La Casa di Fedra scoperta a Pompei ispira riflessioni sui modi di abitare (anche moderni)

POMPEI. Gabriel Zuchtriegel ha adottato progressivamente, durante il suo mandato di direttore generale del Parco archeologico di Pompei, una strategia di comunicazione mediatica e culturale che rende le considerazioni derivanti dagli approfondimenti sull’archeologia pompeiana un’occasione di commento sulla vita contemporanea.

Inoltre, egli cerca di mantenere sempre vivo l’interesse dell’opinione pubblica sulle le novità del Parco, alternando gli annunci di mostre a tema con riaperture di domus, presentazioni di convegni scientifici e nuove scoperte. Preferisce generalmente regalare anteprime a “megafoni potenti” come Alberto Angela, riservando alla stampa locale le iniziative che si prestano al dialogo col territorio circostante, come quelle sull’ambiente e il paesaggio, l’implementazione dell’attività agricola e la difesa del suolo.

E ancora, promuove la valorizzazione culturale delle giovani leve e la tutela dei ceti sociali svantaggiati. Interpreta il suo ruolo di funzionario dello Stato Italiano organizzando una filiera di iniziative con positive ricadute sociali (azienda agricola didattica, educazione dei giovani, ecc.) che vanno oltre il compito di tutela e valorizzazione del vasto patrimonio archeologico di Pompei e l’annessa ricerca scientifica, proponendo spunti di riflessione che alimentano il dibattito sociale.

Rientra nell’ambito di queste considerazioni l’ultima scoperta avvenuta nel corso delle attività del cantiere dell’Insula dei Casti Amanti, sito su Via dell’Abbondanza, in pieno centro dell’antica Pompei. Si tratta di un’abitazione impreziosita da affreschi di quarto stile di buona fattura ispirati, come spesso accade, ai miti antichi.

Il contesto è minimalista perché la casa, di modeste dimensioni, manca di atrio e compluvium. È caratterizzata da un affresco all’ingresso sul mito di Ippolito e Fedra, e per questo è stata denominata provvisoriamente Casa di Fedra (nella foto in alto, il larario). Parliamo di una casa inserita in un quartiere esemplare per il decoro e la manutenzione del Parco.

Risaltano le tecniche moderne adottate nelle opere di accessibilità, dove viene agevolata la fruizione del complesso attraverso un sistema di passerelle sopraelevate e un nuovo tipo di copertura. Infine le ricerche avviate durante le opere di restauro fanno del cantiere un punto di eccellenza del Parco.

La particolarità della Casa di Fedra è di non essere dotata del tradizionale atrio che, nonostante le ridotte dimensioni della dimora, si sarebbe potuto lo stesso realizzare (anche se di dimensione ridotta) nello spazio esterno disponibile. Si intuisce, pertanto, che le esigenze (e di conseguenza, le intenzioni) erano diverse da quelle precedentemente verificate in similari domus. Questa considerazione porta gli studiosi pompeiani a concludere che probabilmente in quel periodo (79 d.C.) si stava abbandonando lo stile di vita che aveva ispirato fino ad allora l’architettura delle maggiori dimore pompeiane.

È stato osservato che lo spazio dell’atrio, con l’annesso tablino, era stato funzionale al ricevimento durante la salutatio mattutina. Un rituale che aveva avuto una funzione socio-politica di promozione dell’immagine pubblica che il pater familias metteva in atto a tutela del prestigio familiare e delle aspirazioni di ascesa sociale. Ne consegue che non si perdeva occasione nei confronti dei clientes di ostentare opulenza e trofei, oltre a ritratti di famiglia.

Quando l’atrio comincia ad essere cancellato dai progetti delle nuove case (come quella che si stava ristrutturando nel 79 d.C.) si deduce che si sta modificando lo stile di vita. Uno spazio della casa di quel genere tornerà di moda nei secoli successivi, insieme alla riscoperta dell’eleganza dei rapporti sociali all’aria aperta.

L’open air è tornata di moda recentemente, nel corso della pandemia da Covid ma, in questo caso, non per le dimore, bensì per i localini alla moda, dove specialmente i giovani sono soliti trascorre il tempo in compagnia. Si tratta del “lounge”. Vale a dire uno spazio di tempo della giornata che si trascorre nel relax, abitualmente fuori casa.

All’epoca del Covid, per non sospendere le attività di ristorazione connesse al lounge (vale a dire i tempi di socializzazione), si potenziarono gli spazi all’aperto, come i giardini di proprietà, che non favoriscono la circolazione del micidiale virus. Per questo motivo le amministrazioni locali favorirono il rilascio di licenze gratuite di suolo pubblico e la conseguente creazione di dehors.

Ora che gli spazi pubblici sono necessari alla circolazione di residenti e turisti, si dovrebbe rivedere la filosofia di rilascio di autorizzazioni pubbliche a favore della qualità di vita dei residenti, contrastando nei limiti del possibile l’overturism. Ma non è sempre facile ripristinare sistemi più a largo respiro delle concessioni pubbliche in contrasto con gli interessi degli esercenti.

Tornando alle problematiche abitative legate ai cambiamenti sociali si nota, attualmente, che nelle città e nei centri turistici si è verificato il boom dei bed & breakfast. Al contrario, scarseggiano case disponibili per le giovani coppie. Sono diminuite le convivenze e i matrimoni. Allo stesso tempo vengono apprezzate l’indipendenza e il costo più contenuto dei bed & breakfast rispetto ai soggiorni alberghieri. Si è, anche in questo caso, verificato un cambiamento dello stile di vita che si riflette sul mercato delle case da abitazione.

Mario Cardone

Mario Cardone

Ex socialista, ex bancario, ex sindacalista. Giornalista e blogger, ha una moglie, una figlia filosofa e 5 gatti. Su Facebook cura il blog "Food & Territorio di Mario Cardone".

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