2023, il 35,1% degli stranieri in Italia viveva in povertà assoluta, un dato oltre quattro volte superiore rispetto a quello degli italiani (7,4%).
Le famiglie composte unicamente da stranieri registrano un’incidenza di povertà del 35,1%, mentre per le famiglie con almeno uno straniero l’incidenza è del 30,4%. Questa situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, dove oltre il 35,8% delle famiglie con almeno uno straniero vive in povertà.
Per le famiglie con minori, l’incidenza di povertà per quelle composte interamente da stranieri è del 41,4%, contro l’8,2% delle famiglie di soli italiani. Anche in questo caso, la presenza di figli minori aggrava ulteriormente la condizione economica, specialmente per le famiglie straniere, che spesso incontrano maggiori difficoltà di integrazione nel mercato del lavoro.
Il possesso o meno di una casa di proprietà è un altro fattore determinante per la condizione economica delle famiglie italiane. Nel 2023, circa un milione di famiglie povere viveva in affitto, con un’incidenza di povertà assoluta del 21,6%, contro il 4,7% delle famiglie che vivono in abitazioni di proprietà.
Le famiglie in affitto risultano essere quindi molto più vulnerabili alle fluttuazioni economiche, con il Mezzogiorno che registra l’incidenza più alta (23,8%). L’affitto medio per le famiglie in povertà assoluta è di circa 371 euro mensili, una cifra che rappresenta un peso economico rilevante per chi già vive in condizioni difficili. Tra le famiglie con minori che vivono in affitto, l’incidenza di povertà sale al 31%, evidenziando una crescente vulnerabilità per i nuclei familiari più giovani.
La povertà assoluta in Italia nel 2023 si conferma una piaga diffusa e radicata, che colpisce in modo diseguale diverse aree geografiche e gruppi sociali. L’inflazione, nonostante un mercato del lavoro in crescita, ha impedito una riduzione significativa della povertà, penalizzando soprattutto le famiglie con minori, quelle numerose, e quelle straniere. Le politiche di sostegno economico, come i bonus energetici, hanno arginato l’espansione del fenomeno, ma restano insufficienti a invertire una tendenza che, senza interventi strutturali, rischia di peggiorare nei prossimi anni.