Il legno che non bruciò: la nuova sezione espositiva di Ercolano
ERCOLANO. L’Antiquarium del Parco Archeologico di Ercolano accoglie (dal 10 aprile 2025) una nuova sezione espositiva permanente dedicata a una delle meraviglie più sorprendenti della conservazione archeologica: il legno carbonizzato dell’antica città romana, miracolosamente sopravvissuto all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
L’allestimento presenta una selezione eccezionale di mobili e oggetti lignei, unici al mondo per quantità, qualità e stato di conservazione. Arredi, strumenti e decorazioni che, invece di andare distrutti, si sono trasformati in tracce preziose grazie alla carbonizzazione avvenuta sotto l’effetto della colata piroclastica che seppellì Ercolano. Un paradosso della distruzione che si è rivelato un’opportunità straordinaria di studio e racconto.
Dopo l’anteprima alla Reggia di Portici, i reperti tornano ora nella loro sede originaria, con una nuova narrazione immersiva. All’interno dell’Antiquarium sono stati ricreati due ambienti tipici di una domus romana: una scelta museografica che restituisce la funzione originaria degli oggetti e avvicina il visitatore alla quotidianità di una civiltà sospesa nel tempo.
«L’esposizione dei reperti lignei rappresenta un’occasione straordinaria per raccontare la voce della città antica» ha dichiarato Massimo Osanna, direttore generale Musei e, dal 10 aprile, anche alla guida del Parco, subentrando a Francesco Sirano, il quale prosegue il suo impegno con una delega operativa. «È il frutto di una cooperazione virtuosa tra pubblico e privato, capace di coniugare rigore scientifico e accessibilità».
Il progetto, curato da Acme04, impiega soluzioni tecnologiche all’avanguardia per garantire la tutela di materiali tanto delicati: climatizzazione controllata, supporti espositivi su misura, video esplicativi e scenografie ispirate agli interni antichi. Tra i pezzi più significativi, spiccano i frammenti policromi del celebre Tetto di Telefo, una culla, un letto, armadi e persino lo scafo di un’imbarcazione ritrovata lungo l’antica spiaggia.
I manufatti provengono in gran parte dagli scavi condotti da Amedeo Maiuri negli anni Venti del Novecento, ma anche da ricerche più recenti, come quelle nella Villa dei Papiri e nella Casa del Rilievo di Telefo. Le tecniche di conservazione si sono affinate nel tempo: dai primi trattamenti a base di paraffina alle più recenti metodologie sperimentali, sviluppate con il supporto del Packard Humanities Institute, partner storico del sito.
«La fragilità di questi reperti – ha spiegato Francesco Sirano – ci impone un rispetto quasi rituale. Non sono semplici oggetti, ma testimoni di vita, frammenti di un passato che ci parla con sorprendente attualità». Ercolano si conferma un centro di eccellenza per la ricerca e la valorizzazione del patrimonio archeologico. La nuova esposizione degli arredi lignei rientra in un più ampio programma volto a mettere in luce non solo le grandi scoperte, ma anche gli aspetti più intimi della vita quotidiana degli antichi abitanti.
Il Parco continuerà a promuovere scavi, restauri e progetti di conservazione per svelare ulteriori aspetti della città. Sono in programma eventi speciali, conferenze e iniziative educative volte a coinvolgere il pubblico e ad approfondire la conoscenza del patrimonio culturale. Con questa nuova sezione, il Parco Archeologico di Ercolano rafforza il suo ruolo di riferimento nella tutela della memoria storica, offrendo uno sguardo più profondo e personale sulla civiltà romana.
L’esposizione si inserisce in un percorso più ampio, che comprende anche il Padiglione della Barca – simbolo della tragedia e della fuga – e le collezioni di ori, pitture e statue: un itinerario che racconta Ercolano non solo come sito archeologico, ma come storia viva e pulsante. Un viaggio emozionale e scientifico insieme, che trasforma ogni visita in un dialogo con la materia, la storia e la memoria.