Pompei, l’opposizione chiede un consiglio comunale ad hoc su chioschi e gazebo sequestrati

POMPEI. I consiglieri comunali di minoranza di Pompei hanno indirizzato un’istanza al sindaco, Carmine Lo Sapio, e al presidente del consiglio comunale, Giuseppe La Marca, per richiedere la convocazione, nei termini di legge, di un consiglio comunale sulla ”Problematica bancarelle e chioschi, provvedimenti, procedure amministrative per la riapertura”.

L’iniziativa è supportata dall’invito esplicito al sindaco di Pompei di relazionare sull’accaduto, sui provvedimenti adottati e su quelli che intende adottare per risolvere tale annoso problema. Un modo di dire “Hai voluto la bicicletta e pedala” e richiamarlo conseguentemente alle responsabilità istituzionali, dopo aver decretato l’abbattimento delle 46 strutture commerciali abusive sequestrate dai Carabinieri il 7 ottobre.

La Magistratura ha avviato un procedimento penale articolato e complesso, difficile anche da spiegare nei minimi particolari e in relazione alla portata del disagio che ne riviene al tessuto sociale. Conseguentemente diventa indispensabile per il cronista approfondire il senso delle argomentazioni delle carte giudiziarie e intervistare i protagonisti della clamorosa vicenda e gli altri soggetti implicati a vario titolo, allo scopo valutarne le conseguenze sull’economia e i rapporti sociali. Si deve anche interpretare necessariamente l’orientamento della Chiesa e della direzione del Parco Archeologico a riguardo.

Abbiamo, quindi, ora più che mai, cercato di ascoltare le motivazioni dei diretti interessati scontrandoci contro un muro di silenzio. I diretti interessati interpellati non hanno ritenuto di rilasciare dichiarazioni sui provvedimenti subiti. La stessa considerazione vale per i personaggi del ceto sociale (politici e sindacalisti) che avrebbero potuto aver titolo (e interesse) di commentare l’intricata vicenda.

Segno che i vari “piccoli imprenditori turistici” sono rimasti isolati oppure che hanno preferito restare tali. Anche per quanto riguarda i ricorsi amministrativi contro i vari sequestri dei banchi di vendita, risulterebbe che si sono mossi separatamente nell’ingaggiare distinti professionisti della carta bollata. Segno che non hanno coltivato interessi soggettivi similari da difendere e, pertanto, intendono tutti mantenere l’autonomia di difesa.

Bisogna argomentare, rispetto all’ultimo punto, che l’orientamento di difendere le proprie ragioni in ordine sparso assicura ai gestori dei chioschi e delle bancarelle una minore forza politica nelle eventuali iniziative di coinvolgimento del tessuto sociale (formazioni politiche e sindacali). Allo stesso tempo è evidente che il riserbo potrebbe favorire eventuali iniziative di mediazione e/o richieste di appoggi autorevoli, che non sono da escludere.

Per quanto riguarda le carte legali, il testo di riferimento è quello autorevole, articolato e dettagliato a firma del gip Emanuela Cozzitorto, che ha dato il via al sequestro di chioschi e bancarelle a Pompei, elencando i soggetti destinatari dei procedimenti penali per comportamenti illegali reiterati e/o aggravati.

Va ribadito che le responsabilità dei 46 esercizi commerciali turistici pompeiani presentano modalità diverse che si possono riassumere nell’accaparramento incontrollato di un territorio di notevole interesse culturale e ambientale, sottoposto a numerosi vincoli di legge.

A rincarare la dose sulle responsabilità penali è stato precisato, nel documento giudiziario, che il reato contestato ai titolari è stato consumato sotto gli occhi di un’amministrazione comunale che, oltre a non regolamentare adeguatamente l’occupazione di suolo pubblico, avrebbe finito con l’avallare, con la sua inerzia, l’autoregolamentazione arbitraria degli esercenti, assembrati con banchi abusivi vicino agli Scavi archeologici e a lato delle gradinate della cattedrale della Madonna di Pompei.

È stato inoltre accertato che è stata adottata una rotazione temporale delle postazioni commerciali di souvenir, ricordi religiosi, giocattoli e articoli sportivi e, inoltre, distribuzione di cibo e bevande su suolo demaniale allo scopo avvicendare i tempi di occupazione di spazi commerciali più lucrosi, perché vicini all’area di transito turistico.

Potrebbe essere interessante approfondire se l’organizzazione descritta ha avuto una “mente geniale” pensante e/o una regia delle “turnazioni” praticate, allo scopo di valutare la portata e il tenore di tale (cosiddetta) autoregolamentazione interna alla categoria.

Nel documento giudiziario vengono fatte risalire le indagini della Magistratura al 2007. Nel 2008, col commissariamento governativo della Soprintendenza di Pompei, nella persona dell’ex prefetto Renato Profili, fu inserito tra gli interventi la regolamentazione degli spazi assegnati ai gazebo dotati di banchi di vendita di souvenir, conferendo un decoro adeguato allo spazio antistante con panorama del famoso sito archeologico vesuviano, patrimonio Unesco.

A noi, che abbiamo scritto in quegli anni e in quelli immediatamente precedenti note di cronaca sull’argomento, risulta un’attività costante, preesistente, di richiamo all’ordine, da parte del sovrintendente archeologo Pier Giovanni Guzzo, famoso dirigente di Governo che ha gestito per lo Stato Italiano la Pompei antica dal 1994 al 2008.

Ricordiamo di aver scritto, a suo tempo, sulla solerzia con cui il sovrintendente Guzzo adempiva regolarmente alle disposizioni di ordine pubblico emanate della sezione antiterrorismo dei Carabinieri di Napoli, con note d’indirizzo rivolte ai banchi di vendita site nell’area demaniale di sua specifica competenza.

Nel 2021 il Pm dell’attuale inchiesta ha conferito l’incarico all’ingegnere Giuseppe Ponticorvo al fine di realizzare una completa descrizione di ogni gazebo e chiosco, la consistenza di ognuno di essi, oltre alla verifica della regolarità urbanistica dei rispettivi posizionamenti rispetto ai vincoli, la regolarità degli atti di concessione comunale e la legittima occupazione di suolo pubblico.

In conclusione, ogni rapporto di concessione, occupazione di suolo pubblico e quanto ne consegue in termini di regolarità, risulta riportare anomalie persistenti e/o progressive diverse tra loro. Ne consegue il vizio di conduzione di 46 rapporti di concessione comunale di occupazione di suolo pubblico che hanno previsto specifici reati e l’apertura di un pari numero di dossier intestati ai loro titolari. Successivamente, l’ente comunale ha deliberato, da parte sua, la demolizione entro 90 giorni delle strutture commerciali abusive di via Roma, piazza Anfiteatro e piazza Esedra.

Ora, la minoranza politica del Comune di Pompei ha invitato il sindaco ad un confronto coram populo sulle responsabilità politiche e soprattutto sul dovere civile dell’amministrazione (maggioranza e opposizione) di valutare, se possibile, un’operazione, almeno parziale, di risanamento del comparto. In primis sarà necessario salvare le attività economiche a sostegno concreto di famiglie svantaggiate, operando, però, questa volta, entro i limiti di legge.

Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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